NEWS | 1925-2023

La scomparsa di Giorgio Napolitano

23 settembre 2023

La scomparsa di Giorgio Napolitano

Condividi su:

Alle 19.45 di venerdì 22 settembre è morto a Roma il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Aveva 98 anni. In carica dal 2006 al 2015 fu il primo Capo dello Stato a essere eletto per un secondo mandato. Di seguito ne ripercorriamo la biografia con il ritratto del professor Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea del nostro Ateneo.


Nella Seconda Repubblica – il periodo della storia italiana iniziato dopo il collasso dei primi anni Novanta – il Presidente della Repubblica è diventato un pilastro fondamentale di un sistema politico squilibrato e incerto. Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella si sono infatti ispirati all’obiettivo di mantenere l’equilibrio politico-istituzionale che era stato prioritario nella prima fase della storia repubblicana. E hanno impedito – in modi diversi - che gli sbandamenti della politica italiana producessero danni irreparabili.

Milano, 14 maggio 2012: Il presidente Napolitano in Cattolica

Il percorso di Giorgio Napolitano verso la Presidenza della Repubblica è cominciato da molto lontano: dalle contraddizioni del totalitarismo novecentesco, da cui egli ha iniziato ad allontanarsi molto prima di altri comunisti italiani. Nato a Napoli nel 1925, è stato eletto deputato nel 1953 ed è poi sempre rimasto alla Camera - tranne che tra il 1963 e il 1968 perché segretario della federazione comunista di Napoli - fino al 1996. Seguace della linea riformista di Giorgio Amendola, dopo la morte di Palmiro Togliatti nel 1964, Napolitano emerse come uno degli esponenti di spicco della corrente moderata che cercava di stringere rapporti con il Partito socialista, cui molti nel Pci si opponevano per la scelta di questo partito di collaborare con la Democrazia cristiana nei governi di centro-sinistra. Tale corrente, definita “migliorista”, puntava a una trasformazione del suo partito in senso socialdemocratico. Si batté per portare il Pci su posizioni europeiste e nel 1978 fu il primo dirigente comunista a ricevere un visto per recarsi in visita privata negli Stati Uniti (sarebbe stato invitato ufficialmente negli Usa solo una decina di anni dopo). In contrasto con Amendola prese apertamente posizione - con la maggioranza del suo partito - contro l’Unione sovietica per l’invasione dell’Afghanistan nel 1979.  

Un articolo di

Agostino Giovagnoli

Agostino Giovagnoli

Docente di Storia contemporanea - Università Cattolica

Condividi su:

Il Presidente Napolitano e l'Università Cattolica

Dopo la fine della politica di solidarietà nazionale e la cosiddetta “seconda svolta di Salerno”, divenne uno dei maggiori esponenti dell'opposizione interna a Enrico Berlinguer, contro la scelta di porre la “questione morale” a fondamento di un’“orgogliosa riaffermazione della nostra diversità”, mettendolo in guardia contro i pericoli del settarismo e dell'isolamento parlamentare. Pur criticando il tardivo cambiamento del Pci, avviato solo dopo la caduta del muro di Berlino, ne condivise la trasformazione e aderì al Partito democratico della sinistra. Nel 1991, in piena guerra del Golfo, fece un viaggio in Israele, mostrando un’attenzione verso questo paese estranea alla tradizione filopalestinese dei comunisti italiani. Dopo l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro alla Presidenza della Repubblica, divenne Presidente della Camera, che difese dalle pressioni della magistratura nella stagione di “Tangentopoli”. Successivamente, però, si trovò in contrasto con Craxi. Nel 1996, Romano Prodi lo scelse come ministro dell’Interno: fu il primo ex comunista a ricoprire tale carica. Con Livia Turco propose quella che è poi è diventata nel 1998 la legge Turco-Napolitano sull’immigrazione extracomunitaria.

Roma, 21 ottobre 2013: L'udienza al Quirinale con il prof. Patrono e il Rettore Anelli

Dopo essere stato deputato e presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, è stato nominato senatore a vita e, nel 2006, è diventato l’undicesimo Capo dello Stato dell’Italia repubblicana. Pur eletto da una maggioranza di centro-sinistra, sottolineò subito di voler rappresentare tutti gli italiani e la sua successiva rielezione mostra che a giudizio di molti il suo comportamento è stato effettivamente ispirato da tale intenzione. L’anno cruciale della sua Presidenza è stato il 2011. Nel centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, Napolitano presenziò a numerose manifestazioni in tutt’Italia – partecipò anche a un’iniziativa di carattere storico nell’Università Cattolica del Sacro Cuore -, circondato dall’affetto e dalla simpatia di tante italiane e tanti italiani che vedevano in lui rappresentata l’unità nazionale in modo non retorico e non nazionalista. Nello stesso anno, l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si trovò di fronte a una gravissima crisi economico-finanziaria e dovette dimettersi, mostrando quello che Giovanni Orsina ha descritto come il fallimento del progetto berlusconiano.

                 Roma, 28 gennaio 2014: L'Ist. Toniolo presenta il Rapporto Giovani al Presidente Napolitano

Dopo queste dimissioni, Napolitano scelse un “tecnico”, Mario Monti, che costituì un “governo del presidente” sostenuto in Parlamento da una fiducia trasversale. Alla scadenza del settennato, per la prima volta il Presidente della Repubblica uscente fu rieletto: Giorgio Napolitano accettò la rielezione, ma solo per un periodo limitato e la vincolò all’attuazione di profonde riforme politico-istituzionali. Si sarebbe poi dimesso il 4 gennaio 2015.

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti