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La missione della Cultura per la Public Diplomacy europea

11 novembre 2024

La missione della Cultura per la Public Diplomacy europea

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La costruzione culturale di nuova Europa, a partire dalla sua storia per arrivare alle speranze del continente e dell’Unione, dove gli studenti e i giovani desiderano lavorare e progredire, per il suo ruolo fondamentale e per ciò che essa rappresenta in tutto il mondo: è stata questa l’idea ispiratrice e guida dell’evento dal titolo “The European Union in a shifting geopolitical scenario” che si è svolto il 25 ottobre nel Campus di Roma dell’Università Cattolica, nell’alveo dell’International Program in Public and Cultural Diplomacy, il Programma di Ateneo, ideato e diretto da Federica Olivares, che da sette anni forma persone desiderose di diventare concretamente “a force for good to the world”, come da sempre recita il motto del programma formativo.

La cerimonia si è aperta con il saluto del Rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli: «L'evento di oggi riunisce due iniziative importanti per il nostro Ateneo: il conseguimento del titolo del Master e la firma del Protocollo d'Intesa tra l'Università Cattolica e il Servizio Europeo per l'Azione Esterna, un ulteriore passo  del nostro Ateneo nella costruzione della diplomazia culturale», ha esordito la Professoressa Beccalli.

«Inserire la cultura nella diplomazia pubblica dell'Unione Europea è un obiettivo sempre più cruciale se vogliamo garantire pace, sviluppo e crescita alle nostre democrazie. In questo senso, le Università possono svolgere un ruolo fondamentale di facilitatori, perché sono il “terreno comune di dialogo” dove si stabiliscono, si sviluppano e si consolidano le relazioni culturali».

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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«Colgo l'occasione  - ha concluso - per ringraziare Federica Olivares che sta facendo un ottimo lavoro nella nostra Università nel settore rilevante della diplomazia culturale».

I due momenti dell’incontro - la presentazione del Memorandum of Understanding che l’Ateneo ha stipulato con lo European External Action Service (EEAS) e la Graduation ceremony del Master in Advanced Public and Cultural Diplomacy for International Relations dell’Ateneo – sono stati introdotti dall’Opening Address del Senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente della 4ª Commissione Politiche dell'Unione Europea del Senato della Repubblica: «La cultura modella i nostri sistemi, la nostra sicurezza e il nostro futuro. Cultura significa identità, significa storia – ha esordito il Senatore Terzi –, è tristemente vera la citazione: “la storia insegna ma non ha allievi”. Ecco il compito di tutti noi: imparare dal passato. Non possiamo essere portatori di novità e innovazione, di un futuro gratificante, senza basarci sull’esperienza. La strada che porta alla nascita di un’identità nazionale, quindi, parte sempre dalla storia e dalla cultura del popolo. È quindi l’identità culturale la vera ricchezza della diplomazia – ha continuato – E la diplomazia è certamente basata sulla reputation building. Essa si può fare in innumerevoli modi, attraverso il coinvolgimento della società civile – si pensi alle iniziative people-to-people come le piazze globali con opere d’arte provocatorie, i musei, gli eventi sportivi – e attraverso le istituzioni e il lavoro costante, dietro le quinte: nei vertici internazionali, nelle organizzazioni multilaterali o nelle assemblee dell’ONU».


Al centro della prima parte dell’evento il Keynote Speech dell’Ambasciatore Stefano Sannino, Segretario Generale dell’EEAS, attraverso un videomessaggio inviato dalla sede di Bruxelles: «Ringrazio l’Università Cattolica per la firma di questo Memorandum of Understanding che sarà la base per una nuova formazione, solida e strategica, dei nostri manager e per l’alto valore promosso dall’International Program in Public and Cultural Diplomacy» - diretto da Federica Olivares che è stata ora nominata Special Adviser to EEAS for EU Public Diplomacy, NdR – così l’Ambasciatore Sannino aprendo il suo messaggio ai presenti.

«Stiamo vivendo in Europa, e non solo, un periodo di incertezza, polarizzazione e frammentazione, un periodo molto sfidante: pensiamo alla Eastern Europe, al Middle East, a Gaza, Libano, al Sudan, all’Africa. Questi non sono conflitti regionali: essi hanno una dimensione globale e influenzano il resto del mondo, senza dimenticare le questioni economiche e ambientali, le nuove sfide poste dall’Intelligenza Artificiale, i problemi demografici. Da tutto questo - ha concluso - nasce la necessità ad un sempre maggiore impegno verso la pace e la sicurezza internazionale, attraverso il rafforzamento della politica estera europea, un approccio di difesa globale e integrato, un impegno attivo nell’azione diplomatica, il rafforzamento del mercato comune europeo e una grande fiducia nella cooperazione internazionale».

A coronamento dell’evento la Graduation ceremony: «Questi giovani provenienti da tutto il mondo, anche da Paesi in transizione democratica e da regimi non democratici – ha detto la Professoressa Olivares introducendo la cerimonia -, hanno scelto l'Italia perché parte dell'Europa dove imparare come la cultura possa essere al centro della politica estera se si fonda sul principio dello Stato di diritto come potente stabilizzatore delle relazioni internazionali».

Con la Class diplomata in quest’anno accademico l’International Program and Master in Public and Cultural Diplomacy raggiunge il traguardo di 110 giovani “new ambassador” della Diplomazia Culturale, attualmente impegnati in 42 Paesi e 5 Continenti. Inoltre, la piattaforma di ricerca attiva all’interno del Program ha recentemente contribuito a nuovi studi in molti campi di interesse: “L’importanza della cultura per la sicurezza”, “La tutela dei “diritti culturali” nelle aree di crisi”, “Dal soft power alla sicurezza reputazionale”.

«Homeland: Patria. È la parola più ricorrente nei discorsi e negli studi dei nostri studenti e Alumni in questi sette anni di International Program – ha concluso Federica Olivares, rivolgendosi ai nuovi diplomati -. Una casa lontano da casa: qui, all’Università Cattolica, non si sono sentiti più stranieri, ma parte di una speranza comune basata su valori condivisi. E questa grande parola, patria, è stata ed è pronunciata da giovani provenienti da Siria, Iran, Iraq, Sudan, Etiopia, Ucraina, Kosovo, Serbia, Georgia e, ancora, da altri Paesi in cinque continenti: soprattutto per questo siamo convinti del lavoro e della missione di questo International Program and Master. Ed è per questo che vi siamo grati, insieme alle vostre famiglie, per aver scelto di studiare con noi in questi anni e di rendere un sogno possibile».

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