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Do ut des? L’arte medica al servizio dei più bisognosi

28 maggio 2025

Do ut des? L’arte medica al servizio dei più bisognosi

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«La speranza ci muove all’azione». Con questa immagine incisiva la professoressa Anna Maria Fellegara, Pro-Rettore Vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha dato avvio all’incontro “Do ut des? L’arte medica al servizio dei più bisognosi”, promosso dall’Associazione In Corde Joanneum in collaborazione con Alumni UCSC. Nel suo intervento il Pro-Rettore ha sottolineato, citando il Rettore, professoressa Elena Beccalli, come «l’Università Cattolica non vuole essere la migliore università del mondo, ma per il mondo», ribadendo la centralità dei collegi nel progetto educativo dell’Ateneo, secondo l’intuizione originaria di Padre Agostino Gemelli. «I collegi – ha ricordato – non sono semplici residenze ma ambienti in cui studentesse e studenti vivono un’esperienza universitaria piena, relazionale, formativa e umana».

Il professor Alessandro Sgambato, vicepreside della Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”, ha proseguito riflettendo sul significato di essere educatori e testimoni: «entrare in una storia per fare la storia è il compito di chi accompagna le nuove generazioni, nella consapevolezza che ogni percorso formativo lascia tracce che plasmano la professione e la persona. Il privilegio di essere maestri responsabilizza poi ulteriormente verso la dimensione dell’ascolto e della trasmissione dei valori e dei contenuti fondativi dell’ateneo verso le nuove generazioni».

Il dottor Salvatore Raia, Endocrinologo presso la UOC di Endocrinologia e Diabetologia della Fondazione policlinico universitario “A. Gemelli” e Presidente dell’Associazione In Corde Joanneum, ha quindi presentato obiettivi e spirito dell’associazione, nata per rafforzare i legami tra ex collegiali e collegiali e di promuovere percorsi di crescita personale e professionale alla luce della comune radice cattolica di tutti gli appartenenti all’ateneo. Il titolo dell’incontro, volutamente provocatorio, ha offerto lo spunto per riflettere sulla trasformazione del “do ut des” in un “do ut dem”, sottolineando il valore del dono libero e non contrattuale come fondamento della comunità e della vocazione medica.

Don Antonio Bomenuto, assistente pastorale dell’Associazione In Corde Joanneum e del Collegio Nuovo Joanneum, ha poi ricordato come Padre Gemelli concepisse i collegi non solo come luoghi di studio ma come comunità educanti, capaci di integrare fede, cultura e servizio. Il medico è chiamato a essere testimone di una speranza concreta, radicata nella relazione e nella cura.

Un articolo di

Alumni UCSC

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Nella tavola rotonda introdotta e moderata dal dottor Paolo Sposato, specializzando in malattie dell’apparato digerente, tre alumni hanno raccontato il proprio servizio “ai margini”.

Il dottor Stefano Cacciatore, medico presso la UOS Prevenzione Malattie dell’Invecchiamento del Policlinico Universitario “A. Gemelli”, ha illustrato il suo impegno nella cura degli anziani, sottolineando l’importanza dell’ascolto e della promozione della longevità attiva. Il dottor Koosha Moosavi, specializzando in urologia, ha condiviso la preparazione alla missione SIU for Africa 2025, offrendo uno sguardo concreto sulla medicina come vocazione internazionale e interculturale. Il dottor Fabio Zeoli, specializzando in neurochirurgia, ha raccontato la sua attività con la Comunità di Sant’Egidio a favore delle persone senza dimora, portando la testimonianza di una medicina che si fa prossimità, nella quotidianità delle fragilità.

In conclusione, il professor Gennaro Nuzzo, Emerito di Chirurgia Generale e Presidente onorario dell’Associazione In Corde Joanneum, ha invitato alumni e studenti a custodire il valore delle relazioni autentiche e del senso profondo della professione medica: «Non siamo tecnici al servizio di un mercato ma persone al servizio di altre persone, capaci di agire con coscienza e passione».

La serata è proseguita con un momento conviviale che ha così prolungato in amicizia un incontro ricco di contenuti, riflessioni e testimonianze nella viva espressione e preziosità dello scambio intergenerazionale. Un segno concreto che l’esperienza universitaria, quando è pienamente vissuta, continua a generare frutti nel tempo.

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