Generazione presente
Gli studenti e le studentesse che scelgono di fare volontariato con Be Present sono accompagnati attraverso incontri di formazione a cadenza mensile. «Questo – racconta Letizia – ci permette di conoscerli da vicino e di offrire loro strumenti, di renderli consapevoli del valore della loro azione, che non chiede soltanto un ‘fare’ ma soprattutto una presenza significativa».
Per Serena Porfirio, volontaria presso il Corso di italiano per adulti migranti, Parrocchia del Carmine, la formazione è uno degli aspetti più importanti dell’esperienza: «non si tratta solo di preparazione tecnica, ma di veri momenti di confronto in cui ci si ferma a riflettere sul senso profondo di ciò che stiamo facendo. Attraverso attività e discussioni si parla di dialogo, di accogliere il prossimo e di come mettersi davvero in ascolto dell’altro». La pensa così anche Francesca Bernardello, anche lei volontaria presso il Corso di italiano del Carmine: «i momenti di formazione sono uno spazio in cui sentirsi liberi, in cui esplorarsi, momenti preziosi sia per il percorso di volontariato sia per la nostra vita».
«Fare del bene per l’altro non si può improvvisare – ricorda Letizia – sono i giovani stessi che, nelle loro condivisioni, riportano la bellezza dell’educarsi all’impegno per la collettività. La relazione che si crea partecipando alla quotidianità delle persone incontrate nelle realtà di servizio è il lievito che permette la vera crescita della comunità che non lascia nessuno a margine e di cui gli studenti e le studentesse desiderano profondamente fare parte attraverso il loro contributo», racconta Letizia.
Per Andrea Mammana, che accompagna nello studio i ragazzi e le ragazze di Time Out Spazio Studio per adolescenti, il volontariato è soprattutto un’esperienza di relazione: «La possibilità di accompagnare nello studio questi ragazzi è qualcosa che mi fa sentire utile. Oltre a questo, l’aspetto umano e relazionale è altrettanto importante per lavorare bene insieme. Cerco di dare ai ragazzi ascolto, leggerezza ed entusiasmo, in un periodo della loro vita in cui la scuola è percepita più come un obbligo che un’opportunità.»
Allo stesso modo, per Paola Pulvirenti, in servizio alla Casa della Carità, il volontariato significa sentirsi accolti e parte di una comunità: Passare il sabato mattina in Casa significa arrivare ed essere accolti familiarmente… trovare la tavola imbandita e Delia sempre pronta a prepararti una bevanda calda… I dispiaceri, le ansie e le paure si arrendono e lasciano spazio all’aria di famiglia che si respira già entrando… Così si diventa dono l’uno per l’altro, incondizionatamente».
Anche per Gonzalo Aviles Rafael, volontario presso il Corso di italiano per adulti migranti, Parrocchia del Carmine, l’esperienza di volontariato rappresenta un contatto autentico con le persone e la possibilità di crescere attraverso la relazione: «Consiglio il volontariato a tutte quelle persone che sono curiose, empatiche e con una mentalità aperta verso altre culture. Questa esperienza mi ha permesso di entrare in contatto con gente di culture diverse e molto desiderose di integrarsi. E mi ha consentito anche di imparare i loro modi di pensare, uscendo dal mio».