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Giovani costruttori di speranza, gli studenti della Cattolica al Giubileo

01 agosto 2025

Giovani costruttori di speranza, gli studenti della Cattolica al Giubileo

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Domenica 27 luglio – Un cammino che comincia

Il Giubileo dei Giovani è iniziato domenica sera, 27 luglio, con l’arrivo degli studenti dalle diverse sedi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il campus di Roma ha cominciato a riempirsi di volti e saluti, di passi e occhi curiosi. Si è respirato fin da subito un clima di familiarità, favorito da un'organizzazione attenta e fraterna da parte del Centro Pastorale dell’Università e con il coordinamento instancabile ed amorevole di don Antonio Bomenuto.

A dare respiro ecclesiale e profondità istituzionale a questo cammino è anche la presenza di Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Ateneo e dell’Azione Cattolica Italiana. Sua Eccellenza ha indicato nel pellegrinaggio un segno della vocazione propria dell’Università Cattolica: camminare con mente e cuore nella verità, per diventare testimoni credibili al servizio della Chiesa e del mondo.

A condividere il percorso e a guidare gli studenti in cammino ci sono anche gli assistenti pastorali delle sedi padane: don Enzo Viscardi, don Lorenzo Mancini, fra Carmine Giovanni Ferrara e don Mauro Cinquetti, insieme ai direttori dei collegi suor Sara Ghiglioni, suor Sandra Bonura, dottor Piergiuseppe Capriotti e dottoressa Grazia Satta, la loro presenza preziosa rende visibile la comunione tra le varie realtà di sede dell’Ateneo nella guida dei nostri pellegrini in cammino.

La Messa domenicale è stata presieduta da don Paolo Bonini che ha dato al cammino il suo primo respiro liturgico con parole essenziali e profonde, e al termine di questa si è tenuta la cena conviviale presso il Collegio San Luca- A. Barelli che ha permesso ai giovani pellegrini di cominciare a conoscersi in un clima disteso e accogliente. La serata si è conclusa con alcune testimonianze offerte da figure del mondo sanitario, accademico ed amministrativo: il professor Gennaro Nuzzo, il dottor Alberto Astuto, la professoressa Angela Mastronuzzi, il dottor Matteo Bellati e il dottor Alberto Fileppo. Le loro parole, diverse per stile e provenienza, hanno dato avvio a un confronto profondo tra fede e vita professionale, richiamando così con autenticità il senso del pellegrinaggio.

Un articolo di

Salvatore Raia e Antonio Galizia

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Lunedì 28 luglio – La prossimità come scelta

La giornata si è aperta con la preghiera del mattino nel Collegio Nuovo Joanneum, in un clima di raccoglimento e ascolto. Poco dopo il gruppo si è recato presso il Policlinico Gemelli dove don Nunzio Currao ha guidato una catechesi sulla parabola del Buon Samaritano. Le sue parole hanno provocato una riflessione concreta sulla capacità di fermarsi, lasciarsi coinvolgere, farsi prossimi. Subito dopo, sono seguite alcune testimonianze di servizio, di volontariato e di prossimità professionale all’interno del Policlinico Gemelli con l’esperienza del Servizio Civile Universale, dell’associazione Unitalsi e il progetto PS*2 guidato dalla dottoressa Raffaella Lombardo volto a promuovere l’accompagnamento e la prossimità verso i pazienti degenti presso il pronto soccorso. Con tanta autenticità, chi ha parlato ha condiviso frammenti di vita: gesti piccoli ma veri, in cui si è imparato a stare accanto a chi è più fragile e più nel bisogno.

Alcuni gruppi si sono poi recati al Centro Nemo Armida Barelli, accompagnati dal professor Mario Sabatelli. La visita si è svolta in silenzio e con rispetto. In quel luogo, ogni stanza racconta una medicina che non separa mai il corpo dalla persona: si cammina accanto, si cura insieme.

Presso la cappella San Giovanni Paolo II del Policlinico Gemelli, è stata quindi celebrata la Santa Messa presieduta da Mons. Claudio Giuliodori, durante la quale è stato conferito il Mandato del Pellegrino. In questo gesto si è colta una chiamata personale e comunitaria: non essere semplici visitatori, ma giovani in ricerca, pellegrini autenticamente disponibili ad accogliere il cammino come tempo di ascolto e di risposta.

Nel pomeriggio, i pellegrini hanno poi incontrato il professor Antonio Gasbarrini, Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Il suo intervento è stato denso e incisivo. Ha parlato del legame essenziale tra ricerca, formazione e cura, richiamando con forza il dovere di una medicina che tenga insieme verità scientifica e responsabilità umana. Le sue parole hanno lasciato un segno, ponendo domande esigenti ma necessarie ai nostri pellegrini.

A seguire, la professoressa Maria Antonietta Gambacorta ha introdotto il progetto Gemelli ART, percorso di umanizzazione attraverso l’arte e la bellezza. Le opere installate nei reparti sono segni che curano, parlano, aprono spazi di respiro anche nei luoghi del dolore.

La giornata si è conclusa presso la Villetta della Misericordia, dove la dottoressa Gianna Iasilli ha guidato l’incontro con alcuni ospiti della struttura. In quel tempo semplice, vissuto senza copione, i giovani si sono trovati davanti a una povertà che non chiede risposte, ma presenza. Nessuna lezione: solo la possibilità di incontrare l’altro così com’è, e restargli accanto.

Martedì 29 luglio – Il cuore che arde

La catechesi del mattino, guidata da don Mauro Cinquetti, si è ispirata al racconto dei discepoli di Emmaus. Si è camminato dentro la Parola, riconoscendo in quella fuga e in quel dialogo la trama di tante esperienze interiori. La speranza, ha ricordato don Mauro, non è ottimismo: è fiducia che nasce nel momento in cui si riconosce la presenza del Risorto anche nella fatica.

I gruppi di condivisione, accompagnati da tempi personali di silenzio, hanno permesso a tutti di rielaborare i passi fatti. È stato uno spazio per dirsi qualcosa di sé, per ascoltare gli altri senza fretta, per lasciarsi toccare.

Nel pomeriggio, la partenza per Piazza San Pietro gremita di giovani provenienti da tutto il mondo. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da Mons. Rino Fisichella, e si è arricchita della sorpresa dell’arrivo di Papa Leone XIV. Il suo saluto è stato intenso e profondo: un invito alla pace, pronunciato con fermezza e semplicità. In quel momento, la piazza con più di 100mila persone all’interno fino a Via della Conciliazione si è tutta pienamente unificata nelle parole del sommo pontefice. Non era solo una folla, era un popolo in cammino. Un cuore solo che arde intensamente nel nome del Signore.


Mercoledì 30 luglio – «Voglio cercare l’amore»

Il gruppo ha vissuto una mattinata intensa e ricca di significato spirituale. La prima parte è stata dedicata al Passaggio della Porta Santa e alla visita della Basilica di Santa Maria Maggiore: qui gli studenti hanno potuto raccogliersi in preghiera presso la tomba di Papa Francesco. Un momento di silenzio e raccoglimento ha accompagnato questa preziosa tappa del pellegrinaggio.

Nella seconda parte della mattinata, i pellegrini hanno partecipato alla S. Messa, celebrata all’interno della Chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino e presieduta da don Antonio Bomenuto, rafforzando il senso di comunità e condivisione della fede che anima ogni passo di questo importante percorso giubilare.

Nel pomeriggio, tempo libero per camminare per Roma, lasciarsi interrogare, restare in ascolto.

Poi, in serata, la visita alla mostra sul Beato Piergiorgio Frassati presso Santa Maria in Vallicella ha tracciato un altro volto possibile della santità: un giovane che ha vissuto pienamente, in pieno e perenne spirito di servizio senza mai smettere di cercare il cielo e sempre intento “Verso l’Alto”.

Nel pomeriggio, due incontri promossi dall’Azione Cattolica hanno offerto spunti di grande intensità e profondità. Il primo è stato segnato dalla testimonianza di Mons. Maksym Ryabukha, Arcivescovo Esarca greco-cattolico di Donetsk in Ucraina, che ha condiviso con dolore e lucidità la realtà di una Chiesa ferita dalla guerra. Le sue parole, sobrie e vibranti, hanno richiamato ciascuno alla responsabilità di farsi artigiani di pace, a partire dai gesti più semplici e veri.

Il secondo talk, dal titolo “Giovani costruttori di speranza”, ha offerto una riflessione viva e concreta sul ruolo delle nuove generazioni in un mondo segnato da crisi, disincanto e frammentazione. Non una speranza astratta, ma un atteggiamento da imparare e praticare: dentro le relazioni, le scelte, gli studi, il servizio. Una speranza che cammina sulle gambe dei giovani.

La veglia di preghiera serale, «Voglio cercare l’amore», ha infine raccolto in modo delicato e profondo i giorni vissuti. Luci soffuse, canti, testi sacri. Un clima intimo, fatto di verità e comunione fraterna.

E così, senza troppo rumore, il Giubileo dei Giovani continua. Non si è concluso, è ancora in cammino e continuerà ad esserlo nei giorni a venire e nella vita di ciascuno…

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