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Melodramma, l’italiano all’opera

27 gennaio 2025

Melodramma, l’italiano all’opera

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Insegnare l’italiano come seconda lingua in Italia e all’estero in presenza e a distanza secondo le più attuali e moderne metodologie è l’obiettivo del master “Didattica dell’italiano L2” promosso dalla Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica.

Il master ha festeggiato i suoi vent’anni di vita diplomando gli studenti della XIX edizione lo scorso giovedì 23 gennaio nell’Aula Magna di largo Gemelli. L’evento, promosso insieme con la Facoltà, l’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche e il Servizio linguistico di Ateneo, ha avuto un ospite speciale, il professor Paolo D’Achille che è intervenuto dopo i saluti del preside della Facoltà di Scienze linguistiche Giovanni Gobber, l’introduzione della direttrice del Master Maria Teresa Zanola e della co-direttrice Silvia Gilardoni. Il presidente dell’Accademia della Crusca e docente all’Università di Roma Tre, è intervenuto sul tema scelto per l’incontro, l’italiano lingua dell’opera, proprio dopo che il canto lirico è diventato patrimonio dell’Unesco. Il docente ha ricordato le origini del melodramma e ha ripercorso le tappe principali del suo sviluppo dagli esordi alla fine del Cinquecento fino a oggi, sottolineando l’importanza della lingua italiana per il melodramma per le sue caratteristiche fonologiche e tonetiche.
 

 

«Il più grande sviluppo del melodramma è nel Seicento e nel Settecento quando l’italiano riesce a mantenere un ruolo di prestigio in Europa – ha dichiarato D’Achille.  Oggi c’è un nuovo rilancio con la prassi di adoperare i libretti in lingua originaria perché mentre prima c’erano versioni locali e le opere tedesche si traducevano in italiano e le opere italiane si traducevano in francese, ora si svolgono in lingua originale – ha continuato il professore –. L’italiano ha dato libretti a molte opere di Händel, a tre capolavori di Mozart e poi a tutto il patrimonio italiano, da Rossini a Bellini, a Donizzetti a Verdi, a Puccini». 

Oggi nei conservatori l’italiano è una lingua obbligatoria e ce ne accorgiamo perché oggi sulle scene cantano in italiano molti cantanti internazionali. Il problema è che la lingua del melodramma è diversa dall’italiano contemporaneo. «Noi trascuriamo la lingua italiana del melodramma che conta tante parole (come desio, avello per indicare la tomba ma anche in generale la morte, i vanni, le ali degli angeli che da Dante passano all’Aida».

Avere docenti preparati che conoscano l’italiano del melodramma è fondamentale e per questo il presidente della Crusca è lieto di aver avviato una collaborazione con l’Università Cattolica con cui, tra l’altro è già stato condiviso un progetto nazionale dedicato alla lingua della moda in italiano e in francese, con testi che servono a costituire un glossario della moda all’opera che sarà collocato sul sito dell’Accademia della Crusca. 

In generale «la lingua italiana acquisisce sempre più spazio a livello internazionale, è la lingua scelta da papa Francesco per le comunicazioni istituzionali, tranne che nei Paesi ispanici – ha detto Zanola in apertura del convegno –. Questa forza dell’italiano deve essere sempre più consapevolmente usata perché gradita». Per questo il Master in Didattica dell’italiano L2 è importante: approfondisce l’italiano nella sua funzione sociale con interventi di inclusione, esprime un enorme patrimonio artistico, e ha un grande impatto professionale.

La giornata si è conclusa con la cerimonia di proclamazione della XIX edizione del Master e della VI edizione dello stesso Master a distanza, e con un concerto, presentato da Diego Fiorini, presidente Teatro Verdi di Pisa, sul tema “Voi che sapete… Viaggio musicale fra le melodie antiche e le arie d’opera italiane” con il soprano Francesca Mercuriali e il pianista Gianluca Cremona.
 

 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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