Per lei, la decisione di tornare nella terra d’origine a descrivere quanto accadeva sul confine con la Bielorussia tra il 2021 e il 2022 non è stata incoraggiata solo da un’urgenza personale: «Mi sentivo in colpa quando la mia famiglia mi raccontava cosa stava accadendo e mi convincevo di non poter capire perché non ero lì. Non potevo vedere, ma potevo capire, il che dovrebbe interrogarci su quanto anche il cinema italiano possa riflettere su queste cose e sul significato di sentirsi europei». Una piccola telecamera e un iPhone, tanto è bastato per catturare storie e immagini più che eloquenti sfuggendo ai controlli della polizia di frontiera. Come ha spiegato la sceneggiatrice Bombini: «Non avevamo una scaletta, solo qualche contatto con una rete di attivisti locali. Stavamo andando a raccontare una storia che non si poteva raccontare, in un posto dove non si poteva andare. Dovevamo essere invisibili».
Il prodotto non lascia i critici indifferenti. Ha parlato di border doubles Maria Francesca Piredda, professoressa di Storia del cinema all’Università degli Studi dell’Insubria. La definizione indica la continua negoziazione dei confini, condizione a cui la Polonia in particolare è stata abituata lungo tutto il corso della Storia. Le persone, in simili condizioni migratorie, finiscono inevitabilmente per trasformarsi in armi di scambio. Mur, conclude Piredda, «ragiona sulle nostre responsabilità, e lo fa soprattutto quando i suoi personaggi guardano in macchina, interpellando gli spettatori. Interpellando noi».
«Il tema della testimonianza diventa narrazione e rappresentazione», ha spiegato Andrea Achimento, giornalista del Sole24Ore e professore di Istituzioni di Storia del cinema in Cattolica. Nell’era dell’assuefazione alla violenza attraverso i reel e i TikTok, film come questi assumono un’importanza ancora maggiore. Rimarca il ruolo di questo tipo di arte Gabriele Lingiardi, membro dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema: «Il cinema è un luogo dove ritrovare una leva, un motore per una vera e propria azione di trasformazione della società. Lo spettatore porta al di fuori della sala quello che ha appreso per partecipare alla vita in comunità, alla vita sociale.