Benessere a scuola, contrasto al disagio e alla dispersione scolastica: temi caldi, da affrontare con urgenza e concretezza, come la cronaca rende tristemente evidente. E per farlo si parte anche dalla formazione dei docenti, tassello indispensabile della strada verso questo obiettivo.
«I dati ci parlano di un aumento dei fenomeni legati al disagio emotivo, psichico e relazionale dei preadolescenti e degli adolescenti e non solo nel nostro Paese» segnala il professor Daniele Bruzzone ordinario di pedagogia generale e sociale, direttore del Centro studi contesti, affetti e relazioni educative-CARE dell’Università Cattolica nell’introdurre il percorso formativo destinato agli insegnanti di Piacenza, organizzato dal Comune di Piacenza e da Coopselios, con il coinvolgimento attivo dei ricercatori di CARE, per promuovere il benessere a scuola.
«Il disagio si previene lavorando d'anticipo con gli insegnanti e con i genitori. Questo percorso nasce dall’idea che affrontare il disagio scolastico e prevenire la dispersione, sia un compito strettamente intrecciato alla promozione del benessere emotivo e relazionale nei contesti dell’apprendimento, benessere non solo dei ragazzi, ma anche degli insegnanti che quotidianamente li seguono. Abbiamo quindi pensato - puntualizza Bruzzone, che del corso è direttore scientifico - a un investimento a lungo termine per gestire al meglio questa relazione educativa: il percorso si snoda su un triennio, prevede attività teoriche e laboratoriali, con il coinvolgimento di docenti di scuole di diverso ordine e grado, proprio perché la competenza emotiva e relazionale è molto trasversale rispetto all’età dei ragazzi».
Se un clima di benessere è indispensabile per creare le condizioni ideali per apprendere, lo diventa sempre di più anche per vivere insieme, alunni ed insegnati, l’esperienza della scuola in modo positivo ed edificante, imparando anche a vivere nella società in modo equilibrato.
Le competenze affettivo relazionali non sono un optional di tipo strettamente personale, dunque, ma un indispensabile requisito professionale che, come tale, va coltivato e sviluppato costantemente: «Consentono alle persone di sentirsi accolte, riconosciute, comprese e supportate ma anche reciprocamente impegnate in un vincolo di responsabilità ed emotivamente coinvolte nella costruzione di un senso condiviso» sottolinea Bruzzone, che tornando al disagio emotivo, da cui scaturiscono comportamenti deviati e anche drammaticamente gravi, afferma: «Un problema che va affrontato in maniera sempre più sinergica, attraverso una concertazione tra i vari soggetti coinvolti: la scuola in primis, il contenitore a cui afferiscono tutti i ragazzi, ma naturalmente anche le famiglie e i servizi. Attivare una risposata a livello comunitario è sempre più necessario, perché i singoli interventi, soprattutto se non sistemici, hanno dimostrato di non funzionare».