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La guerra parallela delle “Brigate Russe”

10 giugno 2022

La guerra parallela delle “Brigate Russe”

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L’invasione dell’Ucraina non è solo una guerra tradizionale. Esiste un conflitto parallelo che la Russia combatte già da vent’anni attraverso il web e che vede l’Italia come il Paese più penetrato dalla propaganda del Cremlino.

Si è discusso di questo nell’evento che lunedì 30 maggio ha concluso il ciclo di appuntamenti AserIncontra, durante il quale è stato presentato il libro “Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker”, scritto da Marta Ottaviani e pubblicato da Ledizioni. Giornalista freelance tra i maggiori esperti italiani di Turchia, di cui ha raccontato l’ascesa politica del presidente Erdoğan, l'autrice dal 2016 si occupa attivamente anche di Russia.

Il libro «è stato scritto prima dello scoppio della guerra, quindi non è un instant book – ha sottolineato il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola in Economia e Relazioni internazionali e moderatore dell’incontro –, ma è tempestivo e ha dietro un lungo lavoro documentale».


Quella portata avanti dalla Russia è una guerra informatica che, spiega l'autrice, «consiste nell’attaccare il nemico da più punti di vista, senza che se ne accorga e senza sparare un colpo. È perpetua perché va avanti in tempo di guerra e in tempo di pace ed è impalpabile perché è difficile attribuirne la paternità. Il giro di boa è avvenuto nel 2013. Se fino a quel momento la guerra serviva solo a incrementare il consenso interno di Putin, successivamente il fenomeno si è internazionalizzato in maniera inquietante».

Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica, fa notare che è cambiato il modo con il quale immaginiamo la figura dell’hacker: «Secondo un’idea un po’ romantica coltivata dalla cinematografia, i pirati informatici erano visti come i paladini della causa del cittadino comune contro le grandi corporation o i governi. Il mito della cultura del cyberpunk si è sgretolato di fronte alle trasformazioni di internet. È come se fossimo passati dai pirati ai corsari, gli hacker agiscono come mercenari ma all’interno di una strategia di uno Stato specifico. Siamo di fronte all’integrazione della guerra informatica in un piano militare tradizionale».

Tra gli attori della guerra informatica ci sono i troll: profili, spesso anonimi, che interagiscono con altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti o fuori tema, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione fomentando varie forme d’odio e inquinando il dibattito pubblico. «Il troll getta il sasso nello stagno, non agisce da solo: va a commentare la bacheca di qualcun altro per generare un seguito. Dall’inizio di questa azione militare speciale – così come viene definita da Putin – sono diventati molto più violenti», ha precisato Ottaviani. «Proprio perché questa guerra è invisibile fa danni solo in maniera meno apparente, ma altrettanto importante. Le nuove armi non convenzionali sono gli appuntamenti internazionali, come le elezioni negli Stati Uniti del 2016 o il referendum sulla Brexit, ma anche i grandi temi d’attualità, come i vaccini contro il Covid 19 e l’immigrazione».

In questo contesto, il nostro Paese non è esente all’influenza della propaganda di Mosca. «L’Italia - spiega l’autrice - è sotto attacco in maniera evidente perché la Russia ci percepisce come un paese amico e quindi malleabile. Si è dato spazio a propagandisti di regime nei nostri talk show e raramente si è pensato di sentire la controparte. È fondamentale iniziare a padroneggiare le tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica perché c’è veramente in ballo la tenuta democratica del Paese».

Un articolo di

Fabio Pellaco

Scuola di giornalismo

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