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Mercato contadino, il digitale è un'opportunità

06 maggio 2021

Mercato contadino, il digitale è un'opportunità

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Il mercato contadino è un luogo di valore e cultura, ma con ampi margini di crescita.

Alla possibilità di implementare quest’ultima, insieme alle associazioni di categoria e al Comune di Piacenza, sta lavorando la facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un contributo, il suo, che emerge anche dalla tesi di laurea “Filiera corta 4.0: esperienze di applicazioni digitali” discussa nell’ateneo piacentino da Miriana Rovetti, che ha frequentato il corso di laurea in tecnologie alimentari.

Il focus è posto sul mercato contadino di Piacenza, che si svolge il lunedì e il venerdì in piazza Duomo e al sabato ai Giardini Merluzzo, dove sono state compiute indagini e per il quale sono state avanzate proposte. Tra queste, quella più significativa è un'ipotesi di digitalizzazione, un connubio fra la tradizione, che deve essere preservata in un mercato di quel tipo, e la capacità di adeguarsi alle esigenze del consumatore e ai tempi che si evolvono rapidamente.

«Ho in primo luogo analizzato il mercato da vicino - spiega Rovetti - partendo dal disciplinare, vale a dire dalle regole che lo informano, dopodiché sono stati intervistati 12 produttori e i consumatori sull’uso che fanno abitualmente di Internet per il loro lavoro. Si è riscontrato che fanno un uso, comunque limitato, dei social».

L’indagine è stata propedeutica alla proposta dell’università: la digitalizzazione del mercato. Sia ai produttori sia ai consumatori è stato suggerito l’uso dell’app “We Frood”, con la quale i primi possono pubblicare fotografie della loro merce, eventuali promozioni e, in aggiunta, con un sistema di notifiche ricevere la prenotazione della spesa da parte dei singoli consumatori.

«Abbiamo constatato che il mercato è un sistema ben disciplinato - dice Rovetti - che funziona e viene apprezzato, ma che può migliorare in termini di trasparenza, aspetto fondamentale per  la sostenibilità. Si può ad esempio fare di più riguardo al comunicare l’origine dei prodotti e la loro tracciabilità».

Ettore Capri, docente dell’Università Cattolica, racconta come «per due settimane sia stata compiuta una campagna pubblicitaria al mercato contadino, informando le persone della possibilità di usare l’applicazione. Abbiamo registrato molti accessi, ma anche una certa titubanza sullo strumento: i consumatori amano vedere il cibo dal vivo e gli stessi produttori hanno poco tempo per dedicarsi alla app».

«In sintesi - prosegue - la digitalizzazione è possibile, ma deve essere coadiuvata da un’informazione diffusa e da un approccio formativo». Capri si sofferma poi sul ruolo del mercato contadino. «È una forma di microeconomia essenziale per la sicurezza del territorio - dice - perché garantisce la sopravvivenza delle piccole aziende».

Fra gli aspetti da salvaguardare c’è appunto la sopravvivenza dei piccoli produttori che rende più sicuro e ordinato il paesaggio, nonché il fatto di trovarsi di fronte a frutta e verdura fresche fornite direttamente da chi le produce e, fattore non meno importante, la socializzazione che da sempre trova nei mercati uno stimolo.

Ma quale contributo può dare l’università al mercato contadino? In primo luogo Capri spiega che da soli si può poco, molto invece si può ottenere facendo squadra. «Lavorando insieme al Comune e alle associazioni di categoria presenti sul mercato contadino si possono solidificare le caratteristiche positive insite in un mercato contadino».

L’obiettivo è dunque dare ancora maggior valore al mercato, cosa che passa attraverso la certezza che i prodotti siano davvero raccolti sul territorio.  Anche sul versante della trasparenza l’applicazione "We Frood" può dire la sua, aumentando l’attività produttiva. «Non è uno strumento che sostituisce il contatto fisico tra le parti - chiarisce Capri -, ma si integra bene con la possibilità di recarsi al mercato in presenza a fare acquisti».

Un articolo di

Filippo Lezoli

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