“La cura delle persone, l’empatia, toccare con mano un paziente, incontrare il suo sguardo valgono moltissimo – ha proseguito il Professor Gasbarrini introducendo il convegno – Per questo, in seno alla Facoltà di Medicina e chirurgia è stata istituita la Commissione Solidarietà, nella quale docenti, studenti e personale della Sede si ritrovano periodicamente attorno a progetti grazie ai quali tutti donano un po’ del proprio tempo e delle proprie competenze per chi è fragile e per chi soffre”.
Gli interventi di S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Ateneo, dal titolo “La Medicina a servizio della Speranza”, e di S. E. Mons. Nunzio Galantino, Presidente emerito dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, dal titolo “Prendersi cura dei più fragili. Un messaggio per le nuove generazioni”, hanno offerto messaggi e riflessioni importanti, particolarmente per gli studenti, futuri medici e operatori sanitari: “Questo Convegno è un’occasione straordinaria di formazione alla luce del Giubileo – ha detto Mons. Giuliodori –. Oggi e domani frequenteremo insieme delle belle “lezioni di speranza”, la materia più importante di tutto il vostro Corso di laurea, l’essenza della nostra vita quotidiana e della missione del medico. La speranza unita alla solidarietà rende la scienza veramente umana e capace di dare vero conforto alle persone malate. Occorre sviluppare uno sguardo pieno di speranza che sappia andare oltre il dato biologico e sia capace di ispirare il lavoro di ricerca, di didattica e di assistenza, riconoscendo sempre la dignità infinita di ogni paziente e operando per la cura integrale della persona in modo che, alla luce del Vangelo, possa essere anche guarigione dell’anima”.
“Essere medici e formarsi per diventarlo – così Mons. Galantino – vuol dire aver già scelto di affrontare situazioni umane molto fragili, con umanità e professionalità, in una fase storica in cui tutto questo non è affatto scontato. La fragilità prima di essere un nemico da abbattere è una compagna di viaggio, inseparabile, che ci aiuta a scoprire chi siamo. E aiuta anche voi, medici e operatori sanitari che, attraverso questa consapevolezza della vulnerabilità, anche di voi stessi, saprete meglio prendervi cura di ogni persona”.