Quando si parla di Africa e di Paesi del terzo mondo, si tende sovente ad avere un atteggiamento orientato al “fare” e a cercare di capire cosa si potrebbe concretamente realizzare per migliorare le cose.
Eppure, oltre allo sguardo operativo, per capire le reali necessità è importante porsi in un atteggiamento di ascolto e osservazione dei punti di forza che le comunità già posseggono e delle competenze che, viceversa, sarebbe utile incrementare.
È il messaggio di Paola Zini, professoressa associata in Pedagogia generale e sociale presso la Facoltà di Scienze della Formazione, che a maggio insieme ad altri volontari bresciani si è recata in Mozambico, nel distretto di Morrumbene, ospite nella Parrocchia di don Pietro Marchetti Brevi, Fidei donum della Diocesi di Brescia.
L’obiettivo: toccare con mano la realtà, confrontandosi con catechisti, allenatori, insegnanti fortemente impegnati in prima linea con numerose attività educative, prima di avviare un processo di co-progettazione della gestione degli spazi e delle iniziative che riempiono gli stessi.
Gli spazi in questione sono quelli del centro sportivo polivalente, la cui costruzione è iniziata nel 2019 ed oggi è conclusa, con un’area dedicata allo sport giovanile e una dedicata alla formazione.
Il bisogno che emerge è di passare dalla co-struzione alla co-progettazione di questi spazi, permettendo ai giovani della comunità di viverli da protagonisti.
All’interno di questo contesto, il lavoro della professoressa Zini si è rivolto soprattutto all’escolinha ed è stato quello di guidare gli insegnanti ad acquisire maggiore consapevolezza della cultura educativa del servizio in cui lavorano. Lo ha fatto attraverso due incontri, ai quali hanno preso parte dodici docenti della scuola dell’infanzia locale, dedicati sia alla presa di coscienza e all’empowerment di punti di forza e competenze già assodate, sia alla messa a fuoco di ciò che rimane da potenziare e migliorare.
Qualche esempio: «Rispetto alle competenze che risultano presenti e risorse all’interno dell’escolina c’è la personalizzazione dell’intervento educativo e il coinvolgimento dei bambini. Restano invece ancora da incrementare le competenze legate al lavoro di gruppo tra insegnanti e alla partecipazione alla gestione della scuola» sottolinea Zini.
Le competenze sono state mappate anche attraverso modelli teorici di settore ma, coerentemente rispetto a quell’ascolto preliminare alla pratica di cui si auspica l’esercizio, prima della partenza per l’Africa Zini ha inviato agli insegnanti un questionario da compilare, utile «a scattare una fotografia della situazione».
Parte del tempo è poi stata dedicata al programma di attività da svolgere all’interno del Centro «che devono essere sì ludico-ricreative, ma anche rispondere ad esigenze educative» nota la professoressa Zini.
Importanti sono state le visite alle due università presenti sul territorio, al fine di avviare relazioni per costruire future reti di collaborazione, ma anche l’organizzazione di una giornata di gioco e di sport dedicata ai bambini.
Il progetto, parte della Cattedra Unesco “Education for Human Development and Solidarity among Peoples”, è uno degli oltre 120 che compongono il Piano Africa dell’Università Cattolica, col quale l’Ateneo punta ad obiettivi ambiziosi che vanno dal contributo allo sviluppo per superare disuguaglianze e povertà, al lavoro in stretta collaborazione con le Università cattoliche africane per migliorare la formazione di una nuova classe dirigente locale.