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Delpini ai giornalisti: “Svolgete un servizio prezioso in questo momento”

22 gennaio 2021

Delpini ai giornalisti: “Svolgete un servizio prezioso in questo momento”

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Il 24 gennaio la Chiesa ricorda san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, nato a Thorens in Savoia nel 1567, morto al Lione nel 1622, dichiarato santo nel 1665, dottore della Chiesa nel 1877 e patrono di giornalisti e scrittori. Tale ricorrenza ha reso tradizionale l’appuntamento tra il vescovo e gli operatori della comunicazione per riflettere sul ruolo dei media, ripensare le prospettive della professione giornalistica, discutere sui grandi temi dell’attualità.

Quest’anno l’incontro milanese dei giornalisti con l’arcivescovo – previsto per sabato 23 gennaio – non potrà svolgersi per i noti motivi dovuti all’emergenza sanitaria. Ma monsignor Mario Delpini non ha fatto passare sotto silenzio tale circostanza e ha inviato una lettera ai direttori delle testate quotidiane nazionali presenti sul territorio della diocesi ambrosiana, chiedendo di condividere con tutti i giornalisti alcune sue riflessioni.

Ci si sarebbe atteso un incontro online, come si usa in questi mesi, ma l’arcivescovo ha espresso il desiderio di poter incontrare più in là gli operatori della comunicazione, motivandolo nell’incipit della lettera: «Ho preferito rimandare l’appuntamento perché lo intendo proprio come un incontro in presenza di persone, piuttosto che ridurlo a uno scambio di parole per un ennesimo appuntamento su piattaforma».

Nelle sue riflessioni monsignor Delpini, rivolgendosi ai giornalisti con ammirazione e gratitudine, dà atto della dedizione dimostrata in questi duri mesi «per un senso del dovere, per una concezione del lavoro come servizio di pubblica utilità, per una vivacità culturale animata dal desiderio di vedere, di comprendere, di comunicare». Sottolinea come «questo servizio alla comunicazione si è rivelato particolarmente prezioso in questi momenti in cui altre forme di esperienza sono state precluse», ed evidenzia il senso di responsabilità dimostrato nel tempo in cui «il vero capitale è l’informazione e la comunicazione».
Se è vero, ha proseguito l’arcivescovo, che «l’esperienza umana non è mai immediata e sempre ha bisogno di mediazioni: parole per essere nominata, immagini per essere vista, contagio di emozioni per essere partecipata», tocca alla comunicazione offrire «questo servizio di mediazione necessaria».

In un’ottica di rivisitazione del ruolo dei media «in questa tribolazione che sconvolge il mondo», monsignor Delpini si interroga su quale contributo ha dato al bene comune il comunicare dei media: «Quali rapporti tra le persone, quali comportamenti, quali decisioni istituzionali, quali priorità di agende politiche, sociali, religiose hanno ricevuto fattori costruttivi o fattori problematici dalla raccolta, selezione, e stile della comunicazione?».

Riprendendo i temi del “Discorso alla città” del dicembre 2020, in occasione della festa del patrono Ambrogio, l’arcivescovo ribadisce l’importanza e la necessità di un’alleanza corale per «condividere una visione che vede l’umanità come vocazione alla fraternità, riconosce nella famiglia il principio generativo della società e perciò del lavoro, della politica, della cultura, della cura per la disabilità, e riconosce nell’educazione e nella solidarietà priorità irrinunciabili». In tal senso auspica in occasione di un prossimo confronto in presenza, l’opportunità di «concordare qualche passo da compiere insieme».

Una parola di incoraggiamento e di vicinanza molto sentita per una categoria che sta spendendo le migliori energie per la ricerca della verità, l’esercizio di approfondimento e il desiderio dello studio e dell’indagine animata da passione culturale e amore per le grandi scelte, in tempi di grandi cambiamenti e di nuove prospettive.

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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