“La tradizione è la garanzia del futuro”, diceva Gustav Mahler. È lo spirito con cui ricordare i cento anni delle scienze sociali e politiche in Università Cattolica. Una storia fatta di discepoli, diventati maestri, che passano a loro volta il testimone alle nuove generazioni. Come ben descrive il volume curato da Damiano Palano “Un ideale da molti anni coltivato" (Vita e Pensiero) per ricordare i primi 50 anni di questo magistero, gli studenti della prima ora dell’Ateneo, nel 1921 si trovarono a frequentare proprio queste discipline, anche se la facoltà vera e propria sarebbe nata molto tempo dopo. Per questo, come fa notare il rettore Franco Anelli, aprendo in aula magna a Milano la seconda parte dell’iniziativa “La facoltà di Scienze politiche e sociali: leggere la storia per guardare al futuro”, che si è tenuta il 9 giugno scorso, «ripercorrere le vicende delle scienze sociali in Cattolica non significa solo ripercorrere i cento anni dell’Università Cattolica ma anche la storia del nostro Paese».
Basta vedere alcuni dei nomi, ricordati dal professor Alberto Quadrio Curzio, preside tra il 1989 e il 2010: laureati dell’Università come Ettore Rotelli, Romano Prodi, Roberto Ruffilli, Pierangelo Schiera che divennero, con lo stesso Quadrio Curzio, i pilastri delle scienze politiche in Italia lungo l’asse che unisce Milano-Cattolica con l’Alma Mater di Bologna.
«Due facoltà che hanno dato molto alle scienze sociali in Italia» afferma l’economista che è stato preside in entrambe le città, cui fa eco l’amico Romano Prodi che, dopo la laurea in Giurisprudenza in largo Gemelli (fu uno dei primi economisti laureati in quella facoltà, prima della riforma), proprio nella Bologna degli Andreatta, Ardigò, Matteucci e Alberigo, contribuì alla definizione della facoltà che fece scuola in Italia, introducendo l’ordinamento basato su un biennio comune per tutti e un secondo biennio più focalizzato su singoli ambiti disciplinari: l’economia, la sociologia, la storia, il diritto, cui si aggiunsero in seguito gli studi internazionali.