NEWS | Notte prima dell'esame

Iryna: «Emozione, agitazione e…un pizzico di nostalgia»

24 settembre 2024

Iryna: «Emozione, agitazione e…un pizzico di nostalgia»

Condividi su:

Un’esperienza indimenticabile, ricca di motivazione e ispirazione. Hanno rappresentato tutto questo per Iryna Barzaghi i suoi anni di studio in Università Cattolica del Sacro Cuore, dove dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione, si sta per laureare alla magistrale in Consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità. «Alla fine del vostro percorso universitario, ciò che vi definirà, che avrà valore, non sarà un numero, un voto, ma la persona che sarete diventati; grazie a quello che avrete imparato e studiato, grazie a ciò che avrete appreso attraverso gli incontri, le conoscenze e le esperienze vissute in università» afferma infatti Iryna, senza ombra di dubbio, all’indomani del suo ultimo esame.

Come ti sei sentita, raccontaci le tue emozioni e le tue sensazioni non appena terminato il tuo ultimo esame?
«Ho provato una grande gioia in quel momento, mi sono sentita più leggera e davvero sollevata per essere riuscita finalmente a passare un esame – Lingua inglese (avanzato) - che stavo tentando da diverso tempo, precisamente questa era la terza volta che provavo a ridarlo. A dire la verità, non ho realizzato subito in quel momento che avevo appena terminato di dare tutti gli esami previsti per il mio percorso di laurea magistrale; c’è voluto qualche giorno prima che ne prendessi piena consapevolezza. Quando però sono tornata a casa e ho compreso che non avevo più alcun programma di studio per le settimane successive e che il mio libretto elettronico era pieno di valutazioni allora sì, forse in quel momento, mi sono pienamente resa conto che avevo davvero concluso definitivamente il mio percorso accademico, e quella è stata una sensazione bellissima, indimenticabile, che mi ha regalato delle soddisfazioni inspiegabili».

E invece com’è stata, come hai vissuto la notte prima del tuo ultimo esame universitario?
«Come da routine, anche per quest’ultimo esame, l’agitazione era tanta, forse anche di più rispetto al solito, proprio perché ero conscia del fatto che questa sarebbe stata l’ultima volta che la mattina dopo, mi sarei svegliata e preparata per andare a sostenere un esame all’Università. Ricordo che non riuscivo ad addormentarmi, temevo che qualcosa potesse andare storto… in verità dentro di me provavo differenti stati d’animo: emozione, agitazione e anche un po’ di nostalgia nel rendermi conto che stava per concludersi un ciclo, un periodo della mia vita».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

Condividi su:


E invece il tuo primo esame in Cattolica te lo ricordi? 
«Ricordo il mio primo esame universitario come se si fosse svolto ieri, quando in realtà sono già passati sei anni da allora. Era uno scritto di Sociologia, la quantità di nozioni da studiare - se la paragonassi a quanto ho studiato in questi mesi - non erano poi così tanta, ma considerato che quella era la prima volta che affrontavo dei testi e degli appunti universitari, mi sembrava e percepivo il tutto in modo più complesso e complicato di quel che era in realtà. Ricordo perfettamente anche la mia grafia tremenda da quanto mi tremava la mano per l’agitazione!».

E se dovessi indicarmi l’esame che ti ha dato maggiori soddisfazioni o che è stato davvero interessante da preparare, quale sarebbe?
«Domanda difficile perché sono stati molti i corsi, e quindi anche i relativi esami da preparare, che mi hanno appassionata in questi anni. Gli esami che più mi hanno interessato sono stati, prevalentemente, quasi tutti quelli che avevano un'impronta psicologica. In particolare ho trovato davvero interessante da preparare “Fondamenti di Neuroscienze” con la professoressa Cinzia Di Dio. Le sue lezioni sullo studio del cervello, sui processi decisionali mi hanno aperto un mondo ancora spesso inesplorato, soprattutto in ambito didattico e formativo. L’esame che invece mi ha regalato maggiori soddisfazioni è stato sicuramente quello di “Psicologia dello sviluppo atipico e della disabilità” con la professoressa Gabriella Gilli. È stato sfidante mettersi alla prova, tra compagni di corso, all’interno di piccoli gruppi di lavoro ed è stata una gran soddisfazione conquistare all’esame un bel 30 e lode!».

E dopo l’ultimo esame ora stai lavorando alla tesi magistrale...
«Il prossimo febbraio mi laureo con una tesi magistrale intitolata "Uno sguardo oltre la crisi: approfondimenti neuropsicologici volti a migliorare la qualità della vita delle persone con epilessia", attraverso un approccio pedagogico, incentrata sull’epilessia nei bambini e negli adolescenti. Ho deciso di approfondire questa tematica per poter provare a diffondere maggiori conoscenze riguardo questa patologia in contesti sociali importanti come la scuola, dove il livello di stigma sociale, legato a quest’ultima, è ancora troppo altro. Oggi ci sono ancora infatti troppi pregiudizi che la circondano, e pochi invece risultano essere gli strumenti e le informazioni corrette da usare quando si parla di tale malattia, oltretutto non vengono mai prese in considerazione le conseguenze neuro-psicologiche che essa comporta».

Da laureanda che consiglio potresti dare alle future matricole per affrontare al meglio le sessioni d’esame e per organizzarsi con lo studio? 
«Come futura pedagogista, ma soprattutto da studentessa della Cattolica, il consiglio che mi sento di dare alle future matricole è quello di sfruttare al meglio il tempo che si ha a disposizione, per poter organizzare il proprio personale piano di studi, in base alle proprie esigenze ed aspirazioni. È importante ricordarsi che ognuno ha obiettivi, esigenze e tempi diversi; quindi, è giusto concentrarsi sul proprio cammino, senza stare a paragonarsi eccessivamente con il percorso degli altri. La bellezza dell’Università sta proprio nella possibilità di scegliere liberamente quello che sentiamo essere più giusto e consono per noi, in quel momento preciso della nostra vita».


Altri consigli per vivere pienamente gli anni universitari?
«Un altro consiglio importante che mi sento di dare alle matricole è quello di approfittarne degli anni dell’università per continuare a coltivare i propri interessi e per scoprire nuove passioni, perché la vita, oltre allo studio, è anche altro. Prendersi del tempo per sé e per i propri interessi, inoltre, non solo diminuisce stress e la tensione prima dell’esame, ma carica anche la personale autostima, influendo positivamente sul proprio rendimento universitario».

E tu che passioni hai e hai portato avanti in questi anni di studio?
«La mia più grande passione è sempre stata la musica, in tutte le sue forme e sfaccettature. Da oltre dieci anni studio canto e pianoforte. Con l’arrivo della pandemia - e la conseguente quarantena di quasi tre mesi - ho iniziato a dedicarmi anche allo studio del violino. In quello stesso periodo ricordo di aver conosciuto, per caso, sui social network il Content Creator “KiKo.Co Video Emozionali”, un gruppo di attori che realizzano video mettendo in evidenza dinamiche sociali e lanciando spunti di riflessione sui comportamenti disfunzionali, al fine di sensibilizzare i giovani ad una convivenza civile migliore, lontana dai pregiudizi, dall’indifferenza e dall’odio. Ricordo che appena vidi un loro video rimasi subito particolarmente stupita dall’originalità con cui erano riusciti a diffondere contenuti educativi che riguardavano soprattutto il mondo della disabilità e della marginalità».

«Presa dall’entusiasmo ne guardai altri, scoprendo che una delle attrici presenti in uno dei video caricati, era una conoscente di famiglia. Così decido di contattarli e - nel giro di poche settimane - sono stata invitata dal gruppo a partecipare come personaggio secondario ad uno dei loro video. Questa esperienza mi è piaciuta talmente tanto che, due anni dopo, ho deciso di scrivere una sceneggiatura per loro che avesse lo scopo di sensibilizzare sul tema della “disabilità motoria”, in particolar modo per ciò che riguarda lo stereotipo che spesso si sviluppa nei confronti delle persone con Paralisi Cerebrale Infantile (PCI), ossia il fatto che le persone con tali disabilità non potranno mai realizzarsi professionalmente perché percepite sempre anche con una disabilità intellettiva. Il copione è piaciuto e io stessa ho interpretato il ruolo della protagonista. Il video è uscito sulla pagina YouTube ufficiale di Kiko.Co lo scorso agosto, raggiungendo più di 177mila visualizzazioni in meno di un mese».

E tutto questo che legame ha con la tua vita da studentessa in Cattolica?
«Sicuramente il mio interesse per il mondo dei video e per problematiche legate all’ambito della disabilità è stato stimolato e alimentato dal fatto che nella mia università ho avuto la possibilità di partecipare a delle interessanti iniziative come “Mettiti Nei Miei Panni” – una giornata di sensibilizzazione sulle tematiche della disabilità e inclusività – ed essere coinvolta nelle riprese di alcuni video, come per esempio quello del “Welcome day” promosso dal Centro pastorale dell’Ateneo».

Dopo la laurea che cosa ti aspetta? Raccontami i tuoi programmi e i tuoi sogni...
«Nella mia carriera lavorativa non mi dispiacerebbe intraprendere un percorso come ricercatrice, perché è stato soprattutto merito dell’Università Cattolica se ho scoperto di possedere delle buone doti comunicative e nella scrittura. In attesa che questi grandi sogni si realizzino, mi piacerebbe fare alcune esperienze lavorative come educatrice e come consulente pedagogica all’interno di contesti sanitari/socio-sanitari, dove risiedono bambini con disabilità e le loro famiglie. Qualunque posizione mi riserverà il futuro sono sicura comunque che andrà bene, perché studiare in Cattolica ha rappresentato per me una bella avventura verso il sapere, ma soprattutto un’opportunità di crescita, in cui ho compreso ciò per cui sono più portata e mi appassiona, ossia aiutare chi ha bisogno».

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti