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Per un nuovo Rinascimento africano

26 luglio 2022

Per un nuovo Rinascimento africano

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Il 5 giugno 1978, all’interno della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, nasceva l’Associazione Universitaria per la Cooperazione Internazionale (AUCI), con lo scopo di contribuire alla promozione dei valori della cooperazione internazionale allo sviluppo.

Da allora la risposta è stata costante e concreta: dal lavoro di équipe medico-sanitarie in Etiopia e Somalia alla collaborazione con la Caritas in aiuto degli immigrati provenienti dal Vietnam fino ai programmi sanitari in Kenya e al conflitto nei Balcani, passando per le numerose attività di sensibilizzazione e promozione di micro-progetti auto-finanziati di supporto logistico e aiuto sanitario, l’AUCI è stata una voce e un luogo comunitario e universitario di crescita per le generazioni di studenti e volontari che non hanno mai mancato di mettere a disposizione il proprio contributo.

Oggi l’Associazione riparte, con un sito Internet rinnovato e una nuova veste grafica per il suo periodico di informazione “Ubuntu” - fondato e diretto negli scorsi decenni dal Prof. Pasquale De Sole, già docente della Facoltà di Medicina e chirurgia - del quale pubblichiamo l’editoriale di presentazione del nuovo numero on line, dal titolo “Per un Rinascimento africano”, ispirato al celebre monumento di Dakar, in Senegal.

“Ubuntu”, attualmente diretto dal professor Luca Revelli, docente di Chirurgia endocrina all’Università Cattolica, è da sempre voce di progetti e proposte di cooperazione proprio nello spirito della traduzione italiana del suo nome: «In Africa esiste un concetto noto come Ubuntu, il senso profondo dell'essere umani solo attraverso l'umanità degli altri – disse Nelson Mandela nel 2008 - Se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri».


Leggi "Ubuntu" sul sito AUCI

https://www.auci.org/2022/07/24/caschi-bianchi-2022-formazione-per-partenza/
Nella foto i caschi bianchi 2022 pronti per la partenza dopo il periodo di formazione (Foto AUCI)


Ubuntu è una parola magica. Ha significati forti e potenti: umani, sociali, politici, filosofici e religiosi. Tutti basati sulla lealtà, la benevolenza e il rispetto verso il prossimo.

In lingua bantu (il raggruppamento di idiomi più parlati in Africa: oltre 310 milioni di persone) vuol dire letteralmente: “umanità”. Ma il significato è estremamente più articolato, sofisticato e complesso.

Ubuntu sarebbe il legame che connette tutta l’umanità.

L’accezione è: io sono perché noi siamo.

Su Wikipedia e Treccani Ubuntu è un sistema operativo per computer (ambiente Linux): gratuito, di successo, open source e assolutamente immune da virus.

Ubuntu è persino il nome di un asteroide scoperto nel 2005.

Ma Ubuntu è soprattutto un concetto di “umanità verso gli altri”, “umanità interconnessa”, conosciuto nei discorsi di Nelson Mandela (Nobel per la pace 1993) e del vescovo Desmond Tutu (Nobel per la pace 1984).

È uno dei principi fondanti del Rinascimento africano.

L’Africa è da decenni “il continente del futuro” ma, da secoli, subisce discriminazioni eurocentriche che non rendono onore alla realtà del Continente nero.

Africa è: 54 nazioni indipendenti, una varietà infinita di culture, megalopoli tecnologicamente avanzate e villaggi semplici, nel cuore della tradizione più ancestrale. Un mosaico articolato che nel becero immaginario occidentale può essere ancora rappresentato dalla banalità di un preconcetto anacronistico: il bambino denutrito in braccio ad una mamma inerme, mosche e capanna di paglia. Magari un fiero indigeno con la lancia. E sullo sfondo pacchi umanitari.

Con le pagine di Ubuntu vogliamo tentare di sfatare alcune geofakes dando un modesto contributo contro alcuni pregiudizi e stereotipi che distorcono la realtà africana. Ma anche quella asiatica o sudamericana. Ma anche dell’Europa stessa.
 

Continua a leggere su "Ubuntu”

Un articolo di

Luca Revelli

Docente di Chirurgia endocrina - Facoltà di Medicina e chirurgia, Università Cattolica

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