In questa solennità del Sacro Cuore ci viene riproposta dalla liturgia l’immagine del Buon Pastore attraverso la descrizione toccante del profeta Ezechiele e la parabola evangelica contrassegnata dall’infinita misericordia di Dio che si concretizza nella ricerca appassionata dell’unica pecora perduta lasciando le altre novantanove. Sono particolarmente toccanti le parole con cui si conclude il testo di Ezechiele: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia». A ben vedere, sono le azioni che hanno trovato pieno compimento in Gesù Cristo e hanno caratterizzato tutto il suo agire e il suo insegnamento. Rappresentano anche il compito affidato ai suoi discepoli soprattutto nella solenne investitura di Pietro come capo e guida della sua Chiesa.
Nel Vangelo di Giovanni per tre volte Gesù risorto chiede a Pietro se lo ama veramente, invitandolo poi ogni volta a pascere il suo gregge. Commentando questo testo evangelico durante l’omelia della Messa di inizio pontificato, Papa Leone ha sottolineato la peculiarità e la rilevanza del compito affidato a Pietro e, attraverso di lui, a tutta la Chiesa. Si tratta di amare con la stessa intensità con cui Gesù ci ha amato. Affermava: «solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli; solo nell’amore di Dio Padre potrai amare i tuoi fratelli con un “di più”, cioè offrendo la vita per i tuoi fratelli» (Omelia, 18 maggio 2025). È la misura alta dell’amore che ci viene testimoniata dal Cuore del Buon Pastore, rappresentato appunto dal Sacro Cuore, che oggi festeggiamo anche come patrono del nostro Ateneo.
Lo facciamo quest’anno con una particolare gratitudine nei confronti di papa Francesco, ricordandolo con affetto per tutto quello che ha donato alla Chiesa e, in particolare, al nostro Ateneo. Abbiamo avuto il privilegio di averlo nella sede di Roma per presiedere la Santa Messa in occasione dei sessant’anni della Facoltà di Medicina e chirurgia (5 novembre 2021) e di ricevere un bellissimo Videomessaggio per i 100 anni del nostro Ateneo (19 dicembre 2021). Ma soprattutto ci è stato concesso di accompagnarlo nelle ultime fasi della sua vita mentre era ricoverato al Policlinico Gemelli e di salutarlo, tra gli ultimi a poterlo fare, pochi giorni prima della sua salita alla casa del Padre. In tutti questi anni ci ha sempre seguito con attenzione e premura lasciandoci, infine, un dono inaspettato e straordinario: la Lettera Enciclica Dilexit nos. Un testo indirizzato a tutta la chiesa e all’intera umanità, non meno importante delle lettere encicliche precedenti, soprattutto Laudato si’ e Fratelli tutti, e per noi particolarmente significativo perché pone in evidenza il valore teologico e spirituale, l’attualità sociale ed esistenziale, le implicazioni simboliche e culturali del riferimento al Sacro Cuore.
Come afferma nella prima parte del testo, occorre davvero “ritornare al cuore”: «In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte» (Dilexit nos, n. 9). «Prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali» (n. 29) – afferma ancora papa Francesco – ed è l’unica strada per affrontare le sfide del nostro tempo come già evidenziava il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes: «gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo» (Cfr. n. 10, citato nella DN al n. 28). Il Sacro Cuore può aiutarci a ritornare al centro e al senso vero di tutte le cose. È per questo che noi non consideriamo la dedicazione al Sacro Cuore un retaggio devozionale del passato, ma la risorsa più potente ed efficace di cui dispone il nostro Ateneo per realizzare la sua missione. Per approfondire questa prospettiva che la Dilexit nos ha riportato in primo piano con interessanti riflessioni e proposte, dedicheremo all’Enciclica il Seminario dei Docenti di teologia e degli Assistenti pastorali in programma dall’8 all11 settembre 2025 nelle sedi di Cremona e Piacenza.
Un tale riferimento non ci riporta indietro nel tempo e non ci estranea dal mondo, piuttosto ci chiama ad una testimonianza profetica e ci immette in un processo virtuoso e innovativo. Lo dimostra la storia straordinaria e “miracolosa” del nostro Ateneo che si è sviluppata grazie ai tanti cuori di professori, studenti e personale tecnico-amministrativo, toccati e trasformati dalla grazia del Sacro Cuore. Una storia costellata di esempi luminosi di santità come il Beato Giuseppe Toniolo, la Beata Armida Barelli, il Beato Contardo Ferrini, il Venerabile Giuseppe Lazzati e i diversi Servi di Dio che il nostro Ateneo può annoverare tra le sue figure più insigni. Potremo essere all’altezza di questo compito solo se avremo sempre forte la consapevolezza - come afferma Papa Francesco al temine della lettera - che «dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità». Ecco il senso ultimo del nostro lavoro accademico: “rendere possibile una nuova umanità”. E oggi abbiamo particolarmente bisogno di una nuova umanità che sappia affrontare le piccole e grandi sfide di ogni giorno.
Tra queste, quella del ridare speranza ad ogni cuore e all’intera umanità. Lo stiamo facendo declinando in modo quanto mai ricco e suggestivo i temi del Giubileo con i percorsi culturali e accademici del nostro Ateneo. Un’iniziativa davvero bella e coinvolgente che risponde ad una delle istanze più profonde dell’evento giubilare; rigenerare i cuori degli uomini e ridare vigore alla lotta contro le ingiustizie e le povertà. Per questo ogni giorno ricerchiamo, studiamo e volgiamo lo sguardo alle realtà più bisognose e nello stesso tempo più promettenti, come l’Africa verso cui abbiamo orientato il nostro articolato e significativo impegno per questo Anno Accademico, censendo e coordinando tante iniziative già avviate e altre che stanno prendendo forma.
Non meno interessante è la progettualità che sta dando forma al Campus solidale della sede Roma dove decine di progetti concorrono a dare visibilità al cuore grande del nostro Ateneo. Impressionante vedere la mostra con cui sono state documentate le oltre settanta iniziative solidali operanti a Roma, in Italia e a livello internazionale. Credo che non ci sia giorno in cui dal terreno fertile del nostro Ateneo non prendano forma nuove iniziative di solidarietà segno di un cuore che continua a battere all’unisono con il Cuore di Cristo e a dare linfa a quella “carità culturale ed educativa” che si esprime quotidianamente nella didattica, nella ricerca e nelle attività di terza missione. Così, da questo humus fecondo ispirato e sostenuto dal Cuore di Cristo prendono forma tante nuove iniziative che rispondono ai bisogni del nostro tempo. Che può fare, per esempio, un Ateneo per contrastare la devastante deriva bellicistica che sta infiammando e sconvolgendo il mondo? Molto, sia per costruire una cultura della pace a partire da tutti i campi del sapere sia con iniziative specifiche e innovative, come il nuovo Centro studi per la Pace denominato “International Peace Science Center” proposto dal professor Raul Caruso che prenderà avvio nei prossimi mesi.
Tutto questo, e tanto altro che qui non è possibile richiamare, ci ricorda che il Sacro Cuore vuole servirsi di noi, ha bisogno di noi, ancora oggi, come si è servito dei nostri fondatori che, con fede incrollabile, tutto hanno fatto per Lui e con Lui. Comprendiamo così quanto siano vere ed esigenti le seguenti parole dell’Enciclica, con cui concludo: «In mezzo al disastro lasciato dal male, il Cuore di Cristo ha voluto avere bisogno della nostra collaborazione per ricostruire il bene e la bellezza» (Dilexit nos, n. 182). Grazie Signore perché il tuo Sacro Cuore ricorda a tutti noi qui presenti, al nostro Ateneo e all’intera umanità che ci ami infinitamente e, nonostante tutto, ti fidi di noi! Amen.