Uno studio, a cui ha contribuito l’Università Cattolica, promette di rispondere in modo oggettivo alla domanda: "Quanto produrrà il mio vigneto?" Una risposta molto utile per i viticoltori, in quanto la previsione della produzione di uva è un’informazione importante per aiutare l’agronomo e il viticoltore nelle scelte gestionali finalizzate a preservare l’equilibrio fra vegetazione e produttività, nonché per ottimizzare la gestione della vendemmia.
Lo studio, coordinato dal dott. Filippo di Gennaro del CNR di Firenze, che consiste nello sviluppo di una app mobile finalizzata a realizzare la stima delle rese in vigneto, si è guadagnato il riconoscimento per la migliore comunicazione orale attribuito dalla Società italiana di ortofloricoltura durante il Convegno nazionale di viticoltura (Conavi), che ha cadenza biennale e che si è svolto quest’anno ad Alghero.
Allo studio ha partecipato anche Matteo Gatti, 44 anni, professore associato del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (Diproves) della Cattolica. «La ricerca - spiega Gatti - ha messo a punto un’applicazione mobile per compiere in modo accurato e oggettivo la stima delle rese in vigneto». In altri termini, la quantità di uva che è possibile produrre. «All’interno dei vigneti le piante non producono tutte allo stesso modo, pertanto poter contare su una stima accurata del carico produttivo è fondamentale. I metodi tradizionali di stima richiedono però lunghi tempi operativi e comportano errori soggettivi nella scelta delle piante campione. Una app fa sì che questa procedura diventi oggettiva, indipendentemente quindi dall’operatore che la compie, e supporta l’agronomo nella scelta di zone rappresentative attraverso immagini satellitari e nella stima automatica della resa per pianta mediante algoritmi dedicati».
L’identificazione delle zone del vigneto, spiega infatti Gatti, è guidata da immagini satellitari che identificano le piante il cui sviluppo vegetativo è diverso dalla media.
«L’applicazione - continua - aiuta chi la adopera a identificare zone rappresentative della variabilità del vigneto in cui effettuare campionamenti e utilizzare la camera del dispositivo per acquisire immagini georiferite della fascia fruttifera. Le immagini vengono processate al momento con algoritmi automatici di segmentazione dei grappoli e modelli di stima della resa di uva per ogni pianta».
L’agricoltura di precisione è rivolta agli “agricoltori digitali”. Ma sono pronti i nostri agricoltori a sfruttare la possibilità offerta dalla digitalizzazione?
«Esiste qualche barriera - dice Gatti - nell’adozione delle tecnologie che ormai sono reperibili sul mercato. C’è innanzitutto un ostacolo generazionale e altri di carattere tecnico, ma non è trascurabile neppure quello economico. Le aziende sono infatti maggiormente disposte a intraprendere un percorso di digitalizzazione se gli investimenti restano contenuti. Non sapendo quale sia per la propria impresa il potenziale dell’agricoltura di precisione, in media un agricoltore non è propenso a compiere grandi investimenti fin da subito.
La gratuità dell’applicazione, in questo caso, può fungere da stimolo. «L’app che sarà scaricabile dagli store Ios e Android, offre uno strumento che consente un assaggio, totalmente gratuito, della digitalizzazione in agricoltura. La tecnologia è perciò facilmente accessibile ai piccoli imprenditori, che possono testarla».
Come accade nel mondo della ricerca, quest’ultima è qualcosa di condiviso. «Il lavoro nasce principalmente dall’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze, è poi stata coinvolta l’Università Cattolica con il campus di Piacenza, nonché l’Università degli studi di Perugia.
Una diversificazione che ha consentito di testare l’applicazione su diversi vitigni: Sangiovese, Barbera, Merlot, ed altri ancora. «I risultati hanno fornito ottime performance di accuratezza nella stima della resa di vigneti a spalliera verticale che sono quelli più diffusi anche sui Colli Piacentini rendendo l’app un utile strumento per chi presto vorrà testarla nei propri vigneti» chiude Gatti.