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Milano, un ponte con la cultura araba
Inaugurato all’Università Cattolica del Sacro Cuore un Istituto che promuoverà il dialogo tra mondo arabo e mondo occidentale, nato dall’accordo con la Sharjah Book Authority
| Redazione
30 maggio 2025
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Un antico manoscritto, datato 14 agosto 1624 e sigillato personalmente da papa Urbano VIII a Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore. È il prezioso dono che l’Emiro di Sharjah, Sua Altezza Sultan bin Mohammed Al Qasimi, ha voluto fare all’Università Cattolica del Sacro Cuore in segno di amicizia. Un gesto dal valore simbolico, che testimonia la riconoscenza e la gratitudine dell’Emiro per l’Ateneo che, mercoledì 28 maggio, lo ha accolto per la seconda volta, dopo averlo ospitato a fine agosto in occasione dell’inaugurazione dell’Istituto di Cultura Aaraba. Di ritorno da Parigi, dove all’Unesco ha illustrato la digitalizzazione di un importante archivio sulla cultura araba, l’Emiro si è fermato a Milano, in particolare all’Università Cattolica del Sacro Cuore, per ribadire il legame e la «sincera collaborazione» tra l’Ateneo e l’emirato di Sharjah.
«L’Università Cattolica del Sacro Cuore ospita con grande piacere occasioni come questa perché mostrano – specialmente alle giovani generazioni – come da un’amicizia sincera si possano costruire relazioni che rafforzano la cooperazione scientifica e offrono un contributo per la costruzione della pace», ha detto il Rettore Elena Beccalli, ricevendo Al Qasimi in un’aula Magna colma di docenti, studenti e anche alcune scolaresche accorsi per assistere all’incontro “Gli Arabi e l’Europa: intrecci di storia e cultura”. Manifestando i suoi ringraziamenti per il dono ricevuto, «testimonianza della storia delle relazioni tra l’Europa e il Golfo Arabico», il Rettore Beccalli ha ricordato come «la nascita dell’Istituto di Cultura araba e le tante attività che da esso sono organizzate sono occasioni per gettare ponti tra il nostro Ateneo e la cultura araba. In una stagione caratterizzata da profonde turbolenze internazionali, credo sia davvero indispensabile avvicinare sensibilità diverse per farle dialogare».
Un articolo di
Del resto, è noto il costante impegno di Al Qasimi nella promozione della cultura, coltivato sin dagli anni universitari trascorsi prima, alla Facoltà di Agraria, poi, in Inghilterra durante il conseguimento del dottorato. A lui va il merito di aver trasformato Sharjah non solo in un rinomato crocevia culturale, ma anche nella capitale mondiale del libro arabo. Senza dimenticare il sostegno dato alla fondazione di centri e istituti di cultura in 22 paesi o alla stesura di numerosi volumi. A celebrarne le doti artistiche e la persistente opera di ambasciatore della cultura araba nel mondo è stato il professor Wael Farouq, associato di Lingua e letteratura araba e direttore dell’Istituto di Cultura Araba. «Una passione per le discipline umanistiche, quella dell’Emiro, che riflette la grande fede nella scrittura da lui considerata la vera strada che conduce alla pace», ha precisato Farouq. «Le numerose iniziative che ha sostenuto e continua a sostenere contribuiscono a liberare la conoscenza della cultura araba dai limiti del tempo e dei confini, rendendola disponibile a tutti». Insomma, i suoi sono piccoli «semi» destinati a germogliare per trasformarsi in «solide palme».
Un’attenzione per la letteratura e l’arte dunque, consolidatasi nel tempo, che ha trovato una concreta conferma nella minuziosa descrizione fornita dal Sultano Al Qasimi durante l’incontro per inquadrare le vicende che portarono al documento papale. Dettagli storici, frutto di una ricerca meticolosa, basata sulla consultazione di un’ampia selezione di fonti che l’Emiro ha raccolto in un’edizione critica, anch’essa donata all’Atenei insieme al manoscritto.
Per comprendere il significato profondo della Bolla di Urbano VIII, bisogna risalire al 1622 quando i portoghesi, dopo 115 anni segnati da una lunga attività di cristianizzazione, furono espulsi dalle forze congiunte inglesi e persiane dall’isola di Hormuz, strategico snodo per il commercio tra Asia ed Europa. Deciso a riconquistare l’isola, il re del Portogallo Filippo cercò di raccogliere i fondi, chiedendo aiuto al clero di Lisbona e ai cittadini della capitale, che contribuirono donando mille cruzado, la moneta d’oro portoghese dell’epoca. Tuttavia, la somma non fu sufficiente a finanziare la costituzione di una flotta adeguata. Intervenne allora Papa Urbano VIII, emanando un decreto per raccogliere ulteriori risorse economiche (duemila cruzado), destinate alla costruzione di una flotta portoghese in India per andare alla volta di Hormuz. Tuttavia, ancora una volta i portoghesi non ebbero la meglio: sconfitti, dovettero abbandonare l’idea di riconquistare l’isola.
Un racconto che non solo richiama le strette connessioni storiche tra l’Europa e gli Arabi, ma anche ribadisce il ruolo della cultura quale strumento fondamentale per la collaborazione tra popoli e istituzioni, come ha avuto modo di dire nel suo videomessaggio il Vicario apostolico dell’Arabia Meridionale monsignor Paolo Martinelli.
Animata dall’esibizione del coro di lingua araba che, diretto da Hani Gergi, ha intonato alcuni canti tradizionali, l’iniziativa si è conclusa con un momento particolarmente significativo: la dedica firmata dall’Emiro sull’edizione critica del manoscritto. Il volume e il documento originale saranno custoditi dall’Ateneo e andranno così ad arricchire la già ampia sezione di libri messa a disposizione di studenti, ricercatori e appassionati di lingua e cultura arabe.