Nel mondo riassicurativo, il rischio non è solo un numero da calcolare ma una sfida che richiede intuito, collaborazione con team multidisciplinari e consapevolezza dei mutamenti globali, dal clima ai rischi biometrici. La professione dell’attuario può sembrare molto astratta e invece siamo chiamati a reinventarci ogni giorno, perché il rischio non è mai fermo e quando il rischio diventa certezza, non è più assicurabile.
«L'umanità è la cosa più bella con cui lavorare» con queste parole ha aperto il suo intervento Salvatore Bruno, Executive Coach e Sparring Partner presso Praesta France, alumnus della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, che ha portato una prospettiva diversa: l’ascolto e la consapevolezza personale come risorsa per orientarsi. «Ho studiato Scienze Politiche ma il mio vero percorso è iniziato quando ho deciso di smettere di fare solo ciò che ‘dovevo’ per ascoltare ciò che mi dava energia» ha sottolineato. Dopo anni di lavoro in azienda, l’alumnus ha scelto il coaching esecutivo per accompagnare manager e giovani professionisti a identificare i loro obiettivi reali in un mondo in continua evoluzione. Ha così specificato come la carriera non sia una corsa lineare ma un percorso di scelte, in cui è cruciale accettare la propria unicità come punto di forza, specie in contesti internazionali come Parigi, dove la diversità culturale può diventare un vantaggio competitivo. «In un mondo volatile - ha concluso - la vera stabilità nasce dal conoscere sé stessi e agire in coerenza».
Co-Founder & CEO di Bluco, startupper e alumnus della Facoltà di Economia, Nicolò Magnante ha portato la concretezza del fare impresa in un contesto competitivo come quello francese. «A volte pensiamo che serva l’idea perfetta ma la vera sfida è avere il coraggio di testare, fallire, adattare, soprattutto quando si è giovani» ha esordito. La startup Bluco lavora per innovare il settore di recruiting con soluzioni adattabili a tutti i tipi di profili attraverso piattaforme di facile utilizzo. «Le competenze che ho acquisito in Università – ha raccontato – sono state fondamentali però è stata la mentalità imprenditoriale, nutrita da scambi internazionali e da incubatori, che mi ha permesso di gestire l’incertezza e trasformarla in opportunità». L’alumnus ha così invitato tutti gli studenti e i neolaureati a non preoccuparsi di sbagliare e/o di cambiare rotta, l’importante è non restare immobili: «L’atipico deve essere un motore, non un limite».
In un mondo che sembra costantemente sul punto di cambiare regole e confini, l’evento Étudiants uniques pour parcours atypiques ha testimoniato che non esiste un unico modo di arrivare ma più modi per trovare la propria strada. Il mio percorso come quello di Salvatore e di Nicolò non sono una teoria, ma una pratica di vita: reinventarsi non è un rischio, è una competenza. In un presente dove la stabilità sembra un concetto del passato, è probabilmente l’unica che conta davvero.