Erano gli inizi degli anni Novanta: la minaccia della Guerra Fredda si stava dissolvendo, un nuovo ordine mondiale prendeva forma e la globalizzazione muoveva i primi passi con crescente intensità. È in questo contesto storico di profondi cambiamenti che, trent’anni fa, nasceva l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (Aseri), collocata nei suggestivi “villini” di via San Vittore 18. Fondata nel 1995 dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il sostegno della Camera di Commercio di Milano, Aseri è da allora un punto di riferimento per comprendere la complessità della scena internazionale e un laboratorio d’eccellenza per la formazione di qualificati professionisti.
Per celebrare l’importante anniversario, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha organizzato, venerdì 4 e sabato 5 luglio, due giornate di dialogo e confronto. Un doppio appuntamento che ha chiamato a raccolta docenti e visiting professor che, con la loro competenza, hanno offerto strumenti per leggere l’intricato contesto globale. Presenti anche numerosi alumni e alumnae che, dopo il percorso formativo in Aseri, oggi ricoprono ruoli di rilievo in organizzazioni e realtà della società civile globale.
Un evento rievocativo che ha ripercorso le tappe di un’istituzione, definita dal Rettore Elena Beccalli nel messaggio per il Trentennale letto dal Direttore di Aseri Damiano Palano, «frutto di un’alleanza strategica di successo tra accademia, istituzioni pubbliche e private e società civile». Un concetto ribadito dall’Ambasciatore Riccardo Guariglia, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha ricordato come questa occasione offra «un’opportunità di riflessione sul valore delle collaborazioni tra istituzioni statali e mondo universitario». Ha poi aggiunto: «Con i suoi trent’anni Aseri è ancora giovane, ma è ormai entrata nella piena fase della maturità e della consapevolezza avendo presidiato fasi storiche cruciali sul fronte delle relazioni internazionali». Basti pensare, per esempio, alla guerra di Bosnia-Erzegovina, alla prima guerra in Cecenia, all’uccisione del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, all’allargamento dell’Unione europea ad Austria, Finlandia e Svezia. «Anche oggi abbiamo guerre in Europa, attraversiamo una nuova fase di instabilità in Medio Oriente, discutiamo di allargamento europeo». Ma ciò che più colpisce sono la «mancanza di fiducia», la «competizione agguerrita», la «disumanizzazione dei rapporti», tutti tratti dominanti del sistema internazionale attuale che ne minano le «fattezze di comunità». Occorre allora recuperare, ha suggerito l’Ambasciatore Guariglia, quello «spirito comunitario che l’Italia non ha mai smesso di condividere: non si tratta di ritornare al passato ma di salvaguardare le regole della convivenza». Da qui l’importanza di «formare nuove generazioni di leader globali e investire nel capitale umano, vera forza delle istituzioni e della stessa Farnesina».