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In viaggio per ITACA

21 luglio 2025

In viaggio per ITACA

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«Sono felicissima: per un mese potrò dedicarmi totalmente al mio primo paper accademico, immergendomi nella realtà del posto, incontrando le persone, raccogliendo testimonianze di primaMaddalena Scribanis mano. Per me è un primo passo importante nella direzione giusta. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma spero che lo studio possa diventare anche la mia professione», racconta Maddalena Scribanis, 25 anni, di Pavia, prima di partire per Nairobi, dove, per la sua tesi di dottorato, si concentrerà su come sia possibile fare impresa anche negli slum della capitale keniota – non solo nei suoi ipermoderni grattacieli.

A metà luglio la raggiungerà Erica Negro, 33 anni, di Chiampo (Vicenza), sua compagna di studi all’Università Cattolica. Il progetto riguarda, in questo caso, le imprese sociali attive a Nairobi e i benefici che generano per le comunità locali. Per esempio, analizzerà in che modo – e a quali condizioni – un’azienda che lavora la frutta possa contribuire allo sviluppo delle aree agricole. «Studi come questo non possono che svolgersi sul campo: bisogna vedere con i propri occhi, ascoltare la gente nei luoghi in cui vive e lavora, per capire davvero come stanno le cose e cercare di offrire un contributo scientifico utile», spiega.

Maddalena Scribanis ed Erica Negro sono le prime due dottorande dell’ateneo di largo Gemelli a beneficiare di ITACA, un progetto per l’internazionalizzazione del mondo accademico italiano in Africa, come suggerisce l’acronimo (Internationalizing ITalianACademia with Africa), incentrato sulla mobilità e sulla cooperazione tra università.

Finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con circa 2 milioni di euro provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma promuove lo scambio di docenti, dottorandi e studenti tra quattro atenei italiani (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Università Politecnica delle Marche, Università degli Studi di Torino) e dieci università africane presenti in altrettanti Paesi (Etiopia, Ghana, Kenya, Madagascar, Marocco, Mozambico, Rwanda, Tunisia, Uganda, Zimbabwe). I principali ambiti di ricerca includono green economy, sostenibilità, economia della creatività (orange economy), agroalimentare, energia e risorse idriche.

Conclusasi la lunga fase preparatoria, gli scambi sono entrati nel vivo proprio in queste settimane. Dopo le due dottorande, partiranno anche alcuni studenti delle lauree magistrali, per sviluppare le proprie tesi. Tra settembre e ottobre sarà invece la volta dei partecipanti africani: 40 tra docenti e dottorandi (tra gli uni e gli altri 16 ospitati in Cattolica) e 70 studenti (8 sempre a largo Gemelli).
«Il progetto si basa su una logica win-win: per il mondo accademico italiano si tratta di un’occasione per confrontarsi con il continente africano e poter apprendere nuove conoscenze e metodologie proprie di quel contesto; per quello africano, un’opportunità per integrare il proprio modello formativo con quello occidentale», spiega Giacomo Ciambotti, coordinatore di ITACA e docente alla Facoltà di Economia e all’Alta Scuola Impresa e Società (ALTIS) della Cattolica, ente capofila dell’iniziativa.

In quest’ottica, oltre alla mobilità, ITACA punta anche alla creazione di corsi congiunti con le Università africane. A Milano, ad esempio, tra ottobre e dicembre prenderà il via un executive program per 15 imprenditori africani attivi nei settori della creatività: artisti, designer di moda, filmmaker.

«Un’altra parola chiave di ITACA è l’interdisciplinarietà, un approccio utile a comprendere e trovare soluzioni efficaci ai problemi socio-ambientali, in un mondo sempre più complesso», aggiunge Ciambotti. Per questo motivo, il network include istituzioni accademiche diverse non solo per i contesti culturali di provenienza, ma anche per le discipline insegnate e i filoni di ricerca: accanto ad atenei a forte vocazione STEM e agroalimentare, vi sono università specializzate nelle scienze economiche e sociali.

Una rete di legami, quest’ultima, costruita nel tempo. Inserito tra i progetti del Piano Africa dell’Università Cattolica – il programma strategico dell’ateneo lanciato dalla professoressa Elena Beccalli durante l’inaugurazione dell’anno accademico che ha segnato anche l’inizio del suo rettorato – ITACA eredita un patrimonio prezioso di relazioni con il mondo accademico e imprenditoriale africano, maturato negli anni attraverso l’esperienza di E4Impact, la fondazione nata nel 2015 come spinoff da un’iniziativa di ALTIS, e attiva nella formazione e nel supporto allo sviluppo di imprenditorialità d’impatto proprio nel continente africano.

 

Un articolo di

Francesco Chiavarini

Francesco Chiavarini

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