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Giurisprudenza, cent’anni di storia con uno sguardo al futuro

29 ottobre 2024

Giurisprudenza, cent’anni di storia con uno sguardo al futuro

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Se l’evento del mattino, in occasione della presentazione del volume di Vita e Pensiero “Cent’anni di dialogo”, è stato un momento celebrativo aperto all’esterno, la tavola rotonda pomeridiana ha creato un «clima più familiare», proprio per ricordare che l’università è una «universitas» di «magistrorum et discipulorum». Lo ha affermato bene il Preside Stefano Solimano nell’introdurre l’evento che ha chiuso le celebrazioni per il compleanno della Facoltà di Giurisprudenza, festeggiato con «emozione» e altrettanta «commozione», quest’ultima manifestata con l’applauso della platea per il compianto professor Franco Anelli, «amico, collega e rettore che tanto ha fatto per il nostro Ateneo e per la nostra Facoltà».

Grazie agli interventi di alcuni docenti emeriti della Facoltà, ex studenti, e di alcuni giovani laureati, vincitori del Premio Gemelli delle ultime tre edizioni, l’incontro è stato un modo per riavvolgere il nastro dei ricordi e aprire i «cassetti della memoria personale», secondo le parole del Vice-preside Andrea Nicolussi, a partire da aneddoti legati alla città di Milano e all’adiacente basilica di Sant’Ambrogio (giurista anche lui) in un circolo virtuoso che vede interagire città, università e persone che in Facoltà hanno studiato e insegnato.

A coordinare il piacevole dibattito - promosso in collaborazione con la community #AlumniUnicatt - è stato Gaetano Presti, Presidente del Comitato per le celebrazioni del centenario della Facoltà, cui è stato affidato il compito di intervistare i relatori, tutti brillanti laureati in Giurisprudenza di diverse generazioni e provenienze geografiche.

 

 

 

Primo a prendere la parola Mario Romano, emerito di Diritto penale, che, giunto a Milano da Aosta nel 1957, ha ripercorso le motivazioni della sua scelta universitaria, gli studi e la carriera accademica nel corso della quale ha ricoperto i ruoli di direttore dell’Istituto giuridico e di pro rettore. Non è mancato da parte del professor Romano anche il racconto di qualche simpatico episodio, come l’incontro con padre Gemelli, che - ricevendo i 58 studenti che si accingevano a fare il concorso per i posti gratuiti del Collegio Augustinianum - con il piglio che lo caratterizzava, mostrò le lettere di segnalazione ricevute da «eminentissimi cardinali» ed «eccellentissimi vescovi», aggiungendo con il tono che gli era consueto e battendo il pugno sulla scrivania: «Naturalmente non ne terremo alcun conto».

Ai vividi ricordi dell’anno da matricola - «sono sempre quelli più intensi!» - ha fatto riferimento anche Tiziano Treu, emerito di Diritto del lavoro, con una lunga carriera nelle istituzioni (deputato, senatore, più volte ministro e poi presidente del CNEL), anche lui giunto in Cattolica nel 1957 da Vicenza, anche lui ospite dell’Augustinianum, del quale diventerà direttore. A Milano trova una città caratterizzata dalla nebbia e da un terribile smog («le camicie bianche che indossavamo la mattina, alla sera erano nere») ma la vita ha ancora una dimensione umana: anche se si studiava intensamente, non c’era stress, tutto era più lento, e si aveva anche il tempo in estate di fare qualche viaggio, magari di andare a studiare l’inglese in Inghilterra e di fare nuove conoscenze.

Al fine di coprire l’intero territorio della penisola, e a rimarcare il carattere nazionale di una Facoltà che negli anni ha accolto studenti da tutte le Regioni di Italia, è stato invitato a portare la sua testimonianza l’emerito Carlo Castronovo, originario della Sicilia, matricola a Milano nel 1963, studente negli anni della contestazione. Anche per il professor Castronovo gli anni di studio coincidono con quelli trascorsi in Augustinianum - allora allocato in via Necchi 5 (non si capacita ancora del perché negli anni Novanta fu trasferito in via Necchi 1 già sede del Collegio femminile Marianum) - e seguiti da una feconda carriera accademica, per cui è ricordato come direttore “storico” dell’Istituto giuridico. Il professor Castronovo si è detto ben lieto di poter parlare ancora in Aula Magna, dove ha tenuto i corsi di Istituzioni di diritto privato (materia cardine degli studi di Giurisprudenza) a intere generazioni di giuristi in erba e dove ha ripreso alcuni temi della sua materia, ricordando i suoi docenti, «maestri di scienza ma anche di vita».  

È toccato poi al professor Gabrio Forti, emerito di Diritto penale, già direttore dell’Istituto giuridico e preside della Facoltà, raccontare l’ingresso in Università Cattolica. Essendo milanese, non ha usufruito dell’ospitalità del Collegio Augustinianum quando ha intrapreso gli studi di Giurisprudenza nel 1972, per poi laurearsi e iniziare la carriera accademica sotto la guida del penalista Federico Stella (lui aveva alloggiato in Augustinianum). Il professor Forti ha citato le motivazioni che lo hanno portato agli studi giuridici, passando dalla passione per le lingue, maturata in famiglia, a quella per la diplomazia internazionale, per poi dedicarsi al diritto nella raggiunta consapevolezza che si tratta di una materia non isolata rispetto alla cultura dal momento che si relaziona e dialoga con l’essenza dell’umano.

 

 

Tre testimonianze il cui filo rosso è stato quello dell’importanza nella loro formazione della città di Milano con i suoi eventi culturali, l’amicizia solida tra colleghi di corso, che ha sfidato il tempo e le distanze geografiche, l’importanza di poter fare già in quegli anni l’esperienza del campus grazie alla lungimirante intuizione di padre Gemelli di dare vita ai Collegi, caratterizzati da solidarietà, goliardia, confronto tra studenti, studio comune, esperienze di impegno civile.

Il testimone dell’ideale staffetta è passato ai più giovani. In particolare, a Federica Tagliabue, Premio Gemelli 2020 che, senza sottacere il rigore degli studi nel cogliere e assimilare le categorie giuridiche, si è soffermata sull’alto livello di formazione ricevuta e sull’apertura della Facoltà a indagare nuove aree del diritto. Da parte sua, Carlo Scotto di Clemente, Premio Gemelli 2021, deve agli studi giuridici condotti in Cattolica la scoperta di un diritto non materia arida bensì capace di innervare la vita, visto che le regole permeano tutti gli aspetti umani, inclusa la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Un «approccio» definito da Paola Dassisti, Premio Gemelli 2022, «sfidante» e «impegnativo» nella lettura del tempo presente per cui, grazie ai docenti e alle ricerche scientifiche della Facoltà, sono individuate le giuste coordinate di un pensiero che diventa chiave di lettura del reale.

In occasione del centenario è stato realizzato un video, proiettato durante l’evento, che racconta, attraverso alcune foto storiche, la vita della Facoltà.

 

 

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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