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Vis Moot, il team Unicatt nella Top 16

10 aprile 2024

Vis Moot, il team Unicatt nella Top 16

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Sei studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica – Anna Bellantoni, Fiammetta Fortunato, Maura Lospalluti, Federica Pepe, Marta Ru e Brando Vecchietti – hanno portato i colori dell'Ateneo alla trentunesima edizione del Willem C. Vis International Commercial Arbitration Moot, una competizione internazionale che simula un giudizio arbitrale volto a dirimere una lite riguardante una vendita di merci. L’Università Cattolica partecipa da anni al Vis Moot, ma la squadra che ha preso parte a questa edizione è riuscita a raggiungere, a fine marzo, un risultato particolarmente brillante: è stata l’unica squadra italiana ad accedere all’ultima fase delle finali (riservata a 64 squadre), posizionandosi alla fine tra le prime sedici del torneo, sulle 373 squadre partecipanti, provenienti da tutto il mondo (al primo posto si è piazzata la Bucerius Law School di Amburgo).

«Il Vis è stata un’esperienza formativa come poche altre» dice Fiammetta Fortunato, studentessa del quinto anno. «Certo, gli sforzi sono stati importanti, specie nella prima parte della competizione in cui abbiamo dovuto cimentarci con la stesura in inglese di due memorie difensive. Ma ogni fatica è stata ripagata dal bellissimo risultato raggiunto».

«All’inizio ero incerta, non sapevo bene quante energie valesse la pena investire su un’attività come Il Vis Moot» spiega Marta Ru, iscritta al quarto anno. «Ora non ho dubbi nel dire che è stata la scelta migliore che potessi fare. Ho imparato a utilizzare le banche dati specialistiche di dottrina e giurisprudenza e a costruire in modo chiaro e persuasivo un’argomentazione giuridica».

Nella seconda parte della competizione i Mooties sono stati ospitati da diversi studi legali, tra cui LCA Studio Legale, che da anni sostiene la squadra dell’Università Cattolica, per esercitarsi e ricevere osservazioni e consigli. «Poter conoscere dall’interno alcuni dei più rinomati studi legali milanesi è uno dei tanti benefici indiretti del partecipare alla competizione» dice Brando Vecchietti, studente del quinto anno. «Sono certo che questi contatti mi saranno di grande aiuto quando cercherò uno studio a cui propormi dopo la laurea».

«Una delle cose che ho più apprezzato del Vis è stata l’opportunità di incontrare studenti e professionisti di tutto il mondo. Questo non solo durante i Pre-Moot di Belgrado e Copenaghen e durante le finali di Vienna, ma anche in occasione delle esercitazioni svoltesi online», rimarca Anna Bellantoni.

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Chiedendogli se lo rifarebbe, Federica Pepe, anche lei studentessa del quinto anno, risponde «assolutamente sì!». Il Vis, aggiunge, «è stata una delle esperienze più arricchenti della mia carriera universitaria. È stato molto gratificante vedere come le persone che ci hanno arbitrato a Vienna abbiano apprezzato il nostro modo di costruire ragionamenti giuridici e il nostro stile di esposizione».

Cosa c’è dietro questo bel risultato? «In primo luogo l’impegno personale di Anna, Brando, Federica, Fiammetta, Marta e Maura», risponde Pietro Franzina, professore di diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza e direttore dell’Istituto di Studi Internazionali. «Poi il fondamentale aiuto assicurato dai coaches della squadra, gli ex studenti Andrea Melchionda, Gregorio Scrima, Ilaria Beretta e Pierstefano Scirè, e così pure dalle junior coaches Anna Virginia Esposito, Sofia Mazzola, Francesca Ravera e Beatrice Zattra, tutti guidati dai supervisors Caterina Benini e Ruggero Magagna».

«Ciò che ha funzionato - continua il prof. Franzina - è anche la collaudata combinazione di tradizione e innovazione con cui i nostri Mooties si preparano al Vis: da un lato, gli studenti selezionati sviluppano una solida conoscenza del diritto dell’arbitrato e del diritto internazionale privato, andando ben oltre ciò che si spiega a lezione; dall’altro, si formano delle competenze che non è sempre facile acquisire con un approccio tradizionale allo studio del diritto, imparando a lavorare in squadra, a parlare in pubblico e a costruire argomentazioni chiare ed efficaci. Si tratta di un percorso che punta a far emergere il talento di ogni componente Mootie e a combinare i punti di forza di ciascuno in modo da produrre risultati utili alla squadra nel suo insieme».

«Accompagnare gli studenti in una competizione come il Vis Moot richiede tempo ed energie» riconosce Caterina Benini, oggi assegnista di ricerca e in passato coach della squadra per molte edizioni. «Ma si tratta di un impegno a cui, anno dopo anno, viene naturale offrire ai nuovi studenti selezionati per far parte della squadra. Nella comunità che si è formata all’interno dell’Ateneo attorno al Vis Moot vi si è consolidata in questo senso una bella tradizione: alla fine di ogni edizione, alcuni dei Mooties uscenti decidono di affiancare i coaches come junior coaches dell’edizione successiva. In questo modo, i benefici di questa esperienza non restano confinati alla squadra che prende parte alla competizione in una singola edizione, ma si trasmettono di anno in anno».

In definitiva, quali insegnamenti si traggono da una competizione del genere? «Che è essenziale, da studenti, accettare nuove sfide e uscire dal seminato, perché solo in questo modo si iniziano a mettere le “mani in pasta” e a capire davvero cosa vogliamo fare dopo la laurea», conclude Maura Lospalluti, che pochi giorni dopo le finali del Vis Moot a Vienna ha brillantemente concluso il suo percorso universitario con un rotondo 110 e lode.

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