È accaduto: anche la Silicon Valley ha il suo sindacato la cui semplice esistenza incrina la narrazione di una terra dei liberi e felici che lavorano esclusivamente per migliorare il mondo. 225 dipendenti di Google creano il gruppo e si affiliano alla sigla “Communication Workers of America”, che rappresenta gli addetti alle Tlc negli Usa e in Canada.
Al centro le rivendicazioni tipiche di ogni sindaco su compensi, molestie e sull’etica, ma con alcune novità, specchio e profezia del tempo che viviamo. Sul sito il manifesto dell’Alphabet Workers Union è chiaro: “Il nostro sindacato si impegna a proteggere i lavoratori di Alphabet, la nostra società globale e il nostro mondo. Promuoviamo la solidarietà, la democrazia e la giustizia sociale ed economica”. Particolarmente interessante la dichiarazione dei valori ove si affiancano alle statuizioni che ci si aspetterebbe da un sindacato, anche delle prese di posizione figlie della trasformazione digitale, e del tutto dirompenti come: “Tutti gli aspetti del nostro lavoro dovrebbero essere trasparenti, inclusa la libertà di rifiutarsi di lavorare su progetti che non sono in linea con i nostri valori. Dobbiamo conoscere l’impatto del nostro lavoro, che si tratti di lavoratori di Alphabet, delle nostre comunità o del mondo” (4).
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