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Se questo è il mondo

29 gennaio 2021

Se questo è il mondo

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Se questo è il mondo, bisogna cambiarlo. A un anno dall’inizio della pandemia, anche se la maratona chiede ancora resistenza, lo sguardo ricorda e si allarga: dai lager di tutte le epoche, il mondo può essere sempre migliore.

Sabato 23. Non basta l’emergenza umanitaria: in Bosnia Erzegovina è in crisi anche la campagna vaccinale: struttura statale complessa, politici disattenti, nessuno sa se le fiale arriveranno mai. Problemi anche per Frontex: il tema delle migrazioni è sempre più centrale, ma non tutto è trasparente e le decisioni dei vertici destano sospetti nella Commissione Europea. L’Europa inizia a ricordare, sperando di non aver mai smesso: è la settimana della memoria e ancora bisogna inciampare per comprendere il passato. E’ ancora giovane il ricordo del primo virus, un anno fa: chi racconta vorrà ancora raccontare? Larry King lo ha fatto per decenni: Covid-19 ci farà ricordare anche lui.

Domenica 24. Yakutsk, Siberia, 50 gradi sotto lo zero: migliaia di persone, contro il gelo e le autorità, scendono in strada per Aleksey Navalny, arrestato domenica scorsa all’aeroporto di Mosca, appena rientrato dalla Germania. Intanto, Israele inizia a vaccinare gli studenti: un quarto della popolazione è già protetta, il Paese è diventato un grande laboratorio, a due mesi dalle elezioni politiche. In Cina ci sono 22 minatori intrappolati da 14 giorni a 600 metri sottoterra, dopo l’esplosione della miniera d’oro di Qixia: uno è morto, 11 sono salvi, gli altri sono minacciati dall’innalzamento dell’acqua. E i comunicatori raccontano tutto, consumando la suola delle scarpe, dove si può, e possibilmente “dove nessuno va”: dove, nel 2021, un uomo ancora muore di freddo.

Lunedì 25. E la Cina continua, nelle sue sfere di influenza: è scontro con gli Stati Uniti sull’indipendenza di Taiwan sotto l’assedio dei cacciabombardieri, mentre la Casa Bianca conferma il sostegno alla repubblica. A 5 anni dall’ultimo sms di Giulio Regeni, la verità è ancora lontana e il caso viene discusso oggi al Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea. L’Unione è impegnata anche sul clima e fiduciosa nel nuovo Presidente americano: la salute umana dipende da quella del pianeta e dal rapporto tra uomo e natura. In Italia è una settimana di politica: mercoledì si vota sulla giustizia e i numeri sono ancora insufficienti. In 48 ore potrebbe decidersi il prossimo futuro. In meno di 9 mesi i ricchi hanno recuperato tutte le perdite, i poveri impiegheranno più di 10 anni: Sars-CoV-2 non è affatto democratico.

Martedì 26. Crisi di governo in Italia: il Presidente del Consiglio si dimette nelle mani del Presidente della Repubblica. Si aprono le prime consultazioni in era pandemica: responsabilità esigenza irrinunciabile. In Olanda la polizia usa gli idranti: le proteste in molte piazza contro il nuovo coprifuoco degenerano in manifestazioni di violenza, con centinaia di arresti. In Estonia c’è una nuova Premier: Kaja Kallas, leader del partito riformista, ha 29 anni ed è la prima donna della storia dei Paesi baltici a diventare Prima Ministra. Primo tema da affrontare: “La crisi sanitaria (…) per sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’emergenza in corso”. Emergenza che non si ferma: fra virus e varianti tutto il mondo è ancora in pericolo e l’Europa, anche stavolta, rischia il “fallimento etico”: il vaccine divide si amplia ulteriormente.

Mercoledì 27. E’ il Giorno della Memoria. Da quel giorno del 1945, quando l’Armata Rossa liberò il campo di sterminio di Auschwitz, tutti celebrano la liberazione dall’orrore, sperando che il ricordo attivo possa evitare che si ripeta ancora. Ma in Bosnia, alle porte della stessa Europa, migliaia di persone sono ancora all’inferno: senza cibo né acqua, inseguiti dai cani, a meno di 15 gradi. In uno dei tanti campi profughi del mondo. Nella parte fortunata dello stesso mondo ci sono problemi politici: nascono nuove alleanze nel Parlamento italiano, con la maggioranza in cerca di nuovi sostegni. Oggi pomeriggio al via le consultazioni. Stamattina no: tutto può aspettare, in nome e nel ricordo delle vittime dell’indifferenza e dei sopravvissuti che ora possono fare una cosa sola: portare per tutti il peso del ricordo. E ricordare è stare attenti.

Giovedì 28. Frontex non collabora più con l’Ungheria: la guardia di frontiera respinge illegalmente i richiedenti asilo al confine con la Serbia, violando le leggi dell’Unione. Coronavirus continua la sua corsa: in Italia le regioni cambiano colore, a Mosca torna la normalità passata, la Francia va verso il terzo lockdown, la Norvegia chiude le frontiere. Il cattivo uso degli strumenti fa chiudere anche i Social: Tik Tok al centro della preoccupazione per video estremi, in un periodo ancor più critico per gli adolescenti. E il giorno della memoria è anche ogni giorno dopo. Ieri ce lo ha insegnato: il futuro migliore dipende da collaborazione, solidarietà e giustizia. Dalla vita individuale a quella politica, nel rispetto dei più fragili, nel buon uso di tutti i mezzi.

Venerdì 29. Nel 1940, quando cadde la Francia, Olivier Messiaen aveva trentun anni. Nel campo di concentramento a est di Dresda aveva solo della carta e una piccola matita procurate da Karl-Erich Brüll, un soldato tedesco: in condizioni impossibili compose un capolavoro, Quatuor pour la fin du temps. E la sera del 15 gennaio 1941 i musicisti, prigionieri come lui, eseguirono l’opera, sotto la pioggia, con la neve per terra, all’aperto, sentendosi “tutti fratelli”. Nei lager di tutto il mondo, quelli che ricordiamo il 27 gennaio e quelli intorno a noi, solo un pensiero coinvolge e attiva, quello di Helene Keller: se l’indifferenza non prevale, “nonostante il mondo sia pieno di sofferenza, è anche pieno della possibilità di superarla”.

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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