Del resto, ha fatto eco la docente di Lingua, traduzione e linguistica tedesca Federica Missaglia, «il valore aggiunto e la specificità delle nostre laureate e dei nostri laureati sta nel fatto che la lora formazione si fonda su due pilastri: le competenze molto elevate in almeno due lingue europee e non, le conoscenze acquisite anche in altre discipline, come quelle dell’economia, della politica, della comunicazione e naturalmente della letteratura». Va poi sfatata la credenza che una lingua sia migliore delle altre nell’aprire al mondo del lavoro. «I nostri giovani devono essere in grado di comunicare con persone appartenenti a nazioni e a gruppi linguistici differenti. Pertanto, il nostro obiettivo è aspirare al plurilinguismo e a conoscere più lingue. Proprio per questo la Facoltà prevede nei suoi programmi lo studio di almeno due se non addirittura tre lingue».
In realtà, «quello che in questo momento stanno chiedendo le aziende sono soprattutto competenze trasversali», ha precisato Chiara Frigerio, docente di Gestione delle risorse umane e dei progetti. «Ed è proprio questo l’elemento chiave che rende spendibili nel mondo professionale i laureati in discipline linguistiche che, in virtù della solida preparazione, della grande memoria e della capacità analitica di cui sono dotati, sanno sfidare problemi complessi. Credo che in futuro sia quanto mai importante poter contare su questo mix di skill piuttosto che su conoscenze specialistiche». In concreto quali sono gli ambiti in cui un laureato in lingue trova facilmente lavoro? «Si va dalle aziende nazionali a quelle globali fino ad arrivare alle organizzazioni internazionali e a tutto il mondo della pubblica amministrazione. Senza dimenticare tutto il tessuto delle Pmi che rappresentano una rilevante fonte di lavoro, soprattutto quelle dalla forte vocazione internazionale», ha concluso Frigerio.
Ma nell’era dell’Intelligenza artificiale alcune professioni, più di altre, potrebbero essere penalizzate. Come far fronte a tale rischio? «La nostra Facoltà ha attivato da alcuni anni un corso di laurea magistrale in Linguistic Computing, totalmente in lingua inglese, coordinato dal professor Marco Passarotti, vincitore di un Erc, e destinato alla gestione dell’elemento linguistico da parte di chi si occupa, per esempio, di Sentiment analysis per ragioni di marketing o promozioni di attività in sede politica ed elettorale», ha affermato il preside Gobber. «È necessario sapere in che modo preparare i documenti e i testi affinché uno strumento di intelligenza artificiale possa estrapolare le informazioni necessarie. La qualità linguistica dei dati significa, ad esempio, fare il cosiddetto tagging, ossia dotare ogni elemento linguistico di indicazioni che permettano alla macchina di classificarlo nel modo corretto. Tutto questo richiede un’accurata preparazione tecnica che alcuni insegnamenti di questa laurea magistrale, dove partecipano in qualità di consulenti anche rappresentanti delle Big Tech, sono in grado di fornire».