Nella pagina di Wikipedia dedicata a Domitilla Picozzi ci sono più titoli vinti di quante siano le informazioni su di lei. Quasi a sottolineare, inconsapevolmente, la pragmaticità di chi è abituato a raggiungere il suo obiettivo, a conquistarlo sottovoce, senza mai dover fare appello alla retorica del sacrificio. Anche se da sempre i sacrifici sono il rotore dell’orologio della sua vita. Lo sa bene chi continua con pervicacia a fare sport ad alto livello dopo aver scelto di frequentare l’università.
Proprio come ha fatto Domitilla, attaccante del Setterosa e capitano della SIS Roma. «Mia mamma mi ha buttato in acqua quando avevo solo un anno» spiega la 26enne mentre sta andando ad uno degli ultimi allenamenti prima dell’inizio dei Giochi olimpici di Parigi 2024. Fu tutta colpa della sua pediatra. «Lei consigliò a mia mamma di portarmi in piscina, e da allora l’acqua è sempre stato il mio elemento». Lo è stato fin da subito, quando si innamorò della pallanuoto grazie alla squadra (maschile) che si allenava nella piscina sotto casa.
«L’allenatore, Daniele Cianfriglia, mi ha trasmesso una passione immediata» racconta Domitilla. «Ci sono stati periodi in cui la piscina era per me più casa della mia vera casa. E credo che questo possa accadere solo attraverso lo sport, perché ti permette di affrontare sfide di crescita importanti. Da un lato, essere cresciuta in un ambiente come quello è una grande fortuna. Dall’altro, senza la mia famiglia tutto questo non sarebbe stato possibile, soprattutto in una città come Roma».
Per anni Domitilla ha attraversato la capitale da nord a sud. Oggi si allena a Ostia, nell’hub della SIS Roma. «Essere capitano è un grande onore e anche una grande responsabilità. Devi saper dare l’esempio. Ma per me è stato più facile, perché ho avuto un grande allenatore come Marco Capanna e ottime compagne di squadra». Negli ultimi cinque anni, da studentessa-atleta all’Università Cattolica, ha vinto tre volte la Coppa Italia con le giallorosse e ha conquistato con la Nazionale le medaglie di bronzo agli Europei di Spalato e ai Mondiali di Fukuoka.
Già, perché Domitilla si è laureata a marzo in Medicina e Chirurgia, a Roma. «Credo che lo sport mi abbia aiutato tantissimo in questi anni, perché l’università per me è stata la valvola di sfogo dalle fatiche dell’attività sportiva, e la pallanuoto ha avuto lo stesso ruolo durante le sessioni d’esame» racconta la campionessa. «La parte più complicata è stata l’inizio. Al primo anno ho pensato seriamente di dover scegliere: la piscina e lo studio non mi sembravano più compatibili. Ma i miei genitori mi hanno aiutato, e alla fine ce l’ho fatta, anche grazie ai professori».
Docenti come Francesco Franceschi e Marcello Candelli, con i quali ha scelto di preparare la tesi in Medicina d'urgenza. O Daniela Chieffo, insieme alla quale oggi Domitilla torna sempre volentieri al Gemelli, con il Setterosa al gran completo, per andare a trovare i bambini di Neuropsichiatria infantile, Oncologia e Neurochirurgia pediatrica. Tra sue le vittorie più belle, c’è proprio quel bronzo al Mondiale del 2023, mentre preparava gli ultimi esami di Medicina. «Arrivavamo dalla medaglia di bronzo agli Europei, nel 2022. Ma anche da un duro colpo, la mancata qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo. Avevamo un riferimento, gli Stati Uniti. Così ci siamo allenate un’estate intera con la bandiera a stelle e strisce a bordo vasca. E quando nei quarti di finale abbiamo incontrato e battuto proprio le americane, che non perdevano un quarto da 15 anni, è stato indimenticabile».
Poi ci sono le vittorie con la SIS Roma, come la terza Coppa Italia vinta ad aprile da underdog. «Il 2024 è l’anno degli obiettivi. La laurea, la Coppa Italia, e adesso le mie prime Olimpiadi. Fare l’atleta di lavoro è una gran fortuna. Mi piacerebbe iniziare la specializzazione e probabilmente dovrò separare i due ambiti. Ma la prossima stagione sarò ancora in piscina». Prima, però, c’è «il sogno di una bambina», come lo definisce lei. Quelle Olimpiadi che «arrivano dopo tanti alti e tanti bassi». Quelle che «mettono ansia, ma è un’ansia che fa bene». Quelle che «fanno incanalare tutta la positività, perché bisogna arrivare pronte», perché «l’Italia è una squadra che gioca veramente bene quando è coesa, quando siamo in acqua l’una per l’altra».
Il Setterosa di Carlo Silipo è una Nazionale giovane, con 11 esordienti alle Olimpiadi su 13, e la prima partita proprio con la Francia, che gioca in casa, sarà insidiosissima. Ma il sogno olimpico è alle porte, e Domitilla oggi dice «brava» a quella bimba che la madre buttò in piscina così piccola, e che dall’acqua non uscì più. «Le dico brava perché non si è mai persa d’animo, ha sempre mantenuto viva la scintilla dentro di sé. Anche quando ci sarebbero volute giornate da 48 ore». Che poi è quello che su Wikipedia non c’è scritto, eppure si legge benissimo nel suo sorriso, mentre chiude il borsone per l’ennesimo allenamento, ed è pronta a partire per Parigi.