NEWS | Ricerca

Quarta dose, i dubbi degli italiani

12 aprile 2022

Quarta dose, i dubbi degli italiani

Condividi su:

Oltre un quarto della popolazione italiana (28%) non crede che la quarta dose del vaccino contro Covid-19 sia necessaria. Non solo: il 30% non si esprime su questo tema, non ha già preso una decisione. «È preoccupante che oltre la metà degli italiani non risulti propensa a una ulteriore vaccinazione» sottolinea la professoressa Guendalina Graffigna, direttore dell’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute del campus di Cremona dell'Università Cattolica che ha elaborato questi dati nell’ambito del Monitor continuativo sul comportamento degli italiani in tempo di pandemia.

«Al momento – prosegue Graffigna – la quarta dose è riservata agli over80 ma, come le precedenti, è possibile che nel tempo venga estesa ad altre fasce della popolazione. E siccome non stiamo parlando di no vax, perché molti degli intervistati del nostro campione rappresentativo della popolazione italiana è vaccinato, questi numeri mettono in mostra un’ampia sacca di esitanza vaccinale né nostro Paese indipendente dal fatto di aver in passato aderito alla campagna che rischia di crescere nel tempo se non si sosterrà la motivazione alla vaccinazione con una campagna comunicativa adeguata. Anche perché – conclude la professoressa Graffigna – solo il 38% degli italiani ritiene che i vantaggi della dose di richiamo «booster» siano minori rispetto ai rischi. Si tratta di dati che devono far riflettere le istituzioni e i policy makers qualora si ampliasse la platea di cittadini da sottoporre al secondo booster vaccinale anti Covid-19, soprattutto in termini di comunicazione efficace».

 
Un mix pericoloso

D’altro canto, ad emergere dai dati dell’ultima rilevazione dell’EngageMinds HUB è un netto cambio di percezione della pandemia. Quasi la metà degli italiani (49%) crede che Covid-19 sia oggi meno pericoloso del passato. Per un confronto, basta osservare che a settembre 2021 la pensava così solo il 37% e a marzo 2021 il 19%.

Per controcanto, rimane elevata (43%) la percentuale di popolazione che ritiene i vaccini poco efficaci contro le varianti di Sars-Cov-2. Un mix di minor percezione del rischio e di scarsa fiducia nei vaccini pericoloso se si pensa che la vaccinazione è stata l’unico vero argine alla pandemia.

E a temere in una inefficacia dei vaccini sulle varianti sono soprattutto le donne (46%); mentre la vedono diversamente gli over60, nei quali l’area di scettici si restringe al 36%.

Anche il reddito familiare impatta sulla percezione dell’utilità dei vaccini: perché se il dato medio nazionale è al 43%, tra coloro che denunciano basse entrate economiche questa quota sale al 49%; al contrario, solo il 39% di chi gode di alto reddito pensa ai vaccini come scarsamente efficaci contro le varianti di Covid-19.

Una percentuale che si impenna al 71% nel cluster di chi manifesta mentalità cospirazionista.

Colpisce inoltre che la percentuale dei più scettici sull’efficacia dei vaccini ci siano anche coloro che hanno contratto Covid-19: qui la percentuale sale di ben 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale (54% vs 43%).

 
I favorevoli alla quarta dose? Chi si sente a rischio e chi è schierato a sinistra

Propenso alla quarta dose si dice il 61% dei cittadini. Per costoro infatti, il richiamo “booster” può tutelare la salute. Una percentuale che, non sorprende, sale al 71% tra chi si sente ad elevato rischio di contagio. Così come è abbastanza prevedibile che scenda per chi ha scarsa fiducia nella ricerca scientifica (24%), nel sistema sanitario (37%) e nelle istituzioni (51%).

Ma anche il differente orientamento politico dei cittadini del campione rappresentativo della popolazione influisce sull’atteggiamento verso la quarta dose. Se infatti la ritiene utile il 78% degli elettori di centro-sinistra, si scende al 52% tra coloro che si dichiarano di centro-destra.

Un articolo di

Redazione

Redazione

Condividi su:

La ricerca

La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute condotta dai ricercatori del centro di ricerca EngageMinds HUB (Michele Paleologo, Lavinia Schiavone Lorenzo Palamenghi, Greta Castellini, Serena Barello, Mariarosaria Savarese, Guendalina Graffigna), che rientra nelle attività del progetto CRAFT (CRemona Agri-Food Technologies) e di Ircaf (Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di oltre 6000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione: i primi 1000 casi tra fine febbraio e inizio marzo 2020 (inizio della pandemia in Italia); i secondi 1000 casi a maggio 2020; i terzi 1000 casi a settembre 2020; i quarti 1000 a novembre 2020, i quinti 1000 casi a marzo 2021, i settimi 1000 casi a febbraio 2022. I sette campioni sono perfettamente sovrapponibili. La survey è stata realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview). Sul sito www.engagemindshub.com sono reperibili i report della ricerca.

Photo by Mat Napo on Unsplash

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti