Competenza e crescita. In questo binomio è riconducibile tutto il percorso universitario di Fiammetta Fortunato, alumna della Facoltà di Giurisprudenza. Gli anni di studio in Università Cattolica per Fiammetta sono stati infatti anni per imparare e crescere, non solo attraverso i libri.
«Non saprei dire se la Cattolica abbia fatto nascere in me nuovi interessi, ma sicuramente è stato terreno fertile per quelli che avevo già e mi ha spinto a vivere nuove esperienze» afferma Fiammetta, che racconta di aver sempre voluto fare volontariato e tramite il Centro pastorale e il Programma Be present dell’Ateneo è entrata in contatto con la Comunità di Sant’Egidio, con cui ha svolto, ogni domenica per tre anni, volontariato presso la “Scuola della pace” di Corvetto, dove non solo ha aiutato i bambini delle scuole elementari - figli di famiglie immigrate - nello svolgimento dei compiti, ma soprattutto ha potuto costruire «rapporti solidi di fiducia, cercando di educare loro, e me stessa allo stesso tempo, alla pace».
Sensibile ed attenta alle tematiche della collettività e alla tutela dei diritti fondamentali, Fiammetta, non a caso, ha concluso il corso di laurea a ciclo unico in Giurisprudenza con una tesi in Diritto dell’Unione europea dal titolo Il percorso di adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, elaborata con il professore Andrea Santini come relatore.
Fresca della sua laurea magistrale, discussa lo scorso 16 aprile, Fiammetta ha ricordi nitidi di tutte le esperienze e le emozioni vissute nei suoi anni da studente.
Come rammenta infatti chiaramente il suo primo esame da matricola «Era il 2020 ed eravamo in piena pandemia da Covid. Ero tornata dalla mia famiglia, a Salerno, l’8 marzo, proprio il giorno in cui avevano chiuso tutto e impedito gli spostamenti. Poco più di un mese dopo avrei avuto il parziale di Diritto privato. È stato uno dei pochissimi esami, se non forse l’unico, in cui il giorno prima non ho studiato. Mi sentivo tranquilla e preparata. Era un esame che avevo iniziato a studiare da novembre con altri miei compagni di corso, interrogandoci settimanalmente».
Così racconta, con precisione, la sua ultima “notte prima dell’esame”, la notte che precede l’ultimo esame universitario, la notte che porta all’ultimo ostacolo da superare e che fa intravedere, più da vicino, il traguardo conclusivo della laurea.
«Quella che considero la mia vera ultima “notte prima dell’esame” – spiega l’alumna - è stata quella del 18 dicembre 2024, il giorno dopo avrei avuto l’ultimo esame orale della mia carriera universitaria, Diritto penale II con il professore Luciano Eusebi. In realtà però l’ultimo mio vero esame è stato quello scritto di Diritto internazionale privato con il professor Pietro Franzina, che ho sostenuto a fine gennaio scorso. Avendo sostenuto praticamente solo esami orali, se non un paio scritti, per me l’ultimo era quindi quello di Penale II. L’ho vissuto proprio come se fosse l’ultimo esame: l’ultima volta in cui mi sarei trovata di fronte a dei professori, pronti a farmi domande e a valutare le mie competenze. Nonostante sia una persona molto ansiosa, la notte prima degli esami ho sempre dormito e quella del 18 dicembre anche. I pensieri, però, erano davvero tanti, ma soprattutto era un po’ una scommessa con me stessa e con l’ansia che, specialmente nelle ultime prove, purtroppo mi ha accompagnato: desideravo proprio godermi l’esame, avevo studiato tanto ed è stato uno degli esami che ho trovato più interessanti dell’intero percorso di studi».
Fiammetta è una ragazza brillante e ironica che fa notare come «anche se l’esame non è solo il voto conclusivo, mi fa sorridere che il voto del mio primo esame - Diritto privato dato ad aprile 2020 - sia stato un 27, che è il medesimo ricevuto per quello che io considero il mio ultimo vero esame universitario». Ma Fiammetta è anche una ragazza seria, assennata, con valori profondi che infatti racconta che la notta prima della discussione della sua laura era certo un po’ tesa ma ha dormito, il suo unico pensiero era solo quello di fare bene per se stessa, ma soprattutto rendere orgogliosi i propri genitori: «Speravo di potermi girare a guardare i loro occhi, dopo la discussione, e vederli soddisfatti».