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Tra destino e salvezza, in dialogo con Daniele Mencarelli

04 maggio 2023

Tra destino e salvezza, in dialogo con Daniele Mencarelli

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C’è uno spazio da riempire che si colloca nel mezzo, un luogo da cercare e scoprire, occupato da un piccolo avverbio che segna l’esistenza dell’essere umano, la sua irrequietezza di fronte a ciò che ancora non conosce: “tra”.

Tra destino e salvezza, tra tutto e niente, qui si sviluppa la vita del poeta e scrittore Daniele Mencarelli, ospite il 3 maggio in Università Cattolica a Milano nell’ambito di una lezione della psicologa dello sviluppo e dell’adolescenza dell’Ateneo Emanuela Confalonieri

 

L’incontro, promosso dal Centro studi e ricerche sulla famiglia e in particolare dal suo direttore Camillo Regalia, si è aperto con le parole tratte proprio da un libro dell’autore, Sempre tornare. “Io sono qui perché devo capire. Non posso più fare finta di niente. Non è colpa mia se vedo ovunque una discendenza da scoprire, ovunque un enigma che chiede a me di essere risolto, come se fosse possibile. Non è colpa mia se ogni gesto, sentimento, respiro, mi chiede da che parte stare, perchè in tutto vive una battaglia, la stessa che mi porto nel cuore dal giorno in cui mi tolsero dal ventre di mia madre. Ogni giorno nel mio petto esplode un duello, sempre lo stesso. Un duellante si chiama Tutto. Il suo avversario si chiama Niente”.

Stupiscono queste parole scritte da un diciassettenne, tanto che lo stesso Mencarelli aveva pensato di eliminarle dal libro ma poi le ha mantenute perché - ha detto - «ho sempre avuto rispetto di quel tutto e niente ... Stare tra queste due forze contrapposte: destino e salvezza. Oggi sono un uomo che esprime, cerca e trova la sua salvezza tra queste due dimensioni. I romanzi mi hanno permesso di vivere la salvezza in un indicativo presente».

Un tema che tocca da vicino gli adolescenti, come ha sottolineato Confalonieri che li studia: «Oggi è particolarmente importante non tanto trovare una risposta ma farsi le domande giuste. E il mondo adulto deve provare a far sì che gli adolescenti riescano a farsi le domande giuste». Forse la strada è quella sperimentata da Mencarelli che ha incontrato oltre 70.000 ragazzi davanti ai quali si è posto con semplicità e senza barriere anagrafiche, dicendo schiettamente che «si sta scomodi nel nulla» e che occorre ribellarsi a questo nulla dichiarando con Daniele in Tutto chiede salvezza che “la salvezza è il mio desiderio patologico”.

Tuttavia, i conflitti interni e l’altalena di sentimenti che si agitano negli adolescenti, oggi tramutati spesso in disagio psicologico, non sono da sottovalutare. La difficoltà è che i servizi a supporto di questi casi non sono alla portata di tutti.

«I dati CNOP del 2020 in Italia dicono che l’80% dei bambini e degli adolescenti non ha accesso al servizio sanitario pubblico - ha dichiarato Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Soleterre -. Questo significa che questi soggetti devono necessariamente pagare le terapie. Nella città di Milano, per esempio, per la neuropsichiatria infantile ci sono liste d’attesa che vanno dai due ai tre anni. Si parla di circa 80 euro a seduta e nei Distretti di Salute Mentale solo il 6% del personale è costituito da psicologi. Molte persone, anche a causa dell’attuale inflazione, smettono di fare terapia perché non possono permettersela».

I ragazzi vanno accompagnati nella crescita, anche nei momenti di buio e Mencarelli, come ha sottolineato Regalia, è capace di «saldare esperienze esistenziali con la capacità di non guardare solo a sè stesso ma di ribellarsi anche a situazioni non adeguate. Una saldatura tra il personale e il politico che si trova nei suoi romanzi. «La letteratura è sempre politica anche quando parla di una madre. Le poesie dedicate ai genitori sono politica perché si tratta di un gesto di relazione che tende a costruire un valore comune. I temi dell’esistenza riguardano e interessano tutti. - ha spiegato lo scrittore -. Le persone, tutte, fioriscono davanti alle proposte esistenziali. Io sono passato dalla poesia alla narrativa proprio perché sarebbe aumentato il numero delle persone che avrei raggiunto rispetto a temi esistenziali e politici».
 

 

Gli adolescenti hanno la percezione che gli adulti siano fragili e «sembra che non vogliano disturbare, evitano di contestare perchè avvertono che darebbero l’ennesimo problema al genitore che vive già le sue le tensioni» - ha commentato Confalonieri. Una responsabilità che non si può attribuire loro e «i ragazzi devono reclamare il diritto di essere inquieti anche se questo comporta una sofferenza del genitore perché altrimenti si porteranno dietro grandi problemi da adulti» - ha risposto Mencarelli. 
Vigilare sui comportamenti è fondamentale per capire gli adolescenti, ascoltare i loro silenzi, confrontarsi con le loro trasgressioni, sentendo il campanello d’allarme dell’apatia quando arriva. Mencarelli ha aggiunto che «ai ragazzi manca spesso la presenza di qualcuno che abbia vissuto prima la loro crisi e che gli dica che questa ha una parabola. Il bene va inseguito come una preda, mentre il male è subdolo perchè chiede costantemente di essere affermato e vorrebbe fermare l’individuo. Quello che racconto sempre è che occorre saper patire con pazienza, essere come un’incudine che riceve i colpi perché poi si sorriderà di tutto questo. Ogni crisi è nuova, distrugge un ordine e ne chiede uno nuovo».

La parola è uno spazio di salvezza. Lo è per lo scrittore che così garantisce una possibilità di dialogo con sé stesso e lo è per tutti nella relazione, anche terapeutica. Ma facciamo attenzione all’uso della parola che racconta stati d’animo. Ormai la lingua si fonda su criteri scientifici ed economici, ha ammonito Mencarelli rivolgendosi agli studenti in aula: «Quanti di voi che domani hanno una valutazione dicono “ho la fobia”, la “paranoia”, “l’ansia” … non si parla più di semplice timore o preoccupazione. Oggi parliamo di resa, profitto, merito, eccellenza. Ma se noi vogliamo il bene delle persone dobbiamo parlare in modo diverso in una società che fa dei secondi dei perdenti, figuriamoci degli altri!».

Le generazioni precedenti si concedevano il tempo di cogliere l’elemento costruttivo, il dono. Gli stessi insegnanti concentravano l’attenzione sul talento dei ragazzi e lavoravano per tirarlo fuori. Oggi si assiste a un’inversione di tendenza e l’insegnante trova l’elemento che non va. Invece, ha concluso Mencarelli «è importante consentire il tempo interiore, il tempo del vuoto, della noia per capire cosa amiamo fare. Ma tu cosa ami fare?».
 

 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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