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Dove vanno i giovani uomini

16 settembre 2025

Dove vanno i giovani uomini

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Si specchiano nella donna ma l’immagine che emerge non è più “magnificante” come quella di una volta.  Sono tempi difficili per i giovani maschi che si aspettano conferme da chi sta loro vicino, ma aimè la percezione femminile è ben diversa e non ha più senso parlare di “uomini veri”.

A dirlo è la ricerca «Nuovi modelli di mascolinità» condotta da Ipsos su un campione di 800 giovani — maschi e femmine — dai 16 e ai 24 anni, per il Centro di ricerca interuniversitario Culture di genere che raccoglie tutti gli atenei milanesi, presentata venerdì 12 settembre al Tempo delle Donne, la festa-festival promossa dal Corriere della Sera. 

Eva Sacchi, Research director Ipsos public affairs, ha tracciato con percentuali e slides alla mano un quadro dei modelli e i valori della nuova generazione. Colpiscono alcuni risultati: sembra esserci un ritorno ad archetipi passati che davamo per superati, e spesso emerge un’asimmetria rispetto a come si sentono i ragazzi e a come vengono visti dalle ragazze. Una delle domande dello studio chiedeva ai maschi di immaginare quali caratteristiche dovesse avere un uomo. Alle femmine è stato chiesto poi quanto effettivamente vedessero quegli elementi nei ragazzi. Il 49 per cento dei maschi dichiara di saper ascoltare e comprendere, ma solo l’8% delle femmine conferma di notare questa qualità nell’altro sesso. Altro disallineamento: il 43% dei ragazzi dice di prendersi cura del prossimo, solo l’8% delle ragazze è d’accordo.

I maschi vogliono essere sicuri di sé, ambiziosi e assertivi. Più delle femmine valorizzano lo sport e la tecnologia. Eppure, le nuove generazioni dimostrano di non essere ancora riuscite a scollarsi dai modelli tradizionali dei padri e dei nonni. Basta vedere le risposte alla domanda «Oggi ha senso parlare di “uomini veri”?». Il 14% dei ragazzi risponde «sicuramente sì», il 32% «probabilmente sì», il 31% «probabilmente no», il 15% «sicuramente no». La maggior parte delle ragazze pensa che no, «probabilmente» non ha più senso ragionare su questa definizione. 

Gli atteggiamenti dei maschi sono influenzati soprattutto da fattori culturali per il 61% del campione. Il modello di riferimento è più il nonno che il padre ed emerge una nostalgia del passato e quindi una svalutazione del presente.  E questo lo notiamo anche nella politica – sottolinea Marilisa D’Amico, esperta di diritto amministrativo della Statale – e ci fa capire le tendenze sociali che guardano a modelli più tradizionali, conservatori, con tendenze diverse fra maschi e femmine, quest’ultime più progressiste. 

In tema di lavoro e potere, l’uomo considera importante avere un lavoro che offra benefit per la famiglia, prendere la paternità per accudire i figli, puntare a uno stipendio alto e alla carriera. Ma tenere insieme carriera e famiglia si fa fatica, lo sanno bene le donne e questo genera spesso conflitto nella coppia. Nella gestione delle dinamiche, le ragazze vorrebbero un compagno che sa chiedere scusa e ammettere i propri errori, che sappia parlare apertamente delle proprie emozioni, aiutare nei lavori domestici senza che lei lo debba chiedere.

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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Questo rende le coppie più fragili – commenta Raffaella Iafrate che da anni studia queste dinamiche al Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia. Gli uomini pensano di avere più capacità di empatia, di ascolto, di chiedere scusa, di essere più orientati alla relazione, ma c’è una discrepanza rispetto a quello che vedono le donne, le quali hanno una visione meno idealizzante rispetto al passato. E questo incide nella loro percezione di coppia.

I numerosi dati elaborati da Ipsos, fra i quali anche il ruolo dell’IA nel riprodurre stereotipi di genere, sono stati commentati dai vari docenti delle università presenti, coordinati da Barbara Stefanelli, vice direttrice del Corriere. In apertura, la direttrice del Centro di culture di genere Marilisa D’Amico, esperta di diritto amministrativo dell’Università degli Studi, seguita da Valeria Bucchetti del Politecnico (Disegno industriale), la filosofa Francesca De Vecchi, per l’ Università Vita-Salute San Raffaele, il sociologo Mauro Ferraresi dello Iulm, la psicologa Raffaella Iafrate, delegata alle Pari opportunità della Cattolica, la sociologa Sveva Magaraggia per Università Milano-Bicocca e per la Bocconi l’avvocata Eleonora Montani.
L’incontro si è concluso con l’assegnazione del Premio di studio “Luisa Pronzato” A.A. 24-25.

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