Questi dati sono stati presentati dal professor Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica e coordinatore dell’Osservatorio Giovani Istituto Toniolo, il quale ha premesso che l’Osservatorio Giovani da dieci anni esplora la realtà giovanili attraverso gli occhi dei giovani con dati quantitativi e qualitativi a livello sociale e territoriale, individuando le novità delle attuali generazioni rispetto alle precedenti. «Le trasformazioni interagiscono con i mutamenti antropologici e la visione della Generazione Z che non ha memoria del secolo scorso, ma in questo secolo ha vissuto eventi come l’11 settembre, la crisi economica, la Brexit, la pandemia, la guerra in Ucraina e a Gaza mettendo in discussione le certezze acquisite e aumentando la fragilità delle nuove generazioni».
I dati emersi nel focus group di 40 giovani italiani tra 18 e 34 anni sul tema della democrazia declinato sui concetti di partecipazione, popolo, libertà, è stato illustrato da Cristina Pasqualini, ricercatrice di Sociologia generale e componente del comitato scientifico dell’Osservatorio Giovani: «Se alcuni uomini politici del passato sono stati un esempio per la democrazia, oggi si tratta di votare il meno peggio anche se i giovani ritengono che il profilo di candidato ideale resti quello di un uomo leale, onesto, concreto, credibile, aperto mentalmente, in politica per passione e vocazione sincera».
Neppure entusiasmanti i dati presentati dal professor Silvio Brusaferro, docente di Igiene generale ed applicata all’Università di Udine, che ha svolto un intervento sul Servizio Sanitario Nazionale e i giovani: «Oggi i minori rappresentano una urgenza per la sanità e occorre investire nella loro salute e nel benessere messo a dura prova dai disturbi legati al cibo e dall’uso eccessivo dei social, per renderli capaci di formarsi quali “sognatori laboriosi, secondo l’espressione di Papa Francesco». Inoltre «il SSN deve altresì essere incentrato sull’importanza della prevenzione, che è quella che non si vede quando funziona e allora pare un lavoro inutile».
Di ampio respiro le conclusioni del cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente CEI, che ha recepito i dati della ricerca e la loro interpretazione collocandoli nella preparazione e nelle tematiche che saranno discusse nella Settimana sociale di Trieste e invitando ad esaminarli non con l’atteggiamento con cui ci si pone verso gli oroscopi, ma come guardando uno specchio che ci fa vedere chi siamo. «Il lavoro dall’Osservatorio dell’Istituto Toniolo e dall’Università Cattolica è importante: l’Università si rivela una risorsa importantissima nello scegliere, capire, indirizzare. Aiutati da voi vivremo l’appuntamento di Triste parlando dei problemi, entrando nelle contraddizioni, indicando soluzioni». Circa i dati ha affermato: «Alcuni sono preoccupanti, altri ci mettono di fronte alla responsabilità sul futuro dei giovani, sull’impegno nel volontariato, nel contesto del discorso sull’Europa che è il nostro giardino. Le Settimane sociali, quindi, devono avere una visione europea e rispondere al vero desiderio della Chiesa che non smette di sognare, con gli occhi aperti e di giorno, secondo l’espressione di Papa Francesco».
Al termine del convegno due comunicazioni sono state effettuale da Aldo Carera sull’avvio del nuovo Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”, riproposto con una nuova modalità e sensibilità, con respiro internazionale, ampliamento dello spettro degli interessi, in formato digitale e gratuitamente sui temi relativi all’azione sociale e concreta dei cattolici per incidere nella società, e da Ernesto Preziosi che ha presentato il suo volume delle edizioni di Vita e Pensiero “Da Camaldoli a Trieste. Cattolici e democrazia: per continuare il cammino”, rivisitando il cammino dei cattolici italiani nel rapporto con la democrazia a partire dallo Stato unitario (la cui memoria si sta appannando) ai nostri giorni caratterizzati da individualismo, crisi dei partiti e della democrazia in dimensione europea, perdita di cultura politica e del senso di responsabilità.
Un invito, come ha concluso il vicepresidente Fioroni, a tornare alla politica del bene comune da parte dei cattolici «non con un partito di cattolici ma mettendo i valori cattolici al centro della vita politica».