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Tre sorelle, tre tesi, un'unica Università

24 giugno 2025

Tre sorelle, tre tesi, un'unica Università

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Anni significativi, ricchi di scoperte e di crescita, dove non sono state acquisite solo nozioni, ma anche valori, competenze e relazioni che hanno plasmato il percorso di crescita personale e professionale. È questo il ricordo comune delle sorelle Veronica, Caterina e Sofia Crosta - alumnae delle facoltà di Lettere e Scienze linguistiche – quando ripensano ai loro studi in Cattolica e rievocano la bellezza di luoghi iconici dell’Ateneo. È per questo che sono grate alla loro università e orgogliose di far parte della Community Alumni


I chiostri, l’albero al centro del primo chiostro, la sala consultazione Billanovich sono i luoghi che tornano per primi alla memoria se Caterina, Sofia e Veronica ripensano alla loro università. Sono luoghi speciali che rievocano ricordi ed emozioni, sono luoghi che rimandano a volti, parole e momenti che hanno fatto da sfondo agli anni di studio delle sorelle Crosta in Università Cattolica. Veronica e Caterina si sono laureate in Lettere moderne, Sofia in Scienze linguistiche ma tutte rievocano il loro tempo nell’Ateneo di largo Gemelli con nostalgia e affetto.

«Anni di scoperta e di crescita, in cui ho sviluppato la consapevolezza che mi stavo introducendo nella mia vita adulta. Anni non solo di studio, ma in cui ho imparato ad affrontare quello che non conoscevo senza averne paura, con curiosità e desiderio di scoprire cosa ci fosse di buono per me» racconta Sofia a cui le fa eco Caterina dicendo che l’immatricolazione in Cattolica rappresentò «la prima occasione di una nuova vita» - trasferita a Milano in un appartamento in condivisione con altre ragazze - «fu un punto di svolta verso la mia vita da adulta e verso ciò che intuivo essere la mia passione, vale a dire lo studio delle materie umanistiche. Uno studio che in Cattolica aveva un respiro più ampio, rispetto a quanto vissuto al liceo e, contemporaneamente, un’attenzione al particolare».

«Gli anni più significativi della mia vita» li definisce invece Veronica che - se in realtà optò per Lettere moderne con indirizzo artistico non essendo riuscita a superare il test d’ingresso alla Facoltà di architettura – ammette che decise di restare e proseguire il suo percorso di laurea in Cattolica dopo aver frequentato il corso di Letteratura italiana con il professor Giuseppe Frasso: «compresi subito che quello non era un semplice ripiego temporaneo in attesa di rifare il test; la letteratura spiegata da lui, come dal professor Claudio Scarpati, dal professor Uberto Motta parlava alla mia vita e mi indicava la mia vera vocazione che era quella di diventare insegnante».

«In università per la prima volta sentivo parlare di autori e letteratura come “cose vive”. Studiare, insegnare, fare letteratura era questo: uomini e donne che con il loro lavoro parlavano al mio cuore» continua Veronica che, dopo anni di studio arido e competitivo che hanno segnato negativamente la sua adolescenza e formazione liceale, finalmente racconta l’incontro con docenti appassionati e disponibili al dialogo: «ho sempre notato che per molti professori della Cattolica il momento dell’esame non era solo un momento di verifica e valutazione, ma anche di confronto e scambio reciproco di conoscenze e questo resta alla base del mio insegnamento, ora che sono docente, a mia volta, nella scuola superiore».

Del professor Frasso, delle sue interessanti lezioni di Letteratura italiana 1 e dello studio dei due volumi di Gianfranco Contini racconta anche Caterina, sottolineando come «mai come con lui ho avuto la certezza che tra quelle “sudate carte” si nascondesse qualcosa di grande e importante per me e la mia vita. La sua analisi e aderenza al testo, il metodo filologico hanno determinato il mio modo di approcciarmi al lavoro e il mio modo di essere oggi insegnante in una scuola superiore di primo grado». 

Anche per Sofia, alumna della Facoltà di Scienze linguistiche e che oggi si occupa di comunicazione in una azienda, l’ambiente vissuto e  il clima che animava l’Università Cattolica «è stato un incentivo a guardare all’apprendimento delle lingue non soltanto in ottica di performance, ma anche di curiosità verso gli aspetti culturali e di tradizione dei popoli con cui noi studenti entravamo in contatto, con una posizione di apertura all’incontro, a volte proprio grazie all’esperienza di Fede che ho scoperto  essere capace di unire le persone, anche quelle appartenenti a una confessione diversa dalla mia».

Gli anni universitari, per tutte le sorelle Crosta, sono stati anni di crescita e formazione, dove lo studio si è intrecciato con tante altre esperienze culturali e di vita che hanno generato un bagaglio di competenze e di valori fondamentali per tutto quello che è venuto dopo il conseguimento della laurea. «L'Università è stata per me un terreno fertile per crescere come donna, prima ancora che per diventare una diligente studentessa» osserva infatti l’alumna Caterina, rammentando la sua ora settimanale, nella cappella dell’Ateneo, a cantare con il coro di musica polifonica o l’attività di volontariato, presso un oratorio nella periferia di Milano, di aiuto nello studio pomeridiano a ragazzini delle medie, che vivevano situazioni familiari difficili.

Per Sofia invece sono state fondamentali le esperienze all’estero in quanto «mi facevano rendere conto che il mondo è molto più vasto delle aule, dei chiostri dell’Università di Largo Gemelli e mi aprivano e preparavano meglio al futuro e a tutte le sue possibili sfaccettature e imprevisti, da vivere come occasione di scoperta e crescita personale». E così partendo da un’università dove ha sempre riscontrato «un sostegno e un incentivo a vivere esperienze di studio e di stage all’estero» Sofia ha fatto le valige per un Erasmus a Friburgo in Germania, per perfezionare l’inglese in Texas e poi nuovamente in Germania, ma a Monaco, e infine è arrivata la partenza per uno stage a Bruxelles, dove ha terminato di scrivere la tesi di laurea grazie al supporto della sua relatrice, la professoressa Federica Missaglia di Linguistica tedesca. Altri docenti importanti per l’alumna Sofia sono stati Sergio Cigada, in quegli anni preside della Facoltà di Scienze linguistiche, Maria Cristina Gatti e i professori Giovanni Gobber e Mariateresa Zanola che «hanno sempre mostrato sincero interesse verso gli studenti e la loro crescita e mi hanno trasmesso una vera passione per il sapere».

Le lezioni su Leopardi e Montale tenute dal professor Scarpati sono invece tra i ricordi speciali dell’alumna Veronica che racconta come «la stima reciproca ha fatto sì che mi accettasse come sua tesista dandomi la possibilità di studiare la vita e gli scritti di Maria Corti, un’altra importante intellettuale che ha contribuito con il suo lavoro di critica alla crescita dell’Ateneo del Sacro Cuore. Anche dopo il suo pensionamento, in varie occasioni, ci siamo rincontrati con altre studentesse, compagne di corso».

Ad accomunare gli anni di studio delle sorelle Crosta in Cattolica – dove si proponeva il sapere e la cultura senza censurare l’esperienza religiosa da cui attingono – oltre ad uno studio serio e approfondito, c’è sempre stato il valore dell’amicizia. «L’università è un luogo in cui volendo si potrebbe viaggiare da soli, con il pilota automatico. Io ho capito che in solitudine non sarei riuscita a fare molto...» afferma Caterina, spiegando poi che in Cattolica ha incontrato un gruppo di persone, con cui studiare e preparare gli esami, che le hanno permesso «di vivere lo studio come luogo di amicizia, compagnia e sostegno per tutto il percorso di laurea, e ancora oggi molti di loro sono tra gli amici più cari». 

Sulla stessa linea d’onda anche la sorella Veronica che dice «la mia vita universitaria è stata innanzitutto un’esperienza di amicizia; con i compagni di corso con cui ho sempre preparato gli esami, con studenti più grandi che organizzavano gruppi di studio soprattutto per le matricole. Persone, compagni, amici con cui ho potuto condividere tutto, senza filtri e censure, anche nella fatica della quotidianità». E anche lei fa presente come molti di questi amici sono tuttora presenti nella sua vita: alcuni sono stati infatti testimoni di nozze, altri madrine di battesimo dei figli. Fondamentale per Veronica la presenza, inoltre, di alcuni sacerdoti dell’Ateneo: «la possibilità di colloqui periodici con loro, ha contribuito a sostenermi nel discernere la mia vocazione, e per questo gliene sarò sempre grata».

Delle tre sorelle alumnae, la primogenita Veronica si dice l’orgogliosa “apripista” e pensa che forse le sorelle abbiano proprio riconosciuto e compreso nei suoi racconti «la profondità dell’esperienza universitaria che stavo vivendo». Caterina, infatti, afferma che «nel momento della scelta dell’università, sicuramente, seguire le orme delle sorelle maggiori è stato come decidere di “camminare insieme”». Un cammino che – come ci tiene a far presente Sofia - è stato reso possibile anche grazie alle borse di studio e alle agevolazioni promosse da Educatt per studenti con fratelli o sorelle già iscritti nel medesimo Ateneo: «un aiuto non scontato e prezioso a sostenere il costo degli studi».

Pensando all’ingresso nel mondo del lavoro, Sofia riconosce il valore di quanto appreso in Università: «la laurea in Scienze linguistiche mi ha fornito alcuni strumenti fondamentali per poter costruire al meglio il mio percorso lavorativo, che si è delineato pian piano nel tempo. Nel mio caso il filo conduttore è stata anche la possibilità di approfondire la mia passione per il giornalismo e il mio desiderio di continuare a fare esperienze all’estero». Dopo la laurea, Sofia fa una prima esperienza professionale come stagista a Bruxelles, al Parlamento europeo, nell’ufficio stampa di uno dei gruppi politici. In Belgio rimane quasi due anni facendo diversi stage e un master per poi rientrare in Italia, per un nuovo lavoro sempre presso un ufficio Stampa, che l’alumna Sofia trova grazie al servizio Stage e Placement della Cattolica: «Un servizio che, anche se ero laureata da due anni, continuavo a consultare. Da allora sono sempre rimasta nel campo della comunicazione esterna e di ufficio stampa, prima in ambito istituzionale, poi in un’agenzia e ora in azienda. È una professione di cui ignoravo l’esistenza, quando mi sono immatricolata, e che sono arrivata a fare intraprendendo, uno dopo l’altro, piccoli passi».

È per questo che Sofia, se dovesse dare un consiglio alle future matricole dell’Ateneo, non avrebbe dubbi nello spronarle a «guardare all’Università come qualcosa che è lì per loro, al loro servizio, che va sfruttata e vissuta: frequentare le lezioni il più possibile, non aver paura di fare domande ai docenti e di conoscere gli altri studenti». Perché come sottolinea Caterina «più tempo si trascorrerà tra le aule, i chiostri, le biblioteche e i cortili della Cattolica, più essi diverranno casa, e la casa è luogo di affetto e pace».

«E la sontuosità, la bellezza della Cattolica – come sottolinea Veronica – comunica che quelle mura custodiscono non solo il sapere, ma anche il desiderio di imparare a conoscere con onestà intellettuale». Dai ricordi e dalle parole delle alumnae Veronica, Sofia e Caterina emerge nitida la consapevolezza di aver studiato in un’università dove la loro formazione accademica e personale ha preso forma, e dove si è acquisita un’attitudine, un modo di essere che non si dimentica, ma resta dentro e accompagna nella vita.

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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