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Disabilità e diritto: verso una più efficace protezione dei maggiorenni vulnerabili nei casi internazionali

11 novembre 2022

Disabilità e diritto: verso una più efficace protezione dei maggiorenni vulnerabili nei casi internazionali

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Dal 9 all’11 novembre si sta svolgendo all’Aja, nei Paesi Bassi, un incontro internazionale dedicato alla protezione delle persone maggiorenni che non sono in grado di provvedere da sole alla cura dei propri interessi (ad esempio perché vivono dalla nascita con una disabilità intellettiva o perché sono vittime di traumi cerebrali che ne hanno compromesso le facoltà personali o perché soffrono di forme di decadimento cognitivo legate all’età). All’incontro, organizzato dalla Conferenza dell’Aja di Diritto internazionale privato, prenderanno parte le delegazioni di oltre trenta Stati e i rappresentanti di numerose organizzazioni internazionali, governative e non governative.

A guidare la delegazione italiana è stato chiamato il professor Pietro Franzina, ordinario di Diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza e direttore dell’Istituto di Studi internazionali dell’Università Cattolica.

«Le persone fragili - ha affermato il professor Franzina - hanno il diritto di ricevere il sostegno di cui hanno bisogno per determinarsi in merito alla loro persona (scegliendo se sottoporsi o meno a un trattamento medico, per esempio) e per amministrare il loro patrimonio. In Italia questo sostegno è assicurato nelle forme dell’amministrazione di sostegno, ma la natura e gli effetti delle misure prese per sostenere e proteggere gli adulti variano in modo sensibile da un Paese all’altro. Nei fatti, può essere complicato, per una persona che beneficia di misure rese in uno Stato, invocare la protezione offerta da quelle misure anche in uno Stato diverso, ad esempio nello Stato in cui possiede dei beni o quello in cui trascorre regolarmente del tempo per godere della compagnia di alcuni familiari o quello in cui intende trasferirsi definitivamente, magari per ricevere le cure di cui ha bisogno. Questo scenario è poco compatibile con la tutela dei diritti fondamentali delle persone interessate ed è spesso fonte di gravi problemi pratici per chi si prende cura di loro, dentro e fuori la famiglia».

«Senonché - prosegue il professor Franzina - esiste una convenzione internazionale, la convenzione dell’Aja del 13 gennaio 2000 sulla protezione internazionale degli adulti, che si propone di superare queste difficoltà. La convenzione è ben congegnata e ha dato nell’insieme una buona prova di sé. Presenta, però, due problemi. Da un lato, sono ancora pochi gli Stati che hanno deciso di esserne vincolati: al momento sono solo quattordici, e fra questi non vi è l’Italia (anche se la situazione potrebbe cambiare prossimamente). Dall’altro, pur prevedendo delle soluzioni efficaci e ben congegnate, l’applicazione pratica della convenzione risulta in qualche caso incerta e problematica, anche per i significativi sviluppi che hanno interessato, nel corso dei vent’anni di vita della convenzione stessa, il modo di guardare alla disabilità e l’approccio del diritto alle questioni che vi si ricollegano. Da qui l’esigenza di un incontro volto a far emergere i dubbi suscitati dalla convenzione e il miglior modo di rispondervi. Un incontro a cui contribuiscono i vari attori coinvolti: gli stessi interessati, innanzitutto, con le associazioni che lottano, per esempio, per i diritti delle persone affette da demenza; ma anche magistrati, notai e studiosi, e le istituzioni politiche responsabili di tradurre in pratica le scelte prese in questo campo. L’incontro dovrebbe costituire, per così dire, una sorta di tagliando di manutenzione della convenzione: l’obiettivo è quello di ristabilire la piena efficienza della convenzione, assicurandola per gli anni a venire, e di incoraggiare in tal modo nuovi Stati a ratificarla».

L’incontro dura tre giorni ma è stato preceduto da un lavoro preparatorio che ha impegnato un gruppo di esperti (di cui lo stesso professor Franzina ha fatto parte) per più di un anno e mezzo. All’incontro verranno presentate e discusse centinaia di pagine di studi e proposte elaborate nei mesi scorsi, al fine di essere ulteriormente rifinite e formalmente approvate.

«Sono onorato che il Ministero della Giustizia abbia pensato a me per rappresentare, in occasione dell’incontro, il punto di vista dell’Italia - aggiunge il professor Franzina. Soprattutto, però, sono felice di contribuire con questo incarico all’intensa attività cosiddetta di Terza Missione che l’Università Cattolica è impegnata a svolgere, in tutti i campi. L’Università non è solo insegnamento e ricerca: è anche dialogo con le istituzioni e la società civile, per trasformare il lavoro di studio in risultati concreti, utili al benessere delle persone e all’economia. Le strutture di ricerca nelle quali operano i giuristi dell’Ateneo – come il Dipartimento di Scienze giuridiche e lo stesso Istituto di Studi internazionali – sono da tempo sensibili a questa dimensione civile e sociale dell’attività scientifica. È gratificante vedere che questo impegno si traduce, col concorso delle istituzioni, in azioni concrete».

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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