Un angolo di Africa immerso nel Mar dei Caraibi. Haiti, il Paese caraibico che condivide l’isola di Hispaniola con la Repubblica Dominicana, subisce una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Tra l’estrema povertà, la pervicace instabilità politica, la violenza dilagante delle bande armate e l’impiego della violenza sessuale come arma di guerra sistematica. Gruppi armati criminali controllano anche l’aeroporto principale del Paese, a Port-au-Prince, e hanno bruciato l’Hôpital général, il maggior ospedale pubblico della capitale, la cui ristrutturazione dopo il terremoto è costata 100 milioni di dollari come ha scritto Avvenire. Già, il terremoto. Secondo le stime ufficiali del governo haitiano, il sisma del 2010 ha causato 230.000 vittime e 300.000 feriti, oltre a un milione e mezzo di sfollati. Nell’ultimo anno la situazione si è aggravata oltremodo, e migliaia di persone in fuga da Haiti vengono respinte dalla Repubblica Dominicana con politiche anti-immigrazione sempre più severe.
Il potenziamento dell’offerta formativa della Facoltà di Biologia medica
«È decisivo parlare di speranza in un Paese in cui la situazione è umanamente disperata» spiega Mons. Graziano Borgonovo. Haiti la conosce molto bene e Papa Francesco, un anno e mezzo fa, lo ha nominato Sottosegretario del Dicastero per l’Evangelizzazione. «Ho visitato per la prima volta Haiti nel 2007, poi in modo continuativo dal 2013. Tenevo un corso di formazione permanente ai sacerdoti di una delle Diocesi haitiane, a Hinche, una cittadina sull’altopiano. Mi hanno portato a vedere il campus appena avviato dall’Universitè Notre Dame d’Haiti per la Faculté de Biologie médicale. Mi ha colpito per la dignità degli studenti, nonostante le condizioni del Paese siano molto problematiche da più punti di vista, e mi sono accorto subito che necessitava di un potenziamento». È nato così, grazie al Centro di ateneo per la solidarietà internazionale (CeSI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ambito delle iniziative promosse sul territorio a favore della popolazione locale a seguito del terribile terremoto che nel 2010 ha colpito l’isola, il progetto ben raccontato nel volume Projet Haiti, Développement d’un laboratoire universitaire de biologie médicale edito da Vita e Pensiero (2019).
Educazione e cittadinanza per una formazione integrale
La collaborazione tra i due atenei ha portato, pochi anni dopo, all’avvio di un progetto di terza missione tra la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica e la Faculté des Sciences de l’Education de l’Universitè Notre Dame d’Haiti che ha rappresentato, nel campus di Jacmel, «un’importante occasione per mettere alla prova il valore formativo profondo di concetti legati all’educazione e alla cittadinanza», come hanno scritto Paolo Molinari ed Elena Riva nel volume Educazione e cittadinanza per una formazione integrale edito da EDUCatt (2024), «pur nella consapevolezza che è comunque nella vita reale di docenti e studenti che tali concetti prendono forma e acquistano significato». Come ha sottolineato nella stessa pubblicazione Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, «questo progetto risponde concretamente anche all’invito di Papa Francesco» alla promozione di «reti di fraternità che siano alimento alla pace e alla giustizia tra i popoli», per cui «la via dell’educazione è certamente la via principale e più efficace».
Il nuovo progetto della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali
Il terzo pilastro del ponte tra l'Università Cattolica e Haiti si è sviluppato a Cap-Haitien, la seconda città del Paese, a sostegno della Faculté d’Agronomie dell’Universitè Notre Dame d’Haiti. «È stato possibile realizzare questo progetto grazie a due docenti di Genetica agraria, Matteo Busconi e Lorenzo Stagnati, che ho conosciuto quando Mons. Giuliodori ha organizzato un pellegrinaggio in Terra Santa» racconta Borgonovo. «Nel primo semestre abbiamo tenuto diversi corsi a distanza e, d’intesa con il preside Pier Sandro Cocconcelli, insieme a Giuseppe Bertoni e Vincenzo Tabaglio abbiamo iniziato una serie di incontri con il personale dell’Université Notre Dame d’Haiti per capire cosa concretamente si potesse realizzare in collaborazione con la nostra Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali» spiega il professor Busconi. «Abbiamo quindi deciso di mostrare a Paul Saint Jean, decano della Faculté d’Agronomie, come gestiamo la didattica e la ricerca, sia in laboratorio sia in campo, e averlo a Piacenza non è stato affatto semplice. L’Ambasciata di Haiti presso la Santa Sede ci è stata di grande aiuto perché il professore potesse ottenere il visto. Stiamo cercando di mostrargli qualcosa di semplice che lui possa replicare ad Haiti. Come effettuare un primo ma basilare miglioramento genetico del mais e dei fagioli, per esempio, o come valorizzare la loro biodiversità rendendola anche più produttiva, in modo da essere meno dipendenti dalle importazioni».
«Gli studenti sono la nostra ricchezza più grande»
«La situazione politica di Haiti è molto difficile, tuttavia c’è speranza» dice il professor Saint Jean. «La popolazione è molto giovane, i giovani sono la nostra ricchezza più grande perché sono desiderosi di imparare e interessati a coinvolgersi. L’agricoltura è la prima risorsa da valorizzare. È stato molto interessante l’impatto con la realtà italiana, profondamente diversa da quella del mio Paese. Noi abbiamo un numero consistente di conoscenze teoriche. Avremo modo, a seguito di questa esperienza, di aggiornare anche dal punto di vista infrastrutturale l’equipaggiamento a nostra disposizione». L’agricoltura haitiana, spiega Busconi, «è prettamente di sussistenza, ferma a quello che in Italia si vedeva agli inizi del Novecento. Il problema è che è un ambiente molto difficile e senza sicurezza. Haiti è un angolo di Africa in mezzo ai Caraibi. Noi non pensiamo certo di risolvere la situazione, ma possiamo dare il nostro contributo».