NEWS | Santa Sede

Con Leone XIV nella sfida del cambiamento d’epoca

12 maggio 2025

Con Leone XIV nella sfida del cambiamento d’epoca

Condividi su:

Il nuovo Papa ha preso il nome di Leone XIV, ha spiegato lui stesso, “principalmente perché il papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro». Anche quello tra fine Ottocento e inizio Novecento fu un periodo di grandi trasformazioni, come quello in cui viviamo oggi: e come, sotto la guida di Leone XIII, la Chiesa affrontò quel “cambiamento d’epoca” – per usare le parole di Papa Francesco - così, ha spiegato il suo successore, anche oggi la Chiesa deve affrontare un grande cambiamento d’epoca.

Proprio tra XIX e XX secolo iniziò a prendere corpo anche il progetto da cui è nato il nostro Ateneo. Nel 1897, al Congresso scientifico internazionale dei cattolici a Friburgo, figure di spicco della cultura europea denunciarono l’arretratezza della cultura cattolica italiana. Pur difendendola da tali accuse, Achille Ratti, allora dottore della Biblioteca Ambrosiana, e, soprattutto, Giuseppe Toniolo non restarono insensibili a quel giudizio. Un anno dopo Toniolo progettò la Società cattolica italiana per gli studi scientifici e nel 1900 pubblicò nella “Rivista Internazionale di Scienze sociali” un saggio sull’Insegnamento superiore cattolico, nella speranza di poter costituire un’università non appena i “poteri pubblici” lo avessero reso possibile. Toniolo non era isolato: verso la fine del secolo erano ormai in molti ad auspicare la fondazione di una università cattolica in Italia. Non a caso: queste voci si levarono nel clima creato dal pontificato di Leone XIII e dalle aperture culturali da lui promosse (ad esempio negli studi biblici o con l’apertura degli Archivi Vaticani). Ma la voce di Toniolo aveva una forza maggiore di altre perché era quella di uno dei più importanti interpreti del pontificato leonino; anzi, per certi aspetti, il professore di Pisa ne anticipò alcuni degli sviluppi più significativi. Questo grande intellettuale, infatti, collegò una ricerca culturale e scientifica di alto livello alla soluzione dei più gravi problemi del proprio tempo. In campo economico e sociale, in particolare, unì studi di grande valore alla promozione di un’azione concreta a favore dei più penalizzati dallo sviluppo industriale, anticipando così i temi della Rerum novarum.

Su questo terreno, dunque, un legame profondo unisce l’Università Cattolica del Sacro Cuore e papa Leone XIV fin dai suoi primi passi. Non è l’unico: nel dna di questo Ateneo è iscritto un vincolo speciale con la Santa Sede e con tutti i pontefici. Non a caso, profonda è stata la sintonia con Papa Francesco: intorno alla “Economy of Francesco”; nel rifiuto della logica dello scarto di individui o popoli spinti ai margini da processi storici distorti; nella declinazione della speranza che non delude secondo prospettive diverse suggerite dai vari campi scientifici e culturali ecc. Ma il richiamo a Leone XIII è particolarmente suggestivo perché rimanda alle radici di un percorso non solo accademico che giunge fino a oggi. Con il suo impegno in campo sociale, Toniolo ha mosso un passo decisivo verso il superamento di quel dissidio tra Chiesa e Stato che aveva gravi implicazioni anche sul piano sociale e culturale. Progettare un’università cattolica ha significato aprire la strada a un impegno dei cattolici per il bene comune nella vita pubblica (non solo italiana).

Un nuovo pontificato contiene sempre la sfida di un nuovo inizio per tutti e in particolare per un Ateneo che si definisce con l’impegnativo termine di cattolico. Dalle prime parole di Leone XIV viene in particolare l’input a guardare con maggiore attenzione e a comprendere in modo più profondo il “cambiamento d’epoca” in cui siamo immersi. Il riferimento all’intelligenza artificiale è eloquente. Ma non può trattarsi di uno sguardo neutro.  Papa Prevost ha parlato di “sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. Nella sua prima omelia ha descritto l’immagine della città “ricca di palazzi lussuosi […] ma anche sede di circoli di potere crudeli”. Nella prima domenica dopo l’elezione, inoltre, ha ricordato la tragedia della Seconda guerra mondiale con i suoi sessanta milioni di morti – finita proprio ottanta anni fa, l’8 maggio 1945 – e ha aggiunto “mai più la guerra” ripetendo il grido di Paolo VI all’Onu nel 1965 davanti ad una piazza che ha vigorosamente applaudito. Le prime parole del nuovo Papa ricordano che il cristiano non può essere neutrale verso quanto lo circonda, ma deve privilegiare il punto di vista dell’uomo, a partire dai più fragili e dagli ultimi. Vedremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni come Leone XIV declinerà questo primato dell’uomo nell’approccio alle grandi questioni del mondo contemporaneo, ma è lecito sperare che anche il nostro Ateneo possa sostenere la sua fatica portando un contributo in questa direzione.  

Un articolo di

Agostino Giovagnoli

Agostino Giovagnoli

Professore emerito di Storia contemporanea, Università Cattolica

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti