Collegato dalla sede di Milano Fr. Renato Del Bono, Assistente spirituale dell’Associazione, ha condiviso con tutti la sua testimonianza: «I laureati della nostra Università sono dei veri “ambasciatori”: dei valori che condividiamo, di quello che noi siamo o che dobbiamo essere, nel portare quello che abbiamo ricevuto e, soprattutto, quello che stiamo vivendo. L’Associazione, allora, attinge prima di tutto alle relazioni: non potrebbe esserci un’associazione senza questo alimentarci a vicenda nell’appartenenza e nell’amicizia e nel coltivare sempre la nostra identità».
La riunione è stata animata dagli interventi, in presenza e a distanza, di Letizia Caccavale, Rappresentante della sezione Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Paolo Grandinetti, referente del Gruppo Teramo – Atri, Paola Catania e Fulvio La Vecchia, referenti del Gruppo Sicilia, Salvatore Raia, Endocrinologo e vincitore del 61° Premio Agostino Gemelli per la Facoltà di Medicina e chirurgia, dei Professori Luigi Cataldi e Giorgio Lattanzio e delle professoresse Ivana Pais e Maria Teresa Zanola.
A tutti gli associati anche le parole del professor Marco Allena, Preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Ateneo: «Sono entrato da studente dall’Università Cattolica, a 19 anni, e non ne sono mai uscito: il nostro Ateneo è davvero una famiglia. Partecipare, quindi, a questa assemblea degli Alumni ha per me un valore particolare. Questo rinnovato clima di speranza e di fervore farà capire ancor di più, al nostro interno ma soprattutto all’esterno, quanto di speciale c’è in noi e nella nostra comunità universitaria, negli studenti di ieri fino a quelli di oggi che respirano davvero, nella nostra Università, un’aria speciale: il dovere di un’associazione di Alumni è proprio quello di trasmettere questo orgoglio di appartenenza».
Facendo un compendio di tutta la ricchezza condivisa, il professor Roberto Persiani, Vice Presidente dell’Associazione Necchi, ha concluso l’incontro: «Due le parole che desidero ricordare e attraverso le quali ricorderemo insieme questo incontro: la prima è la parola “famiglia”, un luogo in cui si vivono non solo le cose belle, ma anche momenti complessi, a volte duri e sfidanti. A questo si collega la seconda parola: l’Associazione dev’essere un “interlocutore”, cioè un luogo anche fisico dove le persone si raccontano anche quello che non va. La prima cosa che faccio da medico quando una persona chiede aiuto è vedere chi ha intorno, chi sono le persone che se ne prenderanno cura. Un’assemblea come quella di oggi è proprio la rappresentazione di una famiglia universitaria che vuole il bene di tutte le sue componenti. Se vogliamo continuare a essere persone che trasferiscono valori all’esterno, i primi ad esserne fieri dobbiamo essere noi e il modo più semplice è aderire concretamente, partecipando in maniera attiva alla vita del nostro Ateneo».