Non è un compito facile in un tempo di grave crisi mondiale, in cui si contano 120 conflitti con circa 130 milioni di sfollati che portano a riconsiderare il tema della cooperazione allo sviluppo e della difficoltà a operare tagli ai servizi in relazione alle risorse scarse di cui si dispone.
Ha capito bene il problema papa Francesco, il quale ha detto chiaramente che l’Occidente ricco non ha paura dei migranti, ma dei poveri. Lo ha dimostrato la vicenda della guerra in Ucraina che ha visto una maggior disponibilità all’accoglienza di chi è più simile a noi. «Chi è più distante dalla nostra geografia e cultura (chi arriva con i barconi, per intenderci) fa più paura e trova meno predisposizione all’accoglienza. E pensare che i 122 milioni di sfollati e rifugiati rimangono vicino a casa loro, non arrivano in Europa, solo lo 0,8% giunge presso le nostre coste e causa tanta ansia e aurea negativa anche se tanti arrivano con capacità e talenti ben spendibili nel mondo professionale italiano».
Di qui la considerazione di Chiara Cardoletti: «Occorre essere aperti a un mondo che sta cambiando, un mondo dove la migrazione è più presente ed è inevitabile nonostante i muri che vengono innalzati. È un mondo che va capito e gestito, mettendosi in discussione per poter dare opportunità a chi è diverso da noi. A volte non è facile perché i migranti sono persone che hanno visto di tutto, sono traumatizzate e parlano poco delle loro sofferenze».
La crisi della solidarietà è la crisi della paura: se si ha paura si smette di essere solidali. Di qui il supporto di UNHCR al Governo nel gestire l’accoglienza invitando a chiudere gli attuali centri per consentire un’accoglienza più umana, per creare percorsi più individualizzati, non abbandonando i migranti a loro stessi ma offrendo maggiori supporti con meccanismi creativi.
A moderare l’incontro è stata la giornalista di “Avvenire” Antonella Mariani, la quale ha sottolineato l’impegno di Chiara Cardoletti nel garantire i diritti primari alle persone in movimento in un contesto professionale di stress, cambi di località, difficoltà, sofferenza per quanto visto, dimostrando una grande passione per il suo lavoro e per l’umanità, oltre l’aspetto burocratico.
A tal proposito e in relazione alla sua esperienza personale, la relatrice ha chiuso il suo intervento con questo invito alle studentesse e agli studenti presenti: «Scegliete nella vostra vita e nel lavoro quello che vi appassiona, vedrete che poi le cose difficili diventeranno facili e gestibili».