«Se c’è una disciplina che è portata alla speranza e all’aiuto dell’essere umano, questa è la medicina» ha detto Locatelli. Una disciplina che ha compiuto straordinari passi in avanti e raggiunto soluzioni biotecnologiche incredibili. «Tuttavia la medicina non deve essere improntata solo alla filotecnìa ma anche alla filantropia, cioè all’attenzione all’umano». Per il fisico Scandolo, che si colloca a metà tra l’astrazione della matematica e la concretezza della medicina, la scienza è «una palestra di pensiero critico», che deve rispondere alla sfida di democratizzare il più possibile il metodo scientifico, in modo che la ricerca sia accessibile a tutti quelli che nel mondo non possono farla.
Iniziativa di Ateneo sulla Speranza nell’Anno Giubilare
Un tema delicato e dibattuto, ben rappresentato dal paradosso proposto dal professor Giordani ai relatori, a introdurre il tema “scienza e società”: un aereo in volo, in cui il primo pilota e il secondo pilota per un malore non sono in grado di condurre il velivolo e nessun altro membro dell’equipaggio è capace di farlo. A chi affidare la cloche? Di chi fidarsi? La risposta è sufficientemente scontata: a chi a bordo ha più competenza degli altri per improvvisarsi pilota. Eppure, trasposta nel caso della fiducia nella scienza non sempre è così ovvia. «È importante usare questa metafora – afferma il professor Ambrosio – perché altrimenti non si va alla ricerca del ruolo dello scienziato e si rimane vittima di un analfabetismo scientifico alimentato da vari fattori, tra cui lo scadimento della comunicazione».