Tanti gli eventi ripercorsi nel libro, a partire dalla fondazione di Auditel ad opera di Giulio Malgara e dai suoi sforzi per convincere a partecipare Sergio Zavoli, Biagio Agnes e Silvio Berlusconi, che, ricorda Malgara, «accettò dicendo: “solo perché dirigi tu”».
«All’inizio, quando Auditel è nata nel 1984, erano soltanto sette i canali misurati. Oggi sono più di 400», racconta l’attuale presidente di Auditel Lorenzo Sassoli de Bianchi. «Siamo partiti da 600 famiglie e siamo arrivati alle 16mila di oggi: si tratta del campione più grande al mondo in proporzione alla popolazione. Non credo che esista al mondo una società che lavora con la precisione di Auditel».
Ospite speciale dell’evento, Gerry Scotti, uno degli uomini simbolo della televisione italiana: «Sono l’uomo più misurato dall’Auditel».
«Ho iniziato a lavorare in tv un anno prima che iniziassero le rilevazioni – racconta il popolare conduttore - essendo uno strumento pensato dai pubblicitari per fare meglio il proprio lavoro, inizialmente sembrava che non ci dovesse sfiorare più di tanto. La malattia dell’ascolto del giorno dopo è arrivata in un secondo momento, a partire dagli anni ‘90. Ma io, di Auditel e di ascolti, non mi sono mai ammalato. Abbiamo imparato a prendere i dati per quello che sono, senza usare sotterfugi».
«Leggere la storia di Auditel significa leggere, in controluce, la storia del nostro Paese. Questo volume ci illustra come i cambiamenti di politica, cultura e società siano estremamente correlati», ha detto Riccardo Brizzi, docente di Storia contemporanea dell’Università di Bologna. Al suo discorso si lega l’intervento di Giacomo Manzoli, docente di cinema, fotografia e televisione dell’ateneo bolognese: «Questo libro è uno strumento imprescindibile per chiunque si occupi di televisione e media in Italia. Al suo interno è raccontata la storia del Paese degli ultimi 45 anni, che è una storia sociale, economica, industriale e politica. E la televisione ha legato ogni aspetto. All’inizio si pensava che Auditel avrebbe instaurato una dittatura degli ascolti invece ha portato la democrazia nella televisione italiana».