09 ottobre 2025
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Com’è l’Uganda negli occhi degli studenti della Cattolica? Lo hanno raccontato Enrico Giordanella, laureato a luglio all'indirizzo di Zootecnia di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, Sofia Milanesi, al termine del secondo anno di Giurisprudenza e Alice Ferri, neolaureata in Marketing e iscritta all'indirizzo in Food marketing.
Nei mesi scorsi i tre ragazzi sono stati coinvolti nel progetto “Vieni, vedi... e cambia”, sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per offrire ai giovani l'opportunità di immergersi per tre settimane nei contesti di cooperazione internazionale in cui opera Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo: gli studenti hanno visitato le sedi del Movimento in Uganda a Kampala e in Karamoja.
Un'esperienza che tocca l'anima, che sfida le premesse e che, soprattutto, cambia la prospettiva sulla vita: non un semplice viaggio, ma una vera e propria esperienza di conoscenza e servizio, per formare una coscienza civica e comprendere sul campo le dinamiche dei progetti attivi di Africa Mission.
Enrico Giordanella ha focalizzato il suo intervento sul progetto “All in one” promosso da Aics: «In Karamoja – ha spiegato – l'agricoltura e l'allevamento non sono attività per la vendita, ma quasi esclusivamente di sussistenza. Gli animali, in particolare, non rappresentano solo un sostentamento alimentare e un valore economico, ma sono anche un potente simbolo di potere e status». L’ex studente ha sottolineato come il concetto accademico di “One Health” – l'interconnessione tra salute umana, animale e ambientale – diventi lì pratica viva e non teoria. «Tu sei fuori dal contesto, ma devi rispettarlo» ha rimarcato, evidenziando l'importanza di un approccio umile e rispettoso della cultura e delle necessità locali.
Un articolo di
L'esperienza con i più piccoli è stata al centro del racconto di Sofia Milanesi: «Il Centro Giovani (dove lei ha operato) è uno dei progetti storici di Africa Mission e ha l'obiettivo di togliere i bambini dalla strada, offrendo loro uno spazio sicuro e accoglienza» ha spiegato Sofia che ha lavorato con bambini dai due ai dieci anni.
Per questi bambini, l'impatto del Centro è vitale: «Ho collaborato con una studentessa di medicina, Janet, che ha detto che il centro è una grande risorsa per i bambini perché permette loro di uscire anche da situazioni di disagio familiare» ha raccontato la studentessa. La vera sorpresa, però, è arrivata dalla reazione dei piccoli: «Ti vedono diversa e per loro questa è una cosa bella: ti abbracciano per dimostrartelo – sottolinea – è stato strano vedere come tanti di loro mi riconoscessero come se avessi fatto qualcosa per loro quando invece sono stati loro a lasciarmi tanto».
Alice Ferri, che aveva già avuto esperienze in Africa, ha condiviso il lato più “tosto” dell'esperienza, legato alla sensibilizzazione sulla parità di genere e ai tabù. «Il ciclo mestruale è un tabù di cui non si parla in famiglia e allora ne parliamo al Centro Giovani» ha rivelato. La studentessa ha anche rievocato l'episodio di una giovane mamma che le ha chiesto cosa usare al posto degli assorbenti in assenza di denaro: «Usano pezzi di stoffa, con la paura di essere sgridate per l'uso di troppa acqua» sottolinea. Parallelamente, Alice ha partecipato al progetto "W la scuola" con attività e giochi: «La vera collaborazione non la insegnavamo noi ai ragazzi, la conoscevano già».
A unire i racconti dei tre studenti è stato un filo comune: l’accoglienza. «Le persone erano sempre felici e sorridenti» ha ricordato Enrico. Alice ha concluso con una riflessione sul cosiddetto mal d’Africa: «Non è nostalgia del luogo, ma delle persone che ti hanno accolto. È qualcosa che ti cambia davvero».
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