«Se nel 1950 la popolazione europea era il doppio di quella africana, nel 2050 sarà solamente un quarto: questi numeri spiegano da soli perché l’Europa non può non occuparsi di Africa». Con questa considerazione la professoressa Elena Beccalli ha aperto il suo intervento all’incontro “I giovani e l’Africa: formazione e imprenditorialità per uno sviluppo sostenibile”, promosso con il Ministero degli Esteri e della Cooperazione al Meeting di Rimini: in questa occasione il Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha dialogato con Fabio Petroni (Fondazione E4Impact), Fabrizio Piccarolo (Fondazione Lombardia per l’Ambiente) e Roberto Sancinelli (Montello S.p.A.), con la moderazione di Giacomo Ciambotti, docente dell’Ateneo.
Oggi l’Africa conta circa 1,3 miliardi di abitanti, ma entro il 2050 ne avrà circa 2,5 miliardi, pari a un quarto della popolazione mondiale. L’Europa, nello stesso orizzonte di tempo, scenderà a circa 700 milioni, rappresentando meno del 7% del totale globale. Tuttavia, ha spiegato il Rettore: «Il dividendo demografico sarà una risorsa solo se si riuscirà a garantire lavoro e istruzione a una popolazione giovanissima oggi ancora ai margini. Attualmente in Africa un giovane su tre è disoccupato e il continente registra il più alto tasso di Neet al mondo».
Si inserisce in questo contesto l’iniziativa che la professoressa Elena Beccalli ha lanciato all’inaugurazione del suo primo anno accademico da Rettore: il Piano Africa dell’Università Cattolica. «Sarà una struttura di azione e di intervento per indirizzare gli sforzi nel continente in una logica di collaborazione e cooperazione», ha sottolineato il Rettore. «Il Piano Africa – ha precisato– intende sviluppare la collaborazione con altri Atenei africani, portare percorsi formativi adatti ai Paesi del Continente, valorizzare esperienze di volontariato dei nostri studenti e, infine, fare del nostro Ateneo un polo di formazione per le seconde generazioni africane in Europa».
La formazione è lo scopo anche della Fondazione E4Impact. Nata nel 2010 come iniziativa dell’Alta Scuola ALTIS – Università Cattolica del Sacro Cuore, la Fondazione lavora in oltre 20 Paesi africani favorendo la crescita di piccole e medie imprese. Ad oggi ha accompagnato più di 2.000 imprenditori e 40.000 piccoli agricoltori. «Ogni piccola impresa africana è, per definizione, un’impresa di impatto – ha osservato Fabio Petroni, direttore dei Programmi –. Sono le PMI, non le multinazionali, ad avere la capacità di assorbire manodopera e generare occupazione diffusa. Tuttavia, l’accesso al credito resta il principale ostacolo: in Ghana i tassi d’interesse superano il 30% annuo, scendono al 20% solo con garanzie pesanti. Finché non si interviene su questo nodo strutturale, l’imprenditorialità rischia di rimanere frenata».
È stata proprio la Fondazione E4Impact a sostenere la joint venture tra Montello S.p.A., azienda bergamasca leader in Italia e in Europa nel riciclo della plastica e dei rifiuti organici, e un’impresa kenyota.
«Siamo entrati in questo mercato non per prendere, ma per creare valore – ha detto Roberto Sancinelli, presidente e AD di Montello S.p.A. –. L’Africa è anche un laboratorio di economia circolare: il riuso e il riciclo fanno parte della vita quotidiana da sempre. Per noi è una lezione da cui imparare, oltre che un investimento che darà ritorni nel lungo termine».
Il tema ambientale è stato affrontato da Fabrizio Piccarolo, direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, che ha ricordato come i cambiamenti climatici colpiscano in modo sproporzionato le popolazioni più vulnerabili. «Negli ultimi vent’anni – ha ricordato – la mortalità legata a eventi climatici estremi è stata 15 volte più alta nei Paesi poveri rispetto a quelli ricchi. In Tanzania stiamo lavorando su progetti agricoli che mirano a incrementare la produttività e la resilienza, in un settore che impiega oltre il 75% della forza lavoro e che è il più esposto agli effetti del climate change».
Il dibattito si è concluso richiamando la necessità di costruire partnership trasformative tra Italia e Africa, fondate su reciprocità e pragmatismo. «Non servono progetti fantasmagorici ma risposte concrete ai bisogni elementari: istruzione, sanità, pace», ha ribadito la professoressa Beccalli citando Edouard Matoko, vicedirettore generale per la Priorità Africa e le Relazioni esterne dell’UNESCO, la cui prolusione al Dies Academicus della sede di Brescia dell’ateneo figura nel volume “L’Università Cattolica con l’Africa”, curato dal Rettore per Vita e Pensiero.