NEWS | Giornata Mondiale della Neve

L'insostenibile neve artificiale: un problema da affrontare

16 gennaio 2024

L'insostenibile neve artificiale: un problema da affrontare

Condividi su:

La Giornata mondiale della neve è una ricorrenza patrocinata dalla Federazione Internazionale dello Sci, che è stata istituzionalizzata nel 2012 e che quest’anno si svolge il 16 gennaio. Per l'occasione abbiamo deciso di approfondire il tema dell'innevamento artificiale. Una pratica sempre più diffusa in molte località sciistiche anche a causa dei cambiamenti climatici che hanno reso sempre più rare le precipitazioni nevose, anche ad alte quote che, però, implica un grande consumo di acqua ed energia. L'intervento di Angelo Finco, Ricercatore del Dipartimento di Matematica e fisica “Niccolò Tartaglia” dell’Università Cattolica, sede di Brescia.


Se parliamo di neve ad una persona di più di 40 anni il primo pensiero di molti corre alla grande nevicata del 1985, evento a carattere eccezionale che colpì l’Italia intera con abbondanti nevicate anche in pianura. Anche quando non ci sono state nevicate in pianure, la neve è stata per moltissimi anni una presenza immancabile nel paesaggio invernale di molti di noi con le cime innevate di Alpi e Appennini.

I cambiamenti climatici hanno modificato e stanno modificando molti aspetti della nostra vita, l’aumento delle temperature porta notevoli conseguenze alla meteorologia, agli eventi estremi e, in particolare tra tanti aspetti, proprio l’accumulo di precipitazioni nevose. Non è impossibile vedere anche al giorno d’oggi precipitazione nevose sotto i 1500 metri, dove molteplici località sciistiche sono situate; tuttavia, è molto difficile vedere paesaggi innevati a lungo a queste quote a causa di temperature che facilmente salgono sopra lo zero anche a queste quote.

Per molti anni, con l’abbondanza delle nevicate si è costruita un’economia molto legata alla fruizione della montagna dal punto di vista sciistico, utilizzando la neve artificiale come un tampone per gli anni con precipitazioni più deboli per permettere un utilizzo continuativo delle piste da sci. 

Un approccio di questo tipo può essere considerato ancora sostenibile al giorno d’oggi e in futuro? Difficilmente si può rispondere di sì, basti pensare che la linea della neve sciabile si è innalzata di 300 m negli ultimi decenni e le previsioni future, alla luce dei differenti scenari di cambiamento climatico, sono catastrofiche: in Italia, intorno ai 1000 metri e al di sotto le precipitazioni nevose verranno completamente a sparire in larga parte dell’Italia secondo lo scenario climatico più pessimista e a ridursi fino al 50% secondo scenari migliori. Anche salendo di quota fino ai 2000 m la situazione non migliora molto, con diminuzioni dal 10/20% fino al 50 % sull’arco alpino.

La soluzione non sarà certo l’utilizzo di neve artificiale: per raggiungere un innevamento di 30 cm su di un ettaro di pista servono circa 1000-1200 m3 di acqua che ovviamente deve esse prelevata localmente da laghi o invasi creati spesso appositamente e successivi innalzamenti delle temperature possono richiedere più innevamenti artificiali nel corso di una stagione. La mancanza di neve va quindi a colpire due volte fragili ecosistemi di alta montagna, da un lato l’assenza di precipitazioni non favorisce il ripristino delle scorte di risorse idriche e dall’altro lato si preleva ancora più acqua. Mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici vuol dire anche pensare a differenti tipi di fruizione della montagna e trovare soluzioni che non compromettano gli ecosistemi.

 

 

 


Foto di Aaron Doucett su Unsplash

Un articolo di

Angelo Finco

Angelo Finco

Ricercatore Dip. di Matematica e fisica “N. Tartaglia” - Università Cattolica

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti