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Coltivare la speranza, un modello guida

21 maggio 2025

Coltivare la speranza, un modello guida

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La speranza in un acronimo. È possibile, secondo lo psicologo clinico americano Anthony Scioli, spiegare scientificamente le caratteristiche della speranza con “MASS”, ovvero i concetti di Maestry (padronanza), Attachment (attaccamento), Survival (sopravvivenza), Spirituality (spiritualità). Questi pilastri sono, infatti, utili a comprendere su cosa si fonda la speranza e come si può supportare la vita delle persone.

«Dei quattro quello più importante è l’attaccamento perché si basa sulla certezza che ci sia sempre qualcuno di fiducia su cui contare perché noi abbiamo bisogno di relazioni» – ha spiegato lo scorso 19 maggio il professore del Keene State College alla University of Rhode Island (USA), invitato dalla Facoltà di Psicologia a tenere una lectio durante l’iniziativa di Ateneo sulla speranza nell’anno giubilare.

Ci sono poi la padronanza, ossia la capacità di controllo, di pianificare il futuro e guardare avanti, la sopravvivenza che si ancora nel coraggio di vivere ma anche nella consapevolezza che siamo mortali, e la spiritualità a ricordarci che non siamo onnipotenti, e che c’è qualcosa che ci trascende. Emblematico è l’esempio portato da Scioli per raffigurare tutti questi elementi, il film Il mago di Oz dove ciascuno dei personaggi ne incarna uno. Citando l’Antigone di Sofocle, poi, il professore ha evidenziato quanto siano «meravigliosi gli esseri umani nel cercare di plasmare il loro destino, pieni di risorse nel tentativo di soddisfare i propri bisogni e aperti alla spiritualità laddove non si riesca a soddisfarli». 

Scioli ha spiegato il metodo di lavoro sperimentale, applicato con diversi gruppi di persone, per definire la speranza. Si utilizzano il linguaggio filosofico che lavora con metafore e immagini, l’approccio cognitivo-comportamentale che permette di trasformare i pensieri negativi in pensieri positivi e l’approccio meditativo basato su una sorta di autoipnosi che implica esercizi di profondo rilassamento.  

Il modello interdisciplinare di speranza MASS utilizza scale psicometriche e un questionario attraverso il quale è stato possibile verificare ad esempio che il gruppo di studio che ha visto il famoso discorso del 1963 di Martin Luther King “I have a dream” ha incrementato sensibilmente la speranza, mentre non è successo al gruppo di controllo che non l’ha visto.

Al concetto di speranza è strettamente legato anche quello di disperazione che il professore ha studiato in relazione al rischio di comportamenti violenti e/o autolesionistici fino ad arrivare al suicidio. La disperazione si può associare al sentirsi alienati (in questo caso manca l’attachment), condannati (è in crisi la categoria survival) o impotenti (si è privi della padronanza). In molti casi è legata al bullismo oppresso o a una storia traumatica di abbandono dei genitori durante l'infanzia. 

Nel complesso Scioli ha identificato nove tipi di disperazione e li ha applicati a gruppi specifici, come i veterani e le donne con disturbo da stress post traumatico dovuto a un tumore. «Qui entrano in gioco per esempio l’autodistruttività, il non prendersi cura di sé, correlati al senso di impotenza». Nei casi di malattia (e anche le sue sperimentazioni con i malati di HIV l’hanno dimostrato) la speranza è determinante più dell’aiuto prettamente medico e farmacologico. E in particolare entrano qui in gioco gli aspetti attachment e spiritualità.

 

Tutti gli ambiti della vita sono attraversati, dunque, dalla capacità di sperare che ha degli aspetti innati ma che può essere anche coltivata. Come ha dichiarato il preside Alessandro Antonietti introducendo il seminario «il contributo della psicologia, da un lato, è quello di capire come le persone sperimentano la speranza, o la mancanza di speranza, e dall’altro è quello di sostenere e di aumentare il livello di speranza nella popolazione». Questo vale in generale ma anche in fasce della popolazione specifiche come ha mostrato il professor Scioli e come dimostrano gli esiti di molte ricerche della Facoltà e del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica che sono state presentate nel corso del seminario da un rappresentante a nome del gruppo di ricerca. 

È in corso, ad esempio, un progetto condotto dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo che quest’anno ha valutato le opinioni dei ragazzi e delle ragazze a proposito della speranza. Dal Rapporto è emerso che «in questi momenti carichi di ansia e preoccupazione, la speranza offre la possibilità di riscoprire un orizzonte di senso e di futuro, di sperimentare una vita piena per sé e per gli altri dove l'impegno civico e solidale trova spazio e offre categorie di senso – ha detto la psicologa Elena Marta

Un altro filone di ricerca si riferisce ai giovani adulti che, in particolare dopo la pandemia, hanno vissuto una sfiducia nel futuro e nelle proprie capacità. Un’indagine raccontata in sintesi dalla psicologa Stefania Balzarotti ha proposto attività progettate per identificare i propri obiettivi, riflettere sui potenziali ostacoli, individuare strategie per superarli con maggiore consapevolezza delle proprie competenze e risorse. «Le evidenze scientifiche rimandano alla speranza come risorsa psicologica che può aiutare a costruire e migliorare la capacità degli individui di gestire sfide significative della vita e periodi di transizione».

Entrando nel merito di una popolazione specifica come quella delle donne con diagnosi di cancro al seno, la psicologa Emanuela Saita ha sintetizzato lo studio condotto per cercare di indagare il nesso tra speranza e resilenza. In questo caso, «oltre alla diagnosi e alla rete sanitaria, il comfort della rete primaria gioca un ruolo essenziale per promuovere la speranza. Familiari e amici, nel ruolo di caregiver, rappresentano un ponte tra passato, presente e futuro e costituiscono un supporto pratico alla vita quotidiana e agli aspetti emotivi e di cura».

Poiché, come ha sottolineato il Preside, «abbiamo anche una competenza specifica nelle tecnologie e nella loro applicazione per promuovere il benessere» è stato presentato dagli psicologi Giuseppe Riva e Osmano Oasi un progetto di realtà virtuale immersiva progettato per aumentare il senso di speranza attraverso il potenziamento della funzione mentalizzante: «Combinando tecnologia e mentalizzazione, attraverso narrative interattive e esercizi guidati possiamo creare esperienze che non solo stimolano i sensi, ma incoraggiano a esplorare i propri pensieri, emozioni e credenze e promuovono una profonda comprensione di sé e degli altri».

Il seminario della Facoltà di Psicologia ha concluso la serie di convegni dedicati alla speranza dalle dodici Facoltà dell’Ateneo e il Rettore Elena Beccalli ha voluto intervenire ricordando le parole di Papa Francesco in occasione del centenario dell’Ateneo nel 2021 che definiva l’università come un “laboratorio di speranza”. «La storia della Facoltà di Psicologia è strettamente legata a quella dell'università attraverso gli studi psicologici pionieristici del nostro fondatore, Padre Agostino Gemelli. Si può affermare che la Scuola di Psicologia ha sempre "coltivato la speranza", rimanendo radicata in una visione antropologica incentrata sulla persona e attenta al progresso della ricerca. Sempre attenta ai cambiamenti, non ha mai abbandonato il suo legame con gli ideali fondanti dell'Università e coniuga la ricerca scientifica con il rigore della didattica e una specifica attenzione all'impegno sociale. Sono certa che la Facoltà di Psicologia continuerà a infondere speranza!».   
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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