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Dove cresce il futuro: il laboratorio-vigneto della Cattolica

30 luglio 2025

Dove cresce il futuro: il laboratorio-vigneto della Cattolica

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Nel cuore del campus piacentino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra filari ordinati di vite e strumenti scientifici di ultima generazione, prende forma un progetto che unisce due mondi apparentemente distanti: la produzione di vino e quella di energia.

È qui che studenti e ricercatori coltivano quattro varietà di vite — Barbera, Ortrugo, Malvasia di Candia aromatica e Cabernet Sauvignon — non solo per vendemmiare, ma anche per studiare e progettare la viticoltura del futuro.

Su quattro filari lunghi circa 60 metri, dall’estate scorsa sono stati installati pannelli fotovoltaici sospesi a tre metri di altezza. Un’idea semplice ma visionaria: utilizzare lo stesso ettaro di terra per una doppia funzione, agricola ed energetica. È il concetto di uso duale del suolo, al centro del progetto di ricerca Ener-vitis, co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e portato avanti in sinergia con l’Università di Bologna.

«A livello nazionale esistono alcune prove di agrivoltaico in vigneto, ma restano ancora casi isolati» spiega il professor Stefano Poni, docente di Viticoltura alla Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali. «Ciò che rende unico il nostro approccio è la modalità con cui studiamo la fisiologia della vite: ogni pianta è racchiusa in speciali sacchetti di polietilene che avvolgono interamente la chioma. In questo modo, grazie a un sistema di monitoraggio continuo, possiamo misurare 24 ore su 24 i flussi gassosi legati a fotosintesi e traspirazione».


Un laboratorio a cielo aperto, dove si misura non solo quanto la vite “respiri”, ma anche come reagisce all’ombreggiamento parziale causato dai pannelli. I risultati ottenuti sono stati finora più che positivi. «Abbiamo verificato che la vite riesce ad adattarsi sorprendentemente bene a una riduzione della luce anche del 50%» racconta Poni. «Questa pianta, da sempre abituata a condizioni ambientali diverse e spesso estreme, dimostra una straordinaria capacità di resilienza».

Ma la ricerca non si limita a testare la “tenuta” delle viti. I pannelli fotovoltaici installati sono orientabili e permettono agli studiosi di modulare l’ombreggiamento a seconda delle necessità della pianta. In questo modo è possibile trovare il punto di equilibrio ottimale tra benessere vegetativo e produzione energetica, conciliando la qualità dell’uva con il rendimento elettrico.

Parallelamente, l’Università di Bologna si occupa dell’altra metà del progetto: la sperimentazione in cantina, con tecnologie per l’accumulo e la gestione dell’energia prodotta. L’intero sistema si fonda su una constatazione di fondo: con il cambiamento climatico, la quantità di energia solare che raggiunge il suolo è in costante aumento. Un’energia spesso sovrabbondante rispetto ai reali bisogni della pianta, e dunque in parte “disponibile” per altri utilizzi — come quello, appunto, di generare elettricità. In queste settimane i primi dati della sperimentazione sono in fase di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale. E le premesse sono incoraggianti.

Il vigneto di domani sarà un laboratorio vivente, dove sostenibilità, tecnologia e tradizione si fondono in un equilibrio virtuoso. Qui ogni raggio di sole lavora due volte: nutre la vite e alimenta il futuro. La rivoluzione silenziosa che ha già messo radici.

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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