Vedere oltre e capire il mondo con occhi diversi. Con quelli delle donne. La giornata internazionale dell’otto marzo ci offre l’occasione per riflettere su questo, con la postilla di ricordarlo per tutto l’anno.
Lo sguardo che vi proponiamo oggi è quello delle docenti e delle ricercatrici impegnate ogni giorno a fare ricerca nelle cosiddette materie STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics). Ambiti ancora troppo colorati di azzurro poiché le donne continuano a preferire percorsi umanistici e letterari. Questo significa che la popolazione femminile verrà esclusa dall’industria 4.0 che sta richiedendo sempre più figure con conoscenze tecnico-scientifiche. L’ultima indagine sul profilo dei laureati di Almalaurea mette in evidenza che è più elevata la componente maschile, che raggiunge il 59,9%, rispetto al 40,1% di quella femminile.
E questo si registra anche nel mondo della ricerca universitaria dove troviamo solo il 30% di presenza femminile. Dopo brillanti percorsi di laurea e dottorato, molte donne più che preparate rinunciano a questa strada. «Vedo una certa sfiducia nelle giovani ricercatrici che preferiscono inserirsi in aziende o enti esterni perché così riescono a conciliare meglio i tempi di lavoro con le loro prospettiva di vita e di famiglia», spiega Paola Battilani, docente di Difesa delle derrate agroalimentari presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, impegnata nella ricerca di microtossine per prevenire la contaminazione negli alimenti, lavoro che è sfociato in un brevetto europeo commercializzato da una multinazionale per il biocontrollo dell’Aspergillus flavus, un fungo del mais.