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Plinio “across boundaries”

10 aprile 2024

Plinio “across boundaries”

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Nell’anno 23 d.C. nasce a Como Plinio il Vecchio, autore di un’opera monumentale ed enciclopedica, la Naturalis Historia, la cui fortuna è stata lunga e pervasiva, nei più svariati ambiti di sapere, dalla storia dell’arte alla botanica, dall’archeologia alla medicina. Nel 1923 nasce a Cuba da padre ligure Italo Calvino, che scrive una breve, brillante, Prefazione all’edizione Einaudi della Storia Naturale, pubblicata sotto la direzione di Gian Biagio Conte (Torino, 1982).

Le cause degli eventi, secondo Plinio, sono sia statiche, determinabili, ma anche fortuite (NH II 39): difficile dire se questo incontro, a 1900 anni esatti di distanza, fra Plinio e Calvino sia stato determinabile o fortuito, ma senz’altro risveglia non poca curiosità in chi cerca di coltivare, per professione o per passione, gli studi classici, ma anche semplicemente in chi – come scrive Calvino – è “lettore errabondo”. Calvino distingue “un Plinio poeta e filosofo, con un suo sentimento dell’universo, un suo pathos della conoscenza e del mistero, e un Plinio nevrotico collezionista di dati, compilatore ossessivo, che sembra preoccupato solo di non sprecare nessuna annotazione del suo mastodontico schedario”, per concludere tuttavia che “Plinio è sempre uno, così come uno è il mondo che egli vuole descrivere nella varietà delle sue forme”: con la “sostanza espressiva della sua prosa”, che è quanto di veramente “suo” si trova nella sua opera, egli sceglie di attenersi il più possibile soprattutto a quanto tramandano le fonti, e in misura minore anche a ciò che testimoniano i fatti, “senza mai inclinare verso la speculazione astratta”, alla ricerca dei “segni di una ragione superiore” . Plinio è senz’altro un razionalista, addirittura un “protomartire della scienza sperimentale, che doveva morire asfissiato dalle esalazioni del Vesuvio in eruzione” nel 79 d.C., però, se “esalta la logica delle cause e degli effetti […], nello stesso tempo la minimizza: quand’anche tu trovi la spiegazione dei fatti, non per questo i fatti cessano di essere meravigliosi”.

Da qui, il suo lanciarsi nelle rassegne più minute e bizzarre di popoli, di casi umani – contraddistinti da fragilità e morte, ma anche da superbe grandezze, rappresentate dall’elefante –, di “corpi celesti e territori del globo, animali e piante e pietre”, a cui aggiunge “un elenco di scoperte e invenzioni, sia leggendarie che storiche”, come “alfabeto, barbiere, orologio”; fra gli animali, la descrizione dell’elefante e del lupo mannaro si mescola a quella di animali fantastici: “l’anfesibena, il basilisco, il catoblepa, i crocoti” e altri, che “hanno un posto privilegiato nella dimensione dell’immaginario”.

“Fonti e forme del pensiero nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio”: questo è il tema del convegno internazionale di studi organizzato in Cattolica a Milano giovedì 11 aprile e venerdì 12 aprile. A duemila anni dalla nascita di Plinio, e a cento da quella di Italo Calvino, la Facoltà di Lettere e Filosofia, in particolare il Dipartimento di Filosofia e quello di Filologia classica, papirologia e linguistica storica, non sono sfuggiti alla curiosità di tornare a interrogarsi sulla Storia Naturale e al desiderio di “celebrare” il suo autore. Nel febbraio 2023 si è costituito il Comitato nazionale per le celebrazioni dei duemila anni dalla nascita di Plinio il Vecchio, che ha patrocinato e sostenuto l’iniziativa, coordinata scientificamente da Elisabetta Cattanei, membro del Comitato Plinio23 e docente di storia della filosofia antica, e da Luigi Galasso, docente di lingua e letteratura latina.

I relatori invitati – fra i maggiori esperti a livello internazionale di Plinio, della letteratura romana e greca della sua epoca, oltre che del pensiero antico – intendono aprire agli studiosi, ma anche ai “lettori errabondi”, alcuni varchi di accesso all’opera pliniana. Nella prima mezza giornata di lavori, Richard Marshall (University College, London) si concentra sul rapporto cruciale di Plinio con Varrone, sua fonte, ispirazione e competitor, mentre Mirko Doninelli (Scuola Normale Superiore, Pisa) prevede di dedicarsi alle fonti del calendario di Plinio; continuano Francesco Verde (Università di Roma, La Sapienza) e Michele Corradi (Università di Pisa), prestando rispettivamente le loro attenzioni alla filosofia, alla polemica e alle fonti della cosmologia del II libro, e all’“enciclopedismo” di Plinio in relazione alla Sofistica; la presidente di questa sessione, Elisa Romano (Università di Pavia), è fra i maggiori esperti, tra l’altro, di storia della cultura e della scienza all’epoca di Plinio. La seconda mezza giornata, presieduta da Chiara Torre, docente di letteratura latina all’Università Statale di Milano, si apre con la relazione di Stefano Maso (Università Ca’ Foscari, Venezia) intorno a Plinio e il senso della morte, per passare all’indagine lessicale di Fabrizio Feraco (Università della Calabria) sull’umanità delle piante in Plinio e al libro XXXV, analizzato da Massimiliano Papini (Università di Roma, La Sapienza) dal punto di vista delle fonti per la pittura; chiude i lavori Paolo Luca Bernardini (Università dell’Insubria e membro del Comitato Plinio23), che ha scelto di illustrare, come episodio significativo della fortuna di Plinio in età moderna, le Disquisitiones Plinianae di Antogioseffo Della Torre di Rezzonico (Como, 1709-Parma, 1785), pubblicate in due voll. in folio a Parma, rispettivamente nel 1763 (I) e nel 1767 (II).

L’incontro rientra nelle iniziative in preparazione del XXV World Congress of Philosophy, Rome 2024, intitolato Philosophy across Boundaries. Questo non è un caso: Plinio, intrecciando il fantastico e il razionale, varca i confini tra fiction e scienza e, nella scienza, fra Natur- e Geisteswissenschaften, o fra discipline STEM e Humanities; e va oltre questi confini – per citare ancora la Prefazione di Calvino – perché, nei 37 libri della Naturalis Historia, la natura è vista “come ciò che è esterno all’uomo ma che non si distingue da ciò che è più intrinseco alla sua mente, l’alfabeto dei sogni, il cifrario dell’immaginazione, senza il quale non si dà né ragione, né pensiero”.

Un articolo di

Elisabetta Cattanei

Docente di Storia della Filosofia antica - Università Cattolica

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