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Il Papa Ratzinger che non ti aspetti

03 giugno 2025

Il Papa Ratzinger che non ti aspetti

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Joseph Ratzinger non è incasellabile in uno profilo esclusivo suscettibile di definizioni univoche e per questo fuorvianti. La sua esperienza umana fa emergere una personalità poliedrica capace di dialogare con il mondo contemporaneo non solo ecclesiale.

È stato questo il motivo conduttore dell’incontro svoltosi in Aula Pio XI il 28 maggio “Joseph Ratzinger in dialogo con il proprio tempo” nel quale è stato presentato il XIII volume (in tre tomi) dell’Opera omnia degli scritti del pontefice (curata da Pietro Luca Azzaro per i tipi della Libreria Editrice Vaticana), che raccoglie le sue interviste rilasciate tra il 1969 e il 2004 come professore, arcivescovo di Monaco e Frisinga e prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Alcuni testi sono inediti e affrontano varie tematiche manifestando il pensiero di Ratzinger sulla fede, sulla società e sulla Chiesa, come è stato illustrato dal cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, in dialogo con il giornalista Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Sono stati diversi i temi affrontati, legati all’attuale momento ecclesiale. Richiamando la profondità e modernità del pensiero teologico di papa Benedetto XVI, estraneo all’abito di conservatore che gli è stato cucito addosso e che sicuramente non gli appartiene – come ha rilevato Tornielli –, il cardinale ha indicato lo stile di Chiesa sinodale nelle parole che vi dedicava il cardinal Ratzinger quando era prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede: «non si decide da soli ma collegialmente, incrementando le modalità di consultazione e di incontro per vivere concretamente la comunione nella Chiesa con il camminare insieme seguendo Cristo».

«Conseguenza della comunione è il dialogo. Se è vero che in ogni credente c’è un non credente, e viceversa, il dialogo tra loro favorisce l’apprendimento. Senza il dubbio c’è il rischio di trasformare la fede in ideologia o in quieto vivere. Dio è un mistero: se uno dice di aver compreso Dio, allora non si tratta di Dio. Il dialogo tra fede e ragione è molto importante per Ratzinger. La fede confermata nella riflessione è sempre aperta al dialogo e la sola ideologia risulta chiusa in sé stessa. La Chiesa, invece, è sempre aperta per il mondo perché Dio è in relazione con il mondo e la Chiesa vuole conoscere il mondo».

Chiesa che è come un granello di senape, ha proseguito il cardinal Koch: «il seme è molto piccolo ma poi si trasforma in una pianta grande. Così la Chiesa nel mondo, in alcune regioni è come un granello, in altre come un grande albero: Dio non conta sui grandi numeri, per Dio le cose grandi sono sempre piccole, anche le minoranze hanno una missione nella Chiesa oggi».


Soffermandosi sul suo settore di impegno attuale, il dialogo interreligioso, ha affermato che oggi «sorelle della religione sono la pace, la tolleranza, la libertà religiosa. Il problema odierno non è la crescita dell’Islam ma la debolezza del cristianesimo in Occidente. Per questo è importante ritrovare le radici cristiane in Europa».

Nelle concezioni di Ratzinger viene fuori il teologo e il pastore che vive l’unità della fede in un clima di frammentazione della fede, come ha rilevato il professor Pierluigi Banna, docente di Teologia in Università Cattolica. Circa le interviste ha affermato che Ratzinger non teme di confrontarsi con questo genere considerato laico, rispondendo anche a domande scomode poste da testate laiche, testimoniando la propria fede in sedi non amiche e discutendo sui più vari argomenti ecclesiali o sociali che hanno come base il fatto che il cristianesimo illumina la storia. «Emerge una fede che vive nel suo tempo, che dialoga con le istanze del proprio tempo e qui testimonia la bellezza del rapporto con Cristo che dona la vita in abbondanza».

Sono testate «che non trattano la Chiesa con i guanti bianchi», ha affermato Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, segnalando la modernità e contemporaneità dei passaggi a tante risposte, dalle quale poi veniva fuori “la notizia” («e non è proprio una passeggiata tirar fuori la notizia ad un teologo») espressa con freschezza, novità e sguardo oltre. Peraltro «non serve il vocabolario teologhese-italiano per leggere questo libro».

Del resto, come ha affermato in conclusione don Elia Carrai, docente di Teologia fondamente presso la Facoltà teologica Italia Centrale, la fede deve essere verificata e sperimentata. «Nell’esperimento della vita il Vangelo trova la sua conferma. La verità si svela dentro la storia. Abbiamo bisogno di persone che vivendo la fede manifestino che è possibile una vita veramente umana e in queste pagine si incontra un uomo afferrato da Cristo che non ha paura della realtà e sfida la Chiesa a questa stessa totale apertura».

A moderare l’incontro è stato Pietro Luca Azzaro, traduttore e curatore dell’Opera omnia e docente dell’Università Cattolica, che ha ricordato il suo ultimo incontro con papa Benedetto, sempre proiettato al futuro nelle sue visioni di Chiesa e che con un filo di voce gli ha lasciato questo messaggio: «oggi ci sono scuole di tanti tipi ma mancano vere scuole di amicizia, dove si impara l’amicizia, la speranza e l’amore». E ancora: «oggi il vero umorismo può averlo chi veramente crede, che sappia ridere e sorridere di questo nostro tempo».

«Fra trent’anni saremo ancora felici di essere uomini?»: è l’interrogativo individuato da don Banna per porre la felicità umana in relazione al rapporto con Cristo. La lettura di questi tre volumi può contribuire ad offrire una riflessione e una risposta.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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