NEWS | Psicologia

Tra pollice e indice lo spazio del corpo

03 giugno 2025

Tra pollice e indice lo spazio del corpo

Condividi su:

«Il XXI secolo, grazie alle tecnologie sociali, ha sdoganato narrazioni identitarie che dicono di cambiamenti radicali rispetto alle concezioni tradizionali della sessualità e del genere». 

Si è riflettuto nei giorni scorsi in Università Cattolica a Milano sul tema “Corpo, identità e affetti: nuove sfide per la famiglia”, un incontro promosso dal Centro di Ateneo sulla Famiglia, introdotto dal direttore Camillo Regalia che ha parlato di «grandi provocazioni sul versante sociale e culturale, come le frontiere della procreazione medicalmente assistita, la maternità surrogata, la clonazione umana, che ci interrogano su cosa significa essere uomini, donne, genitori, figli, in una parola essere umani». 

L’intervento di un filosofo, di psicanalisti e psichiatri e di una docente di greco e latino, moderati dalla psicologa Elena Canzi, si sono confrontati sfidando tematiche che prestano il fianco a contestazioni, giudizi e luoghi comuni se non approcciate con uno sguardo etico e scientifico al tempo stesso.

Il corpo è sotto attacco. «Protagonista dimenticato della sofferenza e del disagio in particolare nell’età dell’adolescenza», così Regalia ha definito il corpo citando gli episodi frequenti di autolesionismo, i pensieri suicidari, le questioni legate alle disforie di genere e al disturbo alimentare, l’isolamento digitale, e non ultimo il ricorso sempre più precoce alla chirurgia estetica. Sul corpo si gioca, dunque, una battaglia decisiva, ma qual è il suo significato anche nelle relazioni tra le persone? 

Nell’età dell’adolescenza, complici i social, oggi aumenta l’esposizione precoce a contenuti sessuali espliciti e pornografici che veicolano modelli di sessualità prestazionale, meccanica e sconnessa dalla dimensione affettiva e sentimentale che dovrebbe invece caratterizzare un periodo della vita aperto a vivere la tenerezza e i sentimenti. 

Una riflessione sul senso di femminile e maschile, materno e paterno arriva dalla filosofia. Alessio Musio, docente di Filosofia morale e membro del Comitato direttivo del Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della Vita, sostiene che la digitalizzazione «sottopone il reale a una trasformazione radicale, da presenza concreta e irriducibile a oggetto disponibile tra pollice e indice su una superficie levigata. “Scrollando” non si trova la resistenza che nel reale ogni corpo oppone ma è proprio nella “vita reale che resiste” (un brutto voto a scuola, un amore non corrisposto, una carriera interrotta) che si impara ad affrontare la vita». Come si vede in alcuni casi estremi, l’incapacità di accettare il no dell’altro degenera in forme tragiche di violenza. «Il corpo – ha spiegato Musio – nell’accezione tedesca di Leib è vivo e vissuto, non è un semplice organismo (Körper) e poiché il corpo mi definisce non posso trattarlo come un oggetto da possedere». 

Il Novecento mostra due errori uguali e contrari: ridurre l’uomo alla biologia fino a teorizzare il corpo indegno come ha fatto il nazismo, e ritenere che il biologico non abbia nulla da dire sul biografico, sulla propria storia. Così si sono aperti i fronti della maternità surrogata e dell’ectogenesi. La prima ha condotto a una dissociazione tra corpo e mente creando tre madri (la madre genetica, la madre che ospita la gestazione del parto e la madre sociale che si occuperà del bambino una volta nato) laddove ce n’è sempre stata una. La seconda, se si dovesse riuscire a realizzare l’utero artificiale porterebbe letteralmente a venire al mondo da nessuno, a essere esseri umani senza essere più “nati da donna”, per dirla con san Paolo – dichiara Musio».

Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche all’Università degli Studi di Milano, spiega la difficoltà della Generazione Z a sviluppare un rapporto armonico con il proprio corpo a partire dalle nuove premesse tecnologiche perché incontrarsi in una comunità multiplayer invece che in cortile sminuisce e depotenzia il corpo che prima era il principale mezzo di esplorazione del mondo e scardina l’equilibrio della persona che si basava sulle dimensioni corporea, mentale e interpersonale: «Lo smartphone è l’oggetto di snodo tra ciò che siamo stati, che siamo e saremo perchè ha generato l’enorme ibridazione tra vita reale e virtuale. Questo ha prodotto quattro derive: la mancanza di sonno dovuta all’iperconnessione, la deprivazione sociale, il depotenziamento cognitivo e l’addiction».  

Nel tema dell’identità si è addentrato lo psichiatra e psicoanalista Sarantis Thanopulos: «In generale in ogni relazione c’è sempre una componente eterosessuale e una omosessuale e la loro compresenza è indispensabile per costruire buone relazioni. È il principio economico che regola la prevalenza di un sesso o dell’altro dentro di noi e che stabilisce il centro di gravità in base al quale si può entrare in relazione con l’altro.  Ma qualsiasi cosa siamo, lo siamo per scelta e questa scelta si costruisce in una intima relazione con il mondo». Amare il proprio corpo in maniera omogenea è il prodotto di una relazione creativa, dove la donna attraverso l’uomo introietta il concetto della presenza, e l’uomo identificandosi con la donna raggiunge una maggiore profondità. C’è un sesso psichico, un sesso biologico e il genere, che è il sesso sociale».  

E la fluidità di cui tanto parlano i ragazzi oggi? «La fluidità degli adolescenti è l’oscillazione tra maschile e femminile, tra eterosessualità e omosessualità senza arrivare a una definizione prima della fine dell’adolescenza – spiega Thanopulos –. E ha le sue radici nella difficoltà di esporsi nella relazione erotica, come conferma una ricerca americana secondo la quale dal 1991 al 2021 la percentuale degli adolescenti che ha fatto l’amore almeno una volta è calata dal 60% al 30%». Forse la libertà di esposizione e autodeterminazione della propria immagine corporea nel mondo social provoca ansia e connette il valore di sé sempre più all’immagine estetica. Infatti, maschi e femmine sono sempre più bisognosi di ricorrere alla chirurgia estetica per ridisegnare il proprio corpo tra i 18 e i 25 anni. 

Il mondo degli adulti è chiamato a farsi carico di tutto questo, dalla famiglia al mondo della scuola. Per esempio, grazie all’uso della letteratura e della mitologia, strumenti privilegiati per mettere a tema con gli studenti tematiche universali che da sempre interrogano l’essere umano e cercano risposte. La docente di Cultura latina presso l’Università Iulm e docente di latino e greco presso Collegio San Carlo di Milano Cristina Dell’acqua ha citato diversi miti greci, da quello androgino al Prometeo incatenato fino al mito di Eros: «Quando è stata creata Afrodite, dea della bellezza, al banchetto sono stati invitati anche Penia, personificazione della povertà, e Poros, personificazione dell’espediente, della capacità di ingegnarsi. Dalla loro unione è nato Eros, come a dire che la natura dell’amore è data dal materno, povertà e nutrimento, e dal paterno, agire sul campo per ottenerlo». 

 

Alcuni suggerimenti possono arrivare anche dai genitori che si sentono spesso i principali nemici dei figli durante l’adolescenza perché i ragazzi hanno giustamente bisogno di prendere le distanze dalla famiglia per sperimentare. «Il compito dei genitori è quello di testimoniare l’entusiasmo per la vita, la bellezza, di offrire opportunità, di ascoltare dando un valore alle parole dei figli – ha detto la neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta e scrittrice Mariolina Ceriotti Migliarese –. L’adulto più che dare risposte deve favorire l’emersione delle domande, senza essere invadente». In particolare, il sesso separa le generazioni. «Il mondo adulto si muove nella direzione di controllare la sessualità dei ragazzi, un tempo attraverso le regole e i divieti, oggi in modo più subdolo e manipolatorio togliendo alla sessualità il suo valore». Ai ragazzi va trasmessa l’idea della forza generativa del maschile e del femminile insieme, che sono rispettivamente organizzati secondo la potenza e secondo l’accoglienza, due categorie che troppo spesso assumono spesso l’aspetto della prepotenza da un lato e della subordinazione dall’altro. 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti